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Soffocati dalla plastica: il disastro ambientale del Centroamerica

Creato il 10 maggio 2012 da Eldorado

Un disastro ambientale che è sotto gli occhi di tutti e la cui responsabilità è ugualmente di tutti. Le bottiglie di plastica hanno invaso il Centroamerica: vengono comprate, usate, gettate e si dispongono ad accompagnarci in forma di rifiuto per i prossimi secoli.

San José, la capitale della Costa Rica, mostra oggi in una delle sue piazze una gigantesca onda alta dieci metri e larga quattordici. È stata costruita con seimila bottiglie di plastica ed è lì a denunciare il pericolo di un inquinamento costante provocato con dabbenaggine da chiunque consumi bibite, liquidi e qualsiasi altra cosa che venga conservata in un recipiente plastico.

Soffocati dalla plastica: il disastro ambientale del Centroamerica
In Costa Rica sono 282 milioni le bottiglie che vengono abbandonate nell’ambiente e che, attraverso i fiumi, finiscono annualmente nei mari. Un disastro ecologico, che ha contribuito alla creazione di un’isola nell’oceano Pacifico che rischia di trasformarsi in un continente, vista la sua superficie che si avvicina al milione e mezzo di chilometri quadrati. La plastica, che galleggia ed inquina, si trova nella porzione superiore dell´oceano, nel vasto territorio che separa il Nordamerica dall’Estremo oriente.   

La situazione è grave in tutti i paesi del Centroamerica, dove la cultura ambientale muove appena i primi passi e dove è difficile educare la gente al rispetto della natura e delle più elementari pratiche sanitarie. Nelle grandi città centroamericane il sistema delle fognature collassa periodicamente durante la stagione delle piogge per le tonnellate di plastica ed altri tipi di rifiuti che finiscono nelle fogne. L’anno scorso otto minuti di pioggia sono stati sufficienti perché i tombini di Managua collassassero, facendo tracimare acqua ed immondizia per le strade della capitale. Nelle campagne la situazione non è certo migliore perché è qui che si dirigono i camion che riversano illecitamente i rifiuti dirottati dalle città. Lungo l’Interamericana, il serpentone d’asfalto che unisce i vari paesi centroamericani, si è accompagnati dal triste e desolante panorama dei rifiuti che vengono tirati dagli automobilisti. Sono diventati oramai una parte in più del paesaggio e determinano, secondo la quantità della loro presenza, il grado di cultura delle popolazioni che vivono lungo quell’importante strada.   

A Tegucigalpa nella discarica a cielo aperto del Crematorio sono los pepenadores ad occuparsi di riciclare. Sono uomini, donne e bambini che provengono dai quartieri poveri e provvedono a differenziare i rifiuti per poi venderli alle aziende che si occupano del riciclaggio più o meno lecito. Riciclare è infatti una cultura in gestazione, che incontra ancora ostacoli, come a El Salvador, dove il piano del Parque Industrial Verde è fermo da più di un anno, legato mani e piedi dalla lentezza esasperante della burocrazia locale.   

La produzione di prodotti di plastica e derivati, bottiglie in testa, invece continua ad aumentare. I paesi centroamericani, che non sanno dove buttare la loro spazzatura, hanno incrementato in congiunto le vendite nel settore con i complimenti delle camere imprenditoriali e dei governi. L’iniziativa in Costa Rica della campagna contro la plastica è organizzata da:  http://www.preserveplanet.org/


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