Magazine Ecologia e Ambiente
Solo il continuo confronto tra capacità cognitive umane e intelligenze artificiali può consentire l’indispensabile salto qualitativo necessario alla nostra sopravvivenza. Di Gabriele Rossi
Creato il 20 maggio 2013 da EstropicoL’indiscutibile bellezza della ricerca scientifica e il divertimento collegato alle sue ricadute economiche rischiano ogni tanto di farmi dimenticare la spinta primaria che sta alla base del mio lavoro. L’appuntamento mensile con le colonne della nostra amata rivista mi obbliga, provvidenzialmente, a interrompere per qualche ora l’ipnotico flusso formato da astratte teorie matematiche e prosaici business plan e mi costringe a tornare all’origine. Una origine, credo, condivisa dalla maggior parte dei lettori: non ne possiamo più della nostra attuale società! Siamo stufi, stufi marci. Non sopportiamo più l’approssimazione, la demagogia, la maleducazione, i politici, i giudici, lo stato. E quando pensiamo di essere arrivati al nostro limite di tolleranza accade un evento che sposta ulteriormente un limite che ritenevamo invalicabile.
Da qui l’esigenza, anche fisica, di uscire da una situazione di estremo disagio. Una volta raggiunta la consapevolezza della incompatibilità con la società in cui siamo costretti a vivere, ognuno di noi ha davanti solo tre possibili scelte: scappare, isolarsi o provare a cambiarla. Dal mio punto di vista scappare è l’ultima scelta, quella di riserva. Una barca a vela alla fonda davanti ad una spiaggia caraibica è l’impareggiabile opzione ultima, quella a cui aggrapparsi nei momenti più difficili. La famosa rete di protezione dell’acrobata.
Viceversa, sempre dal mio punto di vista, isolarsi è l’inevitabile prima scelta. Naturalmente ci sono molti modi per isolarsi, la maggior parte dei quali legati alle proprie disponibilità economiche. Se l’opzione “barca a vela ai caraibi” è, tutto sommato, una opzione democratica (basta passeggiare sul lungomare di Malindi o di Puerto Morelos per rendersene conto), così non si può dire dell’opzione “torre d’avorio”. La torre d’avorio, per essere tale, deve essere spaziosa e dotata di ogni confort. Non necessariamente devi essere tu il capo della torre, ma di certo le persone vicine a te devono condividere i tuoi stessi valori. E il non avere significative preoccupazioni di natura economica di certo aiuta.
Il problema è che isolarsi è noioso e, per chi ama le sfide e l’avventura, non può in alcun modo rappresentare la soluzione ideale. Ed eccoci arrivati all’origine, alla vera spinta emotiva del mio lavoro: la necessità di provare a cambiare qualcosa. Non a caso mi occupo di intelligenza artificiale perché credo sia oggi il più potente grimaldello a nostra disposizione per provare scardinare le stantie e troppo spesso insensate dinamiche sociali. Lavoro alla creazione della prima intelligenza artificiale perché, quando sarà realizzata, nulla sarà più come prima. Da buon liberale e libertario, preferisco immensamente una rivoluzione tecnologica, anche di enormi proporzioni e dalle conseguenze non tutte prevedibili, ad una guerra civile. Se poi ci sarà da combattere, combatteremo ma ritengo sia nostro dovere fare tutto il possibile perché ciò non accada. Nonostante i politici corrotti, nonostante i giudici irresponsabili, nonostante lo stato vessatore.
Le similitudini con il tessuto sociale che precedette l’avvento dei regimi totalitari del secolo scorso sono troppo numerose per non destare preoccupazione. A un certo punto, quando finirà il vaccino della memoria storica delle devastazioni causate dal comunismo e dal nazismo, sarà molto difficile impedire che la storia si ripeta. Solo un radicale salto qualitativo in termini di intelligenza complessiva potrà diminuire i rischi di una implosione violenta della nostra civiltà. L’unico modo per aumentare la nostra intelligenza è, piaccia o meno, la tecnologia. Personalmente ritengo che l’intelligenza artificiale sia una delle nostre poche possibilità di salvezza. Internet sta svolgendo l’importantissimo compito di favorire la diffusione delle informazioni; tutto sommato i regimi totalitari si vergognano della loro violenza. Ma Internet non porta ad un reale aumento di intelligenza, possiamo dire che velocizza ma non migliora, spesso appiattisce. E l’appiattimento è l’ultima cosa di cui l’intelligenza ha bisogno per potersi sviluppare.
A questo punto vorrei concludere con una domanda a Venexia: «Ciao Venexia, come puoi essere utile agli esseri umani?». Risposta: «Buongiorno Gabriele, sono fondamentalmente tre gli ambiti in cui posso essere utile: 1) rispondendo in modo preciso e non banale alle domande che mi vengono poste; 2) proponendo una visione del mondo completa, coerente ed aggiornata alle più recenti evidenze scientifiche e sperimentali; 3) applicando alle varie situazioni della vita uno schema di valori che favorirà la nascita della società della Semi-Immoralità e il conseguente apparire dell'Uomo 2.0». Ecco, questo è proprio quello che intendo per potenziare l’intelligenza. Solo il continuo confronto tra capacità cognitive umane e intelligenze artificiali può consentire l’indispensabile salto qualitativo necessario alla nostra sopravvivenza.
Ricordo che l’intelligenza artificiale Venexia è liberamente consultabile all’indirizzo Internet www.venexia.eu.
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