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Solchi della mente

Creato il 21 settembre 2012 da Mente Libera

Fonte:  http://fuoridalsolco.wordpress.com/

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Vorrei approfondire una argomento appena sfiorato in uno degli articoli precedenti; allo scopo ti propongo un altro esperimento mentale.

Immagina una grossa tavola di argilla, perfettamente levigata e posta in posizione quasi orizzontale, leggermente inclinata da un lato.

Adesso immagina una goccia d’acqua che cade dall’alto su questa superficie, in un punto a caso; poiché la pendenza non è molto accentuata, potrà succedere che la goccia rimanga nella sua posizione oppure inizi a scorrere verso il basso, fino ad uscire dal bordo inferiore della tavola. In ogni caso, la goccia avrà iniziato a scavare un minuscolo e impercettibile solco nell’argilla.

Supponiamo ora che cada un’altra goccia: magari si unisce alla prima che era rimasta ferma e insieme trovano la forza per proseguire il viaggio, magari scivola da sola lungo il piano inclinato, magari staziona. In ogni caso si produce un’ulteriore piccola deformazione della superficie originaria.

La scena si ripete per un numero molto elevato di volte, alcune gocce sono piccole, alcune grandi; all’inizio la direzione presa da ciascuna di esse sarà piuttosto casuale, ma via via che l’argilla viene scavata, i solchi prodotti influenzano il percorso delle successive: se una di queste cade in prossimità di un solco, sarà probabile che ne venga attratta, e segua quindi il percorso della precedente, contribuendo ad accentuarne la profondità ed aumentando pertanto la probabilità che altre gocce  seguano la stessa sorte.

Col passare del tempo, la superficie perde la sua forma originaria, ed inizia ad assumere una morfologia caratterizzata da valli, più o meno profonde, che si ramificano nella direzione della pendenza.

La tavola di argilla è una metafora della mente umana: alla nascita partiamo tutti con tavole levigate (o, più probabilmente, contraddistinte da piccoli solchi iniziali, diversi per ogni individuo, frutto dell’eredità genetica); ogni esperienza cognitiva è l’equivalente di una goccia, che va a modificare la geografia della mappa mentale; potrà trattarsi di un’esperienza di poco conto, e allora la goccia (piccola) modificherà di poco l’argilla, oppure di un’esperienza traumatica o particolarmente significativa, nel qual caso saremo di fronte ad una o più gocce di grandi dimensioni in grado di incidere solchi profondi; i solchi sono l’equivalente delle idee.

Non si tratta di una metafora campata per aria: le moderne teorie sul funzionamento del cervello riflettono questo genere di dinamica, anche se ovviamente i solchi sono di tipo logico e sono rappresentati da insiemi di neuroni che si stimolano reciprocamente.

Con l’invecchiamento le esperienze, soprattutto se ripetute nel tempo, arrivano a produrre solchi dai quali è difficile sfuggire, pertanto è difficile che un cervello anziano, se non particolarmente allenato a farlo, produca idee nuove, cambi opinione. La creatività con l’età diminuisce.

Per certi aspetti, questo meccanismo ha dei vantaggi: se mi scotto col fuoco è probabilmente utile che io non cambi più idea in merito ai benefici delle fiamme sulla mia epidermide; la memoria serve proprio a  questo: far tesoro delle esperienze.

Ma sotto altri aspetti il meccanismo è insidioso: le conclusioni a cui sei arrivato sono valide, e pertanto non vanno più messe in discussione, finché le condizioni di partenza che le hanno generate rimangono immutate; ma se qualcosa cambia a monte del tuo ragionamento, allora tutto va rivisto: il tragitto che da anni fai per recarti in ufficio è sicuramente quello più breve, ma l’apertura del nuovo ponte ha cambiato le carte in tavola, ora la strada più breve è un’altra, anche se probabilmente continuerai per un bel po’ a fare, per inerzia, sempre la solita.

Poiché poi siamo dotati di auto consapevolezza, i solchi della mente possono anche rinforzarsi a prescindere da input esterni: se penso in continuazione di essere antipatico a Mario, non faccio che consolidare in me l’idea che questo sia vero, e probabilmente ogni esperienza verrà interpretata alla luce di questa convinzione; Mario mi incontra per strada e mi saluta freddamente? La goccia non cade nel solco del ‘Mario ha problemi col lavoro’, ma in quello del ‘Mario non mi può sopportare’; e scava…

In questo modo posso, anche a partire da esperienze insignificanti, costruire una mia realtà completamente immaginaria dalla quale difficilmente riuscirò ad affrancarmi; conosco da vicino persone affette da depressione e vi assicuro che il circolo vizioso nel quale sono cadute è proprio questo.

Questo meccanismo di polarizzazione delle idee è dunque un problema? Non credo, dopotutto è frutto di millenni di evoluzione, la natura ha avuto molto tempo per metterlo a punto ed eliminarlo nel caso fosse stato dannoso; è un problema ignorarlo, questo si… ma prima di cadere nella trappola perché non proviamo, per gioco, a dare almeno un’altra interpretazione ai fatti, diversa – magari diametralmente opposta – rispetto a quella che ci appare più evidente?

Riferimenti bibliografici:


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