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So(g)no sociopatico

Da Paride

Ho smarrito il mio sangue
Su visi infiniti

Razziando
Grugni che si accendono e
Muoiono

Dinanzi parole non mie.

Facce rapinate dal più grande dei ladri
Erano refurtiva pregiata
Unica e apprezzata.
Ora quei musi solo sono

Immensi debiti salmastri.

Sapete che il buon senso dice
Insolvenze
Da pagare
Con dura prigione di
Plastiche mimiche.

Dice il buon senso anche:

Resta a letto oggi
Anarchia non
Ti alzare.
Dormi
Un ora in più e non vagare.

Ma

Non ho più voglia
Non ho più tempo.

Avrei dovuto pagare per i miei crimini ma ho preferito
Farla franca.
Scordarli e ricominciare.
Il sistema giudiziario dentro questo cervello
Incompetente
Mi ha dato una mano.

Erebo
Figlio del caos e fratello della notte
Padre incestuoso della morte e del sonno
Sta alla cassa nella mia mente che ormai è un discount.

Anni e anni per racimolare il capitale
Illecitamente
Premetto, per realizzare
Questo grande sogno sociopatico:

Aprire nella mia testa, un attività redditizia che permetta di chiudere la mia carriera di ladro costretto alla naturale interazione con i derubati. Un bel negozio per demoni e mostri, dei e altre astrazioni, quasi onesto, pieno di cianfrusaglie e idee, nel retrobottega tantissime facce, nonché desideri mai saturabili, un bel negozio che mi faccia guadagnare la sicurezza senza stanchezza, insomma. Potrò così, spero, durante le ferie ritrovare i miei connotati, in eoni di crimini, perduti. La mia cliente migliore è Anarchia, l’unica a cui non faccio pagare. Al mondo degli uomini e ai loro negozi di carne Lei non pensa più, viene da me appena alzata, poi erra ancora di sonno cieca lungo i corridoi del mio discount, che io ho asfaltato di regole che soltanto Lei può cancellare.


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