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Software libero e risorse comuni

Creato il 01 marzo 2011 da Idl3

Proseguo sull’argomento affrontato nel post di ieri, spostandomi questa volta maggiormente sugli aspetti economici. Siamo abituati a suddividere le risorse e i beni in due tipologie, privati e pubblici, tuttavia esiste un terzo gruppo, quello dei beni comuni (in inglese common property resource o piu’ semplicemente commons) beni e risorse che gruppi di individui condividono e sfruttano insieme. Possiamo chiederci se il modello del software libero rientri in questa categoria.

Software libero e risorse comuni

(autori: Shinya Kawanaka, Yevgen Borodin, Jeffrey P. Bigham, Darren Lunn, Hironobu Takagi e Chieko Asakawa)

Si fa spesso confusione tra beni appartenenti ad un ente pubblico e beni comuni, la differenza era molto piu’ chiara un tempo, quando vi erano dei terreni che non appartenevano ne’ a privati ne’ al Re/Stato/Regione/Comune. Gli antichi romani distinguevano tre tipologie di proprieta’: res privatæ beni di proprieta’ di singoli individui o famiglie; res publicæ beni di proprieta’ degli enti pubblici; res communes i beni utilizzati da tutti.

Software libero e risorse comuniI BENI COMUNI – Ad esempio qui in Sardegna c’erano gli ademprivi, terreni su cui la popolazione poteva comunitariamente esercitare diritto di sfruttamento. A sostegno di questa tipologia di bene si schierarono anche personaggi importanti come Giovanni Antonio Sanna. Nonostante l’illustre difensore gli ademprivi subirono pesanti attacchi, prima vennero assegnati 200mila ettari alle ferrovie sarde con la Legge del 4 gennaio 1864 e poi vennero aboliti totalmente con la Legge sugli ademprivi il 23 aprile 1865. Abolizione che tolse questi terreni all’uso comunitario per darli ai Comuni che con l’incapacita’ tipica del settore pubblico riuscirono non solo a non gestire i terreni, ma anche a svenderli a grossi proprietari terrieri che disboscarono la Sardegna nell’assenza di regole. Il resto venne semplicemente preso da chi per primo costruiva i muretti di recinzione frammentando cosi’ anche i terreni che si erano salvati dall’editto delle chiudende del 1823. Finito lo sfogo personale torniamo sul tema.

Ultimamente questo argomento sta ridiventando oggetto di discussione ed analisi anche in abito economico, grazie anche a Elinor Ostrom che, con i studi sulla governance delle risorse comuni, ha vinto il Premio Nobel nel 2009.

Software libero e risorse comuniI beni comuni (res communes) sono quelle risorse la cui proprieta’ e’ collettiva, oppure che sono condivisi con la popolazione o tra una comunita’. Sono beni il cui utilizzo avviene tramite la condivisione o l’economia del dono, beni mantenuti comuni che possono includere vari tipi di risorse: dalle risorse naturali con i terreni (gli ademprivi di cui ho scritto sopra) fino al software.

Il software libero, cosi’ come l’informazione condivisa e la conoscenza diffusa (che ne sono il fulcro) hanno pero’ un qualcosa in piu’ rispetto ad altri beni comuni, sono infatti risorse il cui valore aumenta con l’incremento della condivisione.

Software libero e risorse comuniIL POTERE DELLA COOPERAZIONE – Quando i singoli individui cooperano in un progetto comune, danno vita a nuove idee, contribuiscono ad una preziosa funzione sociale. L’incremento della rilevanza della tecnologia digitale nelle nostre vite ha accresciuto l’importanza e il valore dell’informazione, valore che ovviamente attira l’interesse di chi vorrebbe recintarla per appropriarsene, di chi vorrebbe assumere la proprieta’ della conoscenza altrui senza senza pagarla per il suo valore, cosi’ come avvenne per gli ademprivi. Invece la conoscenza e’ diffusa, ognuno e’ proprietario della propria conoscenza, della propria frazione di informazione atomizzata, e’ con la condivisione, con lo scambio di idee che queste frazioni diventano una risorsa, incrementano esponenzialmente il proprio valore nella misura in cui creano nuova conoscenza e innovazione.

