“I ragazzi del coordinamento mi hanno proposto di organizzare una serata che coinvolgesse persone diverse e che “colorasse” il posto, ed io ho raccolto l’invito”.
Sunset Bulevard è una ragazza di Asti ed è lei l’anima di “SMASH”. Organizza da alcuni anni serate, piccoli eventi e mostre tanto che si vocifera di un suo prossimo step professionale importante ma non ha voglia di parlarne. Invece quando racconta di “SMASH” le brillano gli occhi. “Volevo che l’arte nata nelle strade, con le sue sfaccettature e diversità animasse e colorasse gli spazi comuni delle famiglie di via Orfanatrofio”.E’ il motore che l’ha spinta a rivolgersi non solo agli street artists ma ha voluto che partecipasse all’evento DJ K, che per esempio non suona mai in club o disco ma sempre in eventi underground di un certo spessore, ha anche coinvolto nell’evento un giovane regista, Alessio Mattia, finalista al Torino film festival del 2006 e del 2009.
“E’ giovane, è un professionista serio ed anche lui viene dalla passione per la strada diciamo così” spiega Sunset. Infatti Alessio vanta diverse collaborazioni con Anthony Sisco, un attore teatrale americano molto bravo e conosciuto al grande pubblico per “ER”. Mentre è seduto a cena Alessio dice che con la sua video crew stanno per andare a New York a girare un corto auto prodotto. “Questa volta con un attore e una regista del Living Theatre, e con la possibilità di tornare a girare con loro, magari in una produzione mista”. Poi ci accompagna con Sunset nella zona in cui si sta lavorando.
Gli spazi sono rigorosamente divisi in aree. I bimbi delle case non devono respirare le sigarette dei papà, quindi la zona fumatori è solo una stanza al pianterreno. Qui Nerò sta preparando uno stencil molto grande. “Il più grande che abbia mai fatto” – spiega lui – “rappresenta un indigeno dell’Amazzonia. Ha le labbra ed il naso forato per incutere paura nei felini della foresta pluviale”. Il faccione emerge da un fondo stilizzato grigio-nero. In un panorama artistico sempre più proiettato nel digitale patinato e nel multimedia di tendenza il primitivismo tematico e stilistico di Nerò sembra una silenziosa sfida lanciata direttamente dalle tribù con orgoglio di sopravvivenza.
Nella ludoteca invece c’è Nox al lavoro. La stanza è grande e pulita. In un angolo ci sono i giochi dei bimbi. E’ il posto giusto dove incollare il suo poster sagomato. Rappresenta una fanciulla, forse una fatina, forse una Alice in Wonderland che gioca con il tempo di mille clessidre che dalle sue mani volano via lungo tutti i muri delle pareti come falene magiche. I bimbi lo accerchiano incuriositi, e vocianti mentre studiano la novità nella loro sala giochi. Sulle scale che portano agli alloggi del piano superiore c’è Zoid al lavoro. Un giovane writer molto dotato, conoscitore delle tecniche di incisione ed appassionato di writing notturno. Di notte vìola i depositi delle ferrovie per “bombardare i treni” come si dice in gergo.”Li in mezz’ora devi fare tutto. Non puoi imbambolarti sulle sfumature di una lettera, qui è diverso. Hai più tempo per dipingere e puoi concederti qualcosa in più” spiega lui. Infatti il soggetto che sta dipingendo. E’ il viso di un giovane preso all’amo da una banconota. Sembra la cruda metafora del destino di tutte le famiglie precarie che abitano l’ex muta. “E non è il destino solo loro” – fa notare Andrea, un altro dei giovani del coordinamento che ha collaborato strettamente con Sunset per dar vita a SMASH–“Le famiglie che vivono in macchina o peggio ancora in tenda fuori Asti, con i bimbi piccoli sono realtà anche se Verrua la nega. E’ prevedibile che presto altre famiglie possano organizzarsi e occupare nuovi spazi”. Poi saluta e scende giù. E’ lui il barman della serata e deve tornare al bancone. Su un corridoio laterale rispetto alla sala fumatori c’è al lavoro Pool. Bomboletta in mano, sguardo semplice, da ragazzino sotto il cappuccio della felpa mentre scherza con due bimbette arabe che lo guardano lavorare. Anche il pezzo di Pool è una metafora-cartoon del contesto dell’ ex mutua. C’è un uccellaccio arcigno che stringe in pugno una specie di clava. Una sorta di spada di Damocle che pesa come l’ingiunzione di sgombero che hanno ricevuto le famiglie del posto, ma poi, sulla parte del muro ha scritto a caratteri cubitali “La casa è di chi la abita”.
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phAntom reporter