Magazine Diario personale

Snowpiercer

Da Stefano Borzumato @sborzu

La premessa è d'obbligo: a me piace il cinema coreano.

Old Boy; Ferro 3; Motel cactus; Primavera, estate, autunno, inverno ed ancora primavera... Sono Film. Con la F maiuscola.

Dimentichiamo per un attimo i blockbuster Americani (che pure mi piacciono, per carità!), nei quali effetti speciali e pomposità dei divi occultano spesso la pochezza della sceneggiatura.

Qui ci troviamo davanti a storie solide in cui le immagini sono di per se stesse sufficienti a tratteggiare poeticamente lo sviluppo della trama: difficilmente un film coreano vincerà mai l'Oscar per i dialoghi!

Ed arriviamo a Snowpiercer. Ma non subito.

Non si può infatti prescindere dal citare Swiri, forse il più importante film Coreano dal punto di vista del budget. E' la storia di due spie (una del nord ed una del sud) che si innamorano e lottano per poter coronare il loro sentimento di unione a dispetto de l proprio credo politico, che li tiene separati per definizione. In questo film, pur restando solido l'impianto della sceneggiatura, si strizza per la prima volta l'occhietto all'occidente. E i costi, inevitabilmente, salgono.

Già a partire dal cast, che include un intenso si coglie il respiro internazionale che la produzione ha voluto donare a quest'opera. Il minimalismo di Snowpiercer è il film coreano più costoso mai realizzato. Ed Harris e una magnifica Ferro 3 è solo un lontano ricordo. Tilda Swinton,

E qui si parte da lontano, in effetti: la base della sceneggiatura è tratta da un fumetto francese, Le Transperceneige. Gli unici film francesi che ho sopportato sono quelli legati a Luc Besson!

Ma questo è un film Coreano: sono fiducioso, dunque.

La storia. Senza spoiler.

La crisi di sistema ha portato un gruppo di persone a unirsi per far fronte alle difficoltà del quotidiano.

Ma, invece di tornare all'armonia del paleolitico in cui il concetto di proprietà non era presente, si decide di mantenere marcatamente distinte le classi sociali di provenienza, con i poveri indotti a sopravvivere come bestie e i ricchi a vivere di rendita tra gli agi.

Nessuno si preoccupa più di innovare: tutto è acquisito. Tutto è innaturalmente immobile.

So che può sembrare la descrizione del sistema Italia post Euro, ma qui ci troviamo invece rinchiusi all'interno di un treno progettato dal miliardario intorno al pianeta prima dell'avvento della nuova era glaciale (nulla a che vedere con Wilford (nonché attuale macchinista e indiscusso leader) che corre incessantemente su binari stesi preventivamente Scrat!).

Il treno autoalimentato è la riedizione su rotaia di un pianeta abitabile. L'acqua viene trasformata dal ghiaccio triturato via via dalla motrice; il cibo viene prodotto in alcune carrozze dove sono stati ricreati degli ecosistemi. Tutto è cristallizzato. La divisione in caste è semplicemente un dato.

La trama è un continuo susseguirsi di colpi di scena, fino all'apoteosi finale.

Dopo l'ennesimo sopruso patito, i poveri (confinati negli ultimi vagoni) decidono di tentare la presa della locomotiva. Il riscatto passa dalla lotta di classe. I rimandi all'opera di Orwell sono evidenti.

Scene di violenza esplicita si alternano a momenti di estrema poesia, il tutto legato magistralmente nelle due ore di puro intrattenimento in cui si snoda l'intera vicenda.
L'alternarsi di immagini claustrofobiche e cupe (il film si svolge dentro il treno in corsa) e immagini di ampio respiro (gli scenari apocalittici ed abbaglianti della Terra post-glaciazione) danno ampiamente la stura della sapienza artistica del regista Bong.
Sceneggiatura solida. Attori che recitano. Regista che dirige. Fotografia notevole. Gli effetti speciali non sono mai una scusante per cedere sulle altre, fondamentali, componenti di un'opera cinematografica.

E' un capolavoro? Questo non lo so... Ma a me è piaciuto.
Storia avvincente e che offre qualche spunto di riflessione: cos'altro chiedere a un film?

'La storia di ogni società sinora esistita è la storia di lotte di classi.[...] in una parola oppressori e oppressi sono sempre stati in contrasto fra di loro, hanno sostenuto una lotta ininterrotta, a volte nascosta, a volte palese: una lotta che finì sempre o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la rovina comune delle classi in lotta.' K.H.Marx

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