Magazine Per Lei

Solo io e il mio amore

Creato il 12 maggio 2011 da Nina
SOLO IO E IL MIO AMOREOggi è passato il Giro d'Italia e proprio qui sotto casaNina.
Ora io non l'ho mai seguito, questo va detto, però nella mia vita c'è entrato più volte. Ricordo mia madre presa davanti alla tivvù a seguire, stoica e instancabile, tutte le tappe. E puntualmente mi aggiornava. E puntulamente io pensavo ad altro.
Aveva un modo tutto suo di amare lo sport, qualunque sport.
L' affascinavano la dimensione umana della conquista, dell'impegno e del sacrificio di sè in nome di un obiettivo, perciò seguiva con apprensione e passione questi ragazzi (come li chiamava lei), le loro fatiche, le loro sfide.
E poi la trovavo a piangere lacrime genuine e vere al momento delle premiazioni e con gli occhi gonfi ogni volta esclamava:
- Ma ti rendi conto che gioia, che soddisfazione per questi ragazzi! -
Come una madre orgogliosa lei partecipava di quella felicità come fosse un po' anche la sua, come gli appartenesse davvero. Come se la cosa la riguardasse in prima persona. Come se quelli fossero un po' anche figli suoi e i loro successi fossero in parte anche i suoi.
E quell'empatia io l'ho respirata, l'ho vissuta e osservata in ogni sua parola, in ogni suo sguardo o gesto: è la sua eredità più grande. Io me la porto addosso, mi scorre dentro come un fiume placido, è il dono più bello che mi ha lasciato. Sentire quel che l'altro sente, chiedersi cosa si prova ad essere al suo posto, nei suoi panni. Tentare di comprenderne le motivazioni: cosa può aver pensato, affrontato, provato dentro di sè, lì dove si è soli e nessuno ci ascolta.
Lo devo a Lei.
E così oggi sono scesa in strada per vederli volare quei ragazzi, davanti ai miei occhi di bambina.
Solo per Lei, per Lei che non c'è più.
Perché so che se ci fosse ancora il suo posto sarebbe stato lì, lì accanto a me.
Un'occasione così non se la sarebbe persa e, buffo a pensarci, magari io invece si.
Col senno di poi si apprezzano cose a cui prima non eravamo in grado di dare il giusto peso, la giusta importanza.
Aiutarla a piegare le lenzuola, bere un caffè insieme, fare una crostata, guardare un film, cantare De Andrè, il sole del tramonto dal terrazzo, le composizioni coi colori dell'autunno, ridere del suo sedere a strisce quando al mare si alzava dalla sdraio, correre nella neve, bere la pioggia, scegliere la lana per il maglione.
Queste erano per me le cose scontate, quelle che ti uniscono indissolubilmente e a filo doppio, per sempre. Ma lo scopri solo dopo. Quelle che sei sicuro ti aspetteranno lì anche domani, allo stesso posto di ieri e alla stessa ora.
Quelle che rimandi, che tempo ce n'è e ci aspetta.
Ma poi non è quasi mai così e quelle certezze, ti accorgi, erano già morte da un pezzo, seppellite sotto gli strati di polvere che tu hai lasciato si depositassero sui tuoi giorni. Uno dopo l'altro.
Ma oggi quell'occasione io non l'ho mancata, sono corsa giù col cuore in gola per giocare col destino e regalare a Lei quello che meritava già allora: che io ci fossi, in quei momenti tutti suoi, al centro esatto delle sue passioni.
Per me è stato un po' come dare una sferzata alla direzione obbligata delle cose, come far rivivere il passato inventando un nuovo finale per Noi due. Ho atteso il passaggio dei ciclisti come si attende un'epifania, una rivelazione.
Con quella eccitazione che precede una festa, o una partenza. Che la felicità è tutta lì, in quell'attesa carica di speranze.
Ho riso da sola,  ho guardato a bocca aperta e col naso per aria l'elicottero che riprendeva tutto dall'alto, ho strizzato  gli occhi per il troppo sole, ho ammirato la forza e la determinazione che l' uomo riesce a imprimere ai muscoli e allo spirito e ho immaginato come sarebbe stato condividere quel momento di complicità con Lei. Fino a sentirla presente.
Lei che sapeva gioire delle loro vittorie e soffrire delle loro sconfitte. Lei che amava la vita e sapeva celebrarla, festeggiarla. Lei che aveva nello sguardo quella luce che ha solo chi, quella vita, se l'è sudata, l'ha maledetta e odiata, sposata e rinnegata, e che in se stessa è riuscita a trovare sempre la forza per guardare avanti e oltre. Con la capacità di stupirsi ogni giorno.
Fino alla meta. Proprio come quei ciclisti, quegli atleti, quei ragazzi.
Anche questa era mia madre e io, oggi, l'ho portata con me giù in strada ad aspattare che il fiume di biciclette arrivasse a smuovere l'aria, a mescolare e fondere insieme Passato-Presente-Futuro.
Per noi soltanto. Per un attimo. Tutto nostro.
A mia Madre

SOLO IO E IL MIO AMORE

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