Sinceramente capita raramente di imbattersi in un romanzo d’esordio così pulito, così pieno, così già maturo. A maggior ragione se si tratta di un romanzo di genere.
E Solo il caso di Maurizio Roccato è un giallo decisamente giallo, solo con qualche spruzzatina di nero.
Siamo in un paesone della Virginia e Paul Grover è un poliziotto pronto per la pensione.
Prima però deve affrontare un ultimo caso. Quello che sembrerebbe in maniera evidente il suicidio del professor Sangallo, italiano che insegna nella locale università.
Quando però i cadaveri aumentano e sembrano guidati da un filo conduttore fin troppo evidente, risulta chiaro che anche quello di Sangallo era un omicidio, così ad affiancare Grover arriva un giovane e rampante agente dell’FBI specializzato in serial killer.
Insieme (più o meno in accordo) i due si tufferanno in un torbido mondo universitario che scopriranno pieno di liti ed invidie, un continuo farsi le scarpe a vicenda alla ricerca di un posto al sole e di una pubblicazione in più.
Solo il caso è un bel viaggio, un thriller all’americana (o alla Giorgio Faletti, per capirci) capace di coinvolgere e di tenere il lettore appiccicato alle pagine.
Sullo sfondo (ma è questo il cuore della vicenda) l’amore per la letteratura e per Dante, sulla cui Commedia si incontrano e si scontrano i protagonisti.
I personaggi creati da Roccato sono possenti, ben disegnati, reali e non eccessivamente caratterizzati.
E l’autore è capace di guidarci tra le pieghe della vicenda senza mai lasciarci la mano, portandoci dove vuole e facendoci credere quello che vuole.
La struttura classica del giallo lo aiuta a lanciare ami a cui è fin troppo semplice abboccare ed è inevitabile provare a scoprire il colpevole… con l’ovvia consapevolezza che alla fine poi sarà qualcun’altro il responsabile vero.
Calda l’ambientazione, la storia è piena di particolari e non c’è tempo di annoiarsi, neanche durante le descrizioni un po’ più dettagliate.
Se volete una critica del sottoscritto, avrei evitato quel finale in cui i protagonisti seduti intorno ad un tavolo riassumono e spiegano gli eventi per colmare eventuali lacune nelle deduzioni del lettore.
Credo che Roccato avrebbe potuto trovare altre strade per farlo, ma del resto è innegabile che sia quello il finale classico del giallo, un finale chiarificatore alla Agatha Christie.