Fino a qualche anno fa se ne parlava con più frequenza, adesso, salvo sporadici casi, il problema della radiazioni elettromagnetiche emesse da cellulari e smartphone sembra essere stato dimenticato. In realtà le nuove tecnologie hanno contribuito a rendere meno preoccupante il problema ma il pericolo rimane e non può, anzi non deve, essere preso alla leggera.
In che cosa consiste tale pericolo?
E’ presto detto.
I principi di funzionamento di tutti gli apparecchi mobili di comunicazione, siano essi cellulari, smartphone, pda o qualunque altro aggeggio simile, vengono studiati dalla scienza dell’elettromagnetismo, dalla teoria di campi elettromagnetici e antenne.
Quello che avviene, in soldoni, è che la nostra parola viene codificata da alcuni circuiti del telefonino e trasmessa tramite un’antenna nello spazio circostante; in base ad alcune teorie e leggi (che qui non riporto per non annoiare il lettore) le parole diventano un campo elettromagnetico che si propaga dal nostro apparecchio a quello della persona con cui parliamo e viceversa.
Va da sè, allora, che il nostro cellulare sia un trasmettitore/ricevitore di campi.
Ebbene sono proprio i campi elettromagnetici a rappresentare un pericolo non indifferente per la nostra salute poichè interagiscono con i nostri organi interni e tessuti stimolandoli.
Il campo elettromagnetico che genera o riceve il nostro cellulare può essere studiato in base a tre zone ben definite:
- Far Zone: lontano dall’apparecchio, ovvero dove si trova il nostro interlocutore
- Intermediate Zone: nei dintorni di dove ci troviamo, questa zona può estendersi per diversi km
- Near Zone: intorno all’apparecchio, praticamente nel nostro cervello
E’ proprio quest’ultima zona a creare i problemi maggiori nella progettazione e realizzazione di un comune smartphone poichè non si può evitare che il cervello di chi lo usi venga inondato da un campo elettromagnetico potenzialmente pericoloso per l’attività organica.
Basti pensare che parlando per almeno 10 minuti con un celllulare dual band (quindi ad una frequenza del campo di 1800MHz) può arrivare ad innalzare la temperatura all’interno della scatola cranica di quasi un grado.
Ovviamente gli smartphone, prima di essere commercializzati, vengono sottoposti a rigidi controlli per verificarne le emissioni e ci sono aziende che hanno tracciato delle vere e proprie liste di produttori prendendo come parametro di classificazione la quantità di radiazioni emesse.
Di certo non bisogna pensare che si rischi la vita a fare una chiamata col cellulare però, poichè come dicevano i latini est modus in rebus (c’è una misura in ogni cosa), occore prestare attenzione a piccoli accorgimenti come l’utilizzo degli sms e delle mail (quando supportato) e di un comodo e salutare auricolare rigorosamente wired.