Soldi e innocenza

Alle volte provo pena. Che altro sentimento può nascere, leggendo di proposte culturali come l’ennesima Biennale d’arte a Saint Vincent? Rabbia? No, le braccia sono così scese a terra che l’energia necessaria per qualsiasi moto di spirito viene assorbita dal porfido. Provo dunque pena e sconforto per questo provincialismo che rincorre le mode quando queste sono esaurite. Lo scopo è quello di riportare il paese dei giochi al suo fasto originale, affiancando al Casinò fallito un appuntamento biennale con l’arte. Del progetto si sa poco. Un critico di Torino, Paolo Levi, ha presentato una proposta nel 2009 che è stata accolta con l’entusiasmo degli incolti verso il “maestro”. (Chissà perché la stessa non è stata rivolta alla regione Piemonte?). Questione di soldi e di “innocenza”. Cinquecentomila euro sono tanti, ma per una manifestazione che ha forti ambizioni sono una briciola. Si parte da provinciali poveri (meno poveri di altri però) per andare dove ancora non si sa. Si parla di Accademie, di giovani… si resta nel vago, quando, oggi più che mai, occorrebbe chiarezza di obiettivi per evitare errori che si tradurrebbero in sprechi.