Per secoli si è parlato della ricerca del Sacro Graal, descritto nelle storie come la coppa da cui Gesù bevve durante l'Ultima Cena.
Di questi tempi, per quanto sacrilego questo possa sembrare, i social media hanno quasi ottenuto lo status di una di queste sacre reliquie. Se si guarda al mondo online in un certo modo, e con dei paraocchi importanti, i social media hanno il potenziale per curare quasi ogni male. Se ci mettiamo insieme online, possiamo raccogliere abbastanza soldi per risolvere il problema della fame nel mondo. Le persone sole trovano compagnia. I disoccupati trovano lavoro, o diventando consulenti social media loro stesi oppure promuovendo la propria attività online in modo da ottenere il tipo di lavoro che desiderano. I depressi possono trovare la felicità semplicemente chiedendo attenzione su Facebook e Twitter. I malati possono trovare energia positiva postando la loro situazione online. In effetti, i social media sembrano avere il potere per rispondere a tutte le domande e guarire ogni male.
Durante l'era delle icone, chiaramente c'era anche uno svantaggio. Le sacre reliquie del passato venivano a volte rubate. Le città andavano in guerra per decidere a chi appartenesse realmente la reliquia o da chi il santo voleva che la reliquia andasse. A volte, forse, la reliquia non funzionava come pianificato, e le persone erano lasciate a valutare sotto quale tipo di maledizione vivessero, tale da rendere il sacro oggetto inefficiente nel tentativo di risolvere i problemi delle loro vite.
Allo stesso modo, il potere dei social media ha molti svantaggi, ma temo che la società moderna, sedotta dal loro potere, possa essere cieca nell'individuarli. Le persone seguono i "guru" online senza discutere, e sono ispirate da numeri come ad esempio quello dei follower che una persona ha su Twitter. Le persone iniziano a investire in connessioni online a spese della propria famiglia e dei propri amici di una vita. E poi c'era la vignetta che circolava qualche anno fa, che illustrava i funerali di una social media star molto popolare. Erano venute solo un paio di persone.
Mi preoccupo del fatto che stiamo entrando in un periodo in cui diventeremo troppo fiduciosi nel potere apparente del mondo online. Inizieremo davvero a credere che i social media potranno curare i nostri mali, e nutriremo la nostra dipendenza da social media perché siamo convinti che ne avremo vantaggi in proporzione. Questa, tuttavia, è una casa costruita sulle sabbie mobili. Alla fine i social media ci invitano, più di qualsiasi altra cosa, ad essere narcisisti, egoisti, e auto-celebrativi. Se facciamo tutte queste cose, come possiamo essere generosi come vorremmo far credere di essere? Che cosa succederà quando le persone capiranno che la loro comprensione dei social media come reliquia moderna era una mitologia e nulla più?
Gli esseri umani sono sempre stati affascinati dal proiettile d'argento, il modo più veloce per rendere tutto perfetto. I social media sembrano essere, per alcuni, l'ultimo esempio di questo tipo. Io ho paura di quelle persone. Voi no?
Marjorie Clayman | @margieclayman
The online world as a holy relic
For centuries now, people have talked about the search for the Holy Grail, told in stories to be the cup Jesus drank from at the Last Supper.
Indeed, icons associated with Jesus and other holy figures have always been in high demand. During the Middle Ages, towns would create devotional customs based around a saint’s jawbone or fingernail that the local church guarded. These relics were carried into battle and were pleaded with when times got tough. People believed, and many still believe, that these objects, holy by association, can fix all evils.
These days, as sacrilegious as it may seem, social media has nearly attained the status of one of these sacred relics. If you look at the online world in a certain way, and with significant blinders on, social media carries the potential to cure almost all evils. If we band together online, we can raise enough money to solve the hunger problem in the world. Lonely people can find companionship. The unemployed can find jobs, either by becoming social media consultants themselves or promoting themselves online so that they can get the kinds of jobs they want. The depressed can find happiness merely by crying out for attention on Twitter or Facebook. The sick can receive positive energy by posting their situations online. Indeed, social media seems to have the power to answer all questions and cure all ills.
During the age of the Icons, there was of course a downside. The sacred relics of the past were sometimes stolen. Towns sometimes went to war over who really owned the relic or to whom the saint most wanted the relic to go to. Sometimes, perhaps, the relic would not work as planned, and people were left to ponder what kind of curse they lived under that this obviously sacred item did not fix their lives.
Similarly, the power of social media has many downsides, but I fear that modern society, seduced by its power, may be blinded to them. People follow online “gurus” without question and are inspired by numbers like how many followers a person has on Twitter. People begin to invest in online connections at the expense of their family and long-time friends. Then there is the comic that circulated a few years ago showing the funeral of a very popular social media star. Only a couple of people showed up.
I worry that we are heading into a time when we will become too reliant on the apparent power of the online world. We will really begin to believe that social media can cure our ills, and we will feed our addiction to social media because we assume what we will get back will be equivalent in value. This, however, is a house made on quick sand. In the end, social media invites us, more than anything else, to be self-centered, narcissistic, selfish, and self-promotional. If we are all doing those things, how can we be as giving as people may think we are? What will happen to people when they realize that their understanding of social media as a modern relic was a mythology and nothing more?
Humans have always been fascinated by the “silver bullet,” the quickest way to make everything perfect. Social Media seems, to some, to be the latest example. I fear for those people. Don’t you?
Marjorie Clayman | @margieclayman