La condivisione e la cooperazione sono tanto piu’ importanti quanto maggiore e’ la loro rilevanza sociale, culturale ed economica, il suo modello con una struttura diffusa puo’ mettere a rischio le “rendite” di altri modelli, a struttura centralizzata, che per difendere la propria posizione usano tutti i mezzi possibili per limitare e impedire la diffusione della conoscenza.

Software libero e risorse comuniINTERNET E TECNOLOGIA – Seguendo il modello delle risorse comuni puo’ essere analizzata l’informazione e la conoscenza, specie in questo periodo storico, denominato l’era dell’informazione. Era dell’informazione, questa denominazione mi lascia sempre perplesso, come se conoscenza e informazione non fossero sempre stati fondamentali, per sapere dove trovare gli animali da cacciare, quando seminare i terreni, dove trovare l’acqua, come accedere il fuoco, come vincere le guerre, come controllare e comandare gli altri, ecc. Quel che e’ cambiato ora e’ che e’ piu’ facile diffondere e condividere informazioni grazie a Internet.

L’ampia diffusione di questo strumento da la possibilita’ di sfruttare appieno le caratteristiche di risorsa comune della conoscenza, per dar vita a una rivoluzione culturale, tecnologica e sociale, cosi’ come avvenne con l’invenzione della stampa a caratteri mobili.

Proprio grazie alla “rivoluzione digitale” la partecipazione alla condivisione di conoscenza e l’interazione culturale sono diventate molto piu’ ampie e semplici da realizzare. Il rovescio della medaglia e’ la nascita di strumenti tecnologici in grado di limitare o controllare queste forme di partecipazione, condivisione e cooperazione.

Software libero e risorse comuniIL POTERE DELLA CENSURA – La fine degli ademprivi e’ stata segnata dall’appropriazione da parte dello Stato e dalla svendita a pochi privati di una risorsa che prima apparteneva alla collettivita’, e infine dalla costruzione di muretti che divisero i grandi terreni prima comuni in tanti piccoli terreni privati. Anche le idee e la conoscenza hanno subito e continuano a subire lo stesso trattamento, la conoscenza che e’ una risorsa diffusa viene recintata in tante piccole conoscenze private, cosi’ pochi individui cercano di avvantaggiarsi della conoscenza riducendone pero’ cosi’ il suo valore collettivo. Centralizzare la conoscenza nelle mani di un Governo trasformandola in res publicæ o con l’appropriazione di grossi gruppi privati trasformandola in res privatæ ne riduce enormemente la potenzialita’ e il valore che avrebbe in qualita’ di risorsa diffusa, dunque res communes.

Le informazioni e la conoscenza possono essere scambiate e condivise senza per questo diminuirne il valore, anzi, proprio grazie alla condivisione ne aumenta il valore. Eppure troppo spesso si rinuncia a questo enorme valore sociale della conoscenza diffusa pur di appropriarsi del piccolo valore privato di un frammento di conoscenza. Nascono cosi’ strumenti quali i brevetti e il copyright, che artificialmente includono le idee tra i beni scarsi. In questo modo pero’ non solo si ostacola la concorrenza, ma si limita anche l’evoluzione di quelle idee, anzi, si limita la condivisione di tante altre idee. Lo stesso avviene a causa della creazione e dell’utilizzo di strumenti chiusi che consentono, a chi li detiene, un controllo delle informazioni che vengono scambiate attraverso di essi, strumenti che impediscono l’utilizzo di altri strumenti che consentirebbero la diffusione della conoscenza e l’innovazione.

Possedere strumenti che rendono possibile controllare e limitare la diffusione della conoscenza da un potere enorme, il potere di stabilire quali informazioni possono essere diffuse e quali no, quali informazioni siano importanti e quali no, il potere di appropriarsi di conoscenze altrui e di impedire agli altri di utilizzare, condividere e accrescere la propria conoscenza. Le informazioni e la conoscenza devono poter essere scambiate e condivise liberamente.

A tal proposito c’e’ una quartina attribuita la poeta sardo Melchiorre Murenu (anche se non si e’ sicuri sia proprio sua) che recita cosi’:

“Tancas serradas a muru
Fattas a s’afferra afferra
Si su chelu fit in terra
L’aiant serradu puru”

in italiano:

“Grandi terreni chiusi coi muri
arraffati con cupidigia
Se il cielo fosse stato in terra
Avrebbero chiuso anche quello.”

Non lasciamo che vengano costruiti dei muri che ci impediscono di condividere e cooperare.

Approfondimenti:


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