Giusto per capirsi, è riduttivo e semplicistico dividere l'umanità tra cattivi e buoni, perché tra questi apparenti opposti ci sono innumerevoli e variegate posizioni intermedie, situazioni contingenti nelle quali è difficile tracciare una netta linea di demarcazione tra gli uni e gli altri.
Nel nostro tempo, così generoso verso chi si dedica a pettinare i peli del culo al gatto, le generalizzazioni sono bollate di pressapochismo, superficialità: hanno ragione gli esegeti delle acconciature alla moda, ma solo quando l'intento è di sfruttare uno strumento di semplificazione per convincere i gatti a farsi pettinare anche il culo. Generalizzare per mettere a confronto ciò che appare in opposizione, è a volte il modo più rapido per uscire dalla giungla dei distinguo che confondono la visione dell'insieme.
Le brave persone le riconosci subito: sono quelli che stanno attenti a non pestarti i piedi neanche per sbaglio e, se accidentalmente accade, non si vergognano di ammettere la colpa e chiedere sinceramente scusa. Affettuose e protettive verso i famigliari, sempre pronte a rispondere alla chiamata di un amico, le brave persone sono ben disposte verso la vita in genere; è gente che lavora sodo, paga le tasse anche quando potrebbe eluderle e si comporta onestamente con tutti, a prescindere.
Come riconoscere le brave persone persona di primo acchito? Non è difficile: scelgono senza esitazione l'uovo, fanno sempre il passo un po' meno lungo della gamba, così da risparmiare qualcosa per i tempi duri, se mai dovessero venire. Nel piccolo e solido mondo delle brave persone le cose sono semplici: bianche o nere, alcune per l'eternità, altre invece, possono anche cambiare di stato a seconda delle circostanze, perché le brave persone sanno adattarsi e, se il caso lo richiede o lo dice il prete, cambiano parere con innocente disinvoltura, digeriscono le contraddizioni senza ricorrere agli antiacido. Alcuni di loro, i più fortunati, nascono bene, crescono serenamente nel cortile di casa, si riproducono, e godono fino all'ultimo dell'affetto di tutti; per spegnersi infine nel proprio letto, dolcemente, senza causare disagi, paghi di aver costruito un ponte verso il futuro per i propri figli. Non inquietateli con l'idea che uno dei figli sarà un fottuto egoista e che quel ponte, costruito con i sacrifici di una vita, lo userà per convincersi di essere un eletto cui tutto è dovuto: mai dir loro la verità, sarebbe come bucare gli occhi a un passero...
Lasciamo le brave persone a compiacersi del panorama e proviamo a entrare nella vita dei solipsisti, questi talvolta loschi figuri che pongono se stessi al centro dell'universo; inveterati egoisti le cui azioni hanno un solo scopo: la soddisfazione del proprio Ego.
Giusto per aggiungere altra carne al sacro fuoco che illumina le aule dei tribunali, assumo la difesa d'ufficio dei solipsisti e contesto che l'egoismo sia un reato, trattandosi di comune denominatore degli esseri umani, inscritto nel pattern istintuale: supervivere docet.
Proviamo a ribaltare la fin troppo scontata sentenza sul solipsismo, postulando che sia norma biologica invece di una patologia dell'anima o della mente e che, "le brave persone", costituiscano l'eccezione mediata da un qualche agente ambientale, culturale, piuttosto che da altruismo derivato da processi psichici troppo fermentati. Quanto all'assunto del Solipsismo ante " idealismo soggettivo ", trovo sensato collocare il fondamento della conoscenza nella coscienza empirica: è molto più onesto che trasfigurare le cacche degli uccelli sul sagrato della chiesa in lacrime dei Santi.
Pillola rossa o azzurra?
Rossa, ma con in mano la penna, non la spada...