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Sole24Ore: il cda “salva” Riotta, ma il direttore è sempre più solo al comando

Da Kobayashi @K0bayashi

Tempi duri per Gianni Riotta, direttore de Il Sole24Ore, che non ha certo passato un buon fine settimana. Eppure il weekend pareva essersi messo sui binari giusti con la riunione di venerdì 11 febbraio del Consiglio di amministrazione del quotidiano di Confindustria, che gli ha espresso solidarietà e ribadito la fiducia anche riguardo al referendum di inizio mese, definito per altro “improprio” e “chiaramente collegato all’attuale stato del confronto sindacale”. Invece, nel breve volgere di 48 ore, la sua posizione è tornata a farsi più complicata del previsto.

Sole24Ore: il cda “salva” Riotta, ma il direttore è sempre più solo al comando

Con i giornalisti, ormai, è guerra aperta. Il Consiglio di redazione ha infatti subito bollato come “improprio, sorprendente e del tutto irrituale” il giudizio espresso dal Cda dell’azienda sulla consultazione del 4 febbraio scorso (quando furono ben 171 i voti contrari al rinnovo della fiducia al direttore e soltanto 67 quelli a lui favorevoli), opportunità ritenuta prerogativa “propria e intangibile dell’assemblea dei giornalisti”. La rappresentanza dei dipendenti del quotidiano, in una nota, ha ufficializzato tutta la preoccupazione della redazione per la conduzione del giornale, anche alla luce dei risultati conseguiti negli ultimi venti mesi. Sullo sfondo, naturalmente, rimane il duro confronto sindacale in atto che vede nettamente contrapposti lavoratori e proprietà della testata.

L’altra mazzata è arrivata il 13 febbraio, giorno della mobilitazione delle donne “Se non ora quando?”: una quarantina di firme femminili del quotidiano, per lo più giornaliste di punta, hanno scritto una lettera aperta per prendere nettamente le distanze dall’editoriale di Riotta dal titolo “Sciarpe e mutande e in mezzo il niente”, pubblicato nell’uscita domenicale del Sole24Ore e giudicato dalle promotrici della fronda rosa interna “cerchiobottista, qualunquista e soprattutto offensivo di quanti/e non solo domenica, ma nella quotidianità della propria vita, difendono non a parole ma con i fatti la dignità della persona, del lavoro, della politica e di un’etica della responsabilità divenuta ormai rara”.

Nel mirino soprattutto il tono generale del fondo, che secondo le 40 firmatarie avrebbe tentato di mettere sullo stesso piano (per altro prima che la stessa avesse luogo) la manifestazione svolta in oltre 200 piazze italiane ed estere e il convegno anti-puritanesimo dal titolo “In mutande, ma vivi” organizzato dal direttore del Foglio Giuliano Ferrara il giorno precedente, sabato 12 febbraio, nel teatro milanese Dal Verme.

O della sciarpa bianca con cui oggi scenderanno in strada le donne offese dal caso Ruby. Ben venga la passione, a patto che sotto il vestito non ci sia il niente. Ed è proprio questo il sospetto, che dietro tanta stoffa brandita a mo’ di bandiera le idee siano poche, gli slogan un po’ vuoti e tutto si giochi sulla risacca lenta di un gioco delle parti già assegnate da tempo. Di qua le mutande di chi difende il premier, di là le sciarpe di chi lo attacca.


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