8 maggio 2012 Lascia un commento
"Solar Crisis" tenta l’intentabile e lo fa con tutti mezzi possibili, nomi affermati per quanto ormai non piu’ in auge, la bella figliola estratta dal cilindro di qualche produttore fortunato e portafoglio piu’ gonfio della media.
Anno 2050, da mesi la Terra cuoce sotto l’aumentato calore del Sole e come non bastasse, un’eruzione d’immense proporzioni s’accinge a involarsi dall’astro per carbonizzare il nostro beneamato pianeta.
Parte la missione terrestre per impedire che tutto cio’ accada ma la solita multinazionale di cattivoni ha altre mire per la testa.
Qualcuno avra’ gia’ notato che la premessa e’ simile per quanto opposta nelle cause a "Sunshine" l’immenso e stupefacente film di Danny Boyle, col sole da risvegliare o calmare a suon di bombe e in effetti nell’incipit dimora la parte migliore del film che per il resto affonda tra inesattezze scientifiche, tecno-blabla di quart’ordine, cattivi non credibili, accenni inutili a Mad Max, Nostradamus e tutto un mondo di contorno irrilevante ridicolo.
La presenza di Alan Smithee lascia supporre guai durante la realizzazione il che forse giustifica il risultato finale e complessivo.
I poveri Tim Matheson, Jack Palance, Peter Boyle per non parlare del grande Charlton Heston s’aggirano un po’ spaesati con la faccia di chi vuole chiedere scusa ma se si tiene famiglia, certi sacrifici sono necessari e purtroppo il passato carismatico non aiuta nell’innalzare il livello di un film azzoppato nel profondo della sceneggiatura.
Gli effetti speciali fanno cio’ che possono, a volte convincenti, molte altre meno, ad ogni modo sono senza infamia e senza lode quando non cercano infaustamente di replicare il Kubrick di "2001:Odissea nello spazio" con mosse tanto improponibili quanto dementi.
Concludo riprendendo il confronto tra "Solar Crisis" e "Sunshine" con la curiosa constatazione che il primo pare sia costato attorno ai 55 milioni di dollari del 1990 mentre "Sunshine" appena 26 milioni di sterline del 2007 il che la dice lunga sull’incapacita’ di una certa Hollywood di essere decente.
Da guardare solo nei casi di profonda crisi d’astinenza da fantascienza.