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Social sharing: l’esigenza di condividere le nostre emozioni

Da Psychomer
by Concetta Maffione on febbraio 8, 2012

Ogni giorno viviamo una serie di esperienze che possono suscitare in noi diverse sensazioni, pensieri ed emozioni e che, talvolta hanno una carica emotiva tale da spingerci a condividere il nostro vissuto interiore con qualcun altro. Sentiamo, ad esempio, il bisogno di comunicare quello che abbiamo provato nell’incontrare un vecchio amico di scuola che non vedevamo da anni, o quando il capo ci ha fatto un richiamo, o cosa abbiamo provato ricevendo i risultati di quel maledetto esame per il quale abbiamo faticato tanto. Condividere questi momenti è per noi fondamentale e alquanto spontaneo, non stiamo a pensarci troppo, lo facciamo e basta!

Per dare una definizione più tecnica della condivisione sociale dell’emozione possiamo dire che essa si compone di 2 elementi essenziali: la rievocazione dell’emozione in forma di linguaggio socialmente condiviso e la presenza di un interlocutore a cui è diretta la rievocazione. Nel corso della condivisione si riparla sia dell’evento emozionale, sia dei sentimenti e delle reazioni che questo ha provocato.

Una serie di studi hanno messo in luce le caratteristiche della condivisione sociale: prima di tutto i dati suggeriscono che la condivisione è una conseguenza tipica dell’emozione, inoltre, la maggior parte degli individui tende a condividere l’evento emozionale nel giorno stesso in cui si è verificato, dimostrando un tempo di latenza davvero breve! Un altro aspetto importante è la ricorrenza: ciò significa che, la maggior parte delle persone parla dell’evento per più volte e, quindi, con più persone (la maggior parte delle esperienze emozionali sono condivise spesso o molto spesso). Ovviamente, perché ciò avvenga è necessario che l’evento abbia avuto sull’individuo un elevato impatto emozionale. Quindi, più l’evento ha suscitato forti emozioni (negative o positive) più aumenta la probabilità di condividere quella data esperienza nel corso del tempo.

Gli studi hanno, inoltre, messo in luce differenze nella condivisione sociale delle emozioni tra la cultura individualistica e quella collettivistica. Nello specifico, esistono differenze relative alla frequenza con cui si condivide e alla latenza (cioè, al periodo che passa da quando è avvenuto l’evento a quando c’è stata la prima condivisione): per quanto riguarda la frequenza, sembra che gli occidentali tendano a condividere l’evento mediamente almeno 5-6 volte, mentre la media per gli asiatici è di circa 2-3 condivisioni. Rispetto alla latenza della condivisione gli occidentali tendono a condividere l’evento nello stesso giorno in cui è avvenuto mentre gli asiatici hanno tempi più lunghi. Comunque, indipendentemente da queste differenze, la tendenza a condividere le proprie emozioni appare un elemento comune a tutte le culture.

Per quale motivo sentiamo il bisogno di condividere le nostre emozioni?

Sembra che questa esigenza nasca da una credenza popolare molto radicata in tutte le culture, soprattutto in quella occidentale. Infatti, c’è la convinzione che condividere eventi emozionali sia traumatici sia di vita quotidiana possa essere efficace per regolare le nostre emozioni: nello specifico, noi tutti abbiamo la convinzione che nel momento in cui viviamo un evento a impatto emotivo questo, ci provochi una perdita del controllo, e di conseguenza uno squilibrio psico-fisico. Sempre secondo questa convinzione popolare, l’equilibrio dell’individuo può essere ristabilito “tirando fuori” le proprie emozioni, esprimendole verbalmente, attraverso i gesti, lacrime, risate e altro ancora.

In realtà, gli studi più recenti sulla condivisione sociale non hanno confermato questa credenza, cioè, non hanno rilevato dei benefici concreti relativi alla condivisione delle emozioni, però, hanno messo in luce che esistono dei “benefici soggettivi”: gli individui per il solo fatto che hanno condiviso le proprie emozioni si percepiscono più rilassati, più soddisfatti e maggiormente compresi dagli altri. Come appena detto, questo è solo un effetto percepito, una sorta di suggestione che ci siamo creati per il fatto stesso che siamo convinti che sfogarsi con gli altri, parlare di ciò che è accaduto sia meglio che rimanere in silenzio e tenersi tutto dentro. Ad ogni modo, queste convinzioni sono dure a morire per cui la condivisione sociale delle esperienze emozionali rimane e, probabilmente rimarrà, per noi un’esigenza, un elemento fondamentale per sentirci meglio e stare meglio con gli altri.


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