Raramente mi viene in mente di scrivere della materia in questione, e per questo lo farò in modo molto stringato, rimandandovi a fonti più autorevoli.
A solleticare la mi pigrizia è stato un gran bel post di Stefano Besana, giovane operatore del settore ma con le idee molto chiare. Il titolo del pezzo la dice lunga sul tema in discussione, "Il Social Media Marketing è morto!".
Chiaro che, come lui stesso afferma, si tratta di provocazione pura, ma attenzione, se c'è provocazione, e se è pure ben argomentata, probabilmente diventa obbligatorio sviscerare tutti gli aspetti del caso.
Ciò che viene messo sotto la lente, non è il Social Media Marketing in se, ma i criteri di valutazione, le metriche di attribuzione dei valori di riferimento.
In buona sostanza tutti gli indicatori di valutazione del servizio che ogni operatore rende ai propri interlocutori, non solo in termini di margini e ricavi, ma di ottimizzazione dei processi interni ed esterni alle strutture.
L'autocritica di Stefano tocca, in qualche modo, tutti i cardini di valutazione attualmente inseriti nei criteri metrici. I fantomatici INFLUENCER finalmente da ieri non esistono più, ma probabilmente non esistevano nemmeno prima!
ll numero di followers su twitter, ad esempio è da declassare a "parametro insignificante", e non solo per via del BlackMarket di followers di cui molti si servono per aumentare la presunta credibilità sulla rete.
La sensazione che ha l'autore del post, è che tutti gli indici, in uso al momento, portino esclusivamente ad una mera previsione di ciò che l'azione progettata restituirebbe all'azienda. Per altro una previsione che poggia su fondamenta molto poco sicure.
Stefano chiude chiedendosi : " E adesso che si fa?" . A questa domanda si risponde con alcune ipotesi che vi consiglio di leggere.
Su tutto una citazione che, in qualche modo, rappresenta il futuro e con la quale i colossi stanno già armeggiando da qualche tempo, l'integrazione del Social Media nei processi interni ed esterni all'azienda.