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Solo un pazzo si taglierebbe le palle per far dispetto alla moglie

Creato il 06 giugno 2012 da Ciro_pastore

SOLO UN PAZZO SI TAGLIEREBBE LE PALLE PER FAR DISPETTO ALLA MOGLIE È necessario un radicale ribaltamento del paradigma organizzativo SOLO UN PAZZO SI TAGLIEREBBE LE PALLE PER FAR DISPETTO ALLA MOGLIE No ai tagli: la crisi del tpl si combatte con l’aumento dell’offerta di servizi Molti di voi conosceranno la storiella del marito che arrabbiato verso la moglie bisbetica, per farle dispetto, decide di tagliarsi gli attributi, finendo per punire soprattutto se stesso. Fatte le debite differenze, ci vedo una forte similitudine con quanto sta avvenendo negli ultimi tempi nel TPL. Da più di un anno oramai, si susseguono i tentativi (per lo più fallimentari) di ristrutturare le aziende del Gruppo EAV. Prima singolarmente, con azioni all’interno di ciascuna di esse; poi complessivamente, con un’ipotesi di fusione che resta sempre nelle intenzioni, ma non parte mai. Nessuno, però, ha centrato il vero punto su cui dovrebbero convergere gli sforzi per l’efficientamento e la razionalizzazione. Sotto la spinta della crisi economico-finanziaria del Gruppo EAV, management e sindacati si sono accapigliati finora solo alla ricerca di un taglio drastico dei costi, soprattutto di quelli inerenti le risorse umane. Nessuno, dico nessuno, ha avanzato proposte -serie ed attuabili - per incrementare l’offerta di servizi e, corrispondentemente, i ricavi da traffico. Anzi, la riduzione già attuata delle corse (motivata solo in parte dalla momentanea indisponibilità di materiale) ha portato ad una riduzione degli introiti, non tanto per un calo di domanda, quanto per un’irresistibile endemica propensione all’evasione e/o elusione a cui, lo scadimento qualitativo/quantitativo dell’offerta, ha solo dato un alibi morale aggiuntivo. Cosa si potrebbe (e dovrebbe) fare per ribaltare la strategia(?) basata soltanto su tagli che si rincorrono continuamente - ed inutilmente – giustificata dalla diminuzione delle risorse economiche? Essenzialmente, le azioni da mettere in campo sono due. La prima di ordine strutturale, la seconda di tipo organizzativo. La prima azione (quella strutturale) prevede un articolato mix di scelte politiche finalizzate a mettere a disposizione del TPL maggiori risorse. Ciò potrebbe essere reso possibile mediante un approccio basato sulla pianificazione integrata trasporti-territorio. Pianificazione che la crisi economica generale, peraltro, favorisce. I costi della mobilità privata sono tali per cui sono tanti gli automobilisti disponibili a migrare verso quella pubblica. Il trasporto pubblico, paradossalmente, ha un andamento anticiclico. Cioè, quando la crisi economica impazza, per il TPL è il momento di crescere e di accogliere nuovi clienti. Cosa hanno fatto sinora i nostri governanti locali? Invece di sostenere il fenomeno anticiclico, hanno impedito nei fatti il naturale sviluppo del TPL nella nostra regione (e in tutto il Paese). Abbiamo assistito a tagli con l’accetta delle corse, decisione che ha peggiorato qualità ed accessibilità complessiva della mobilità collettiva. Le grandi aree metropolitane, densamente popolate (e con gravi problemi di inquinamento ambientale), sopportano costi - diretti ed indiretti -derivanti dalla mobilità privata. Tali costi dovrebbero essere maggiormente a carico di chi sceglie il mezzo privato. Quindi le tasse (dirette ed indirette) su automobili e scooter debbono essere incrementate, rendendo l’alternativa (la mobilità collettiva) così vantaggiosa da incrementarla automaticamente. Agli interventi fiscali (da modulare con progressività) vanno integrate scelte per rendere difficile la vita per gli automobilisti più riottosi. Ampliamento ed incremento delle ZTL, aumento delle tariffe per la sosta e pedaggi di ingresso nei centri urbani, sono provvedimenti che ciascun ente locale (non solo la città di Napoli) deve emanare .Ovviamente, le risorse recuperate dovranno essere utilizzate per il potenziamento delle infrastrutture e del materiale rotabile non già, come in passato, per ripianare i deficit gestionali degli enti locali e/o delle aziende partecipate. Senza dimenticare, per finire, che un progressivo incremento delle tariffe (ora onestamente impraticabile) potrebbe essere pianificato e giustificato da un miglioramento ed ampliamento dell’offerta. Ampliamento dell’offerta, ottenibile anche attraverso la seconda azione (di tipo organizzativo) che dovrebbe mirare a trasformare l’attuale servizio in una modalità metropolitana, soprattutto relativamente alla parte di rete che insiste in quella che dovrebbe diventare l’Area Metropolitana di Napoli. Per semplificare, potremmo individuare tale area con le diramazioni da Napoli verso Castellammare di Stabia, Scisciano, Somma. Su tale porzione di rete Circumvesuviana, bisognerebbe effettuare un servizio con alta frequenza (al massimo 10’ fra le corse), utilizzando composizioni ad ETR singolo (con macchinista agente-unico) ed operatività su un nastro lavorativo dalle 5 alle 22. Nella restante rete, dovrebbero circolare treni a bassa frequenza bassa con orario di esercizio ridotto 7-20, ma integrato da corse autolinee EAVBUS h24. Questo cambio radicale di paradigma dell’offerta genererebbe la necessità di avere un organico macchinisti (probabilmente raddoppiato), ma anche  una migliore saturazione dei turni. Inoltre, l’aumento della percorrenza complessiva degli ETR, unitamente alla loro vetustà, obbligherebbe ad un incremento della manutenzione ordinaria, su cui dirottare ulteriori risorse umane, ora in esubero. Qualcuno correttamente obietterà che attualmente non ci sono le risorse economiche ed il materiale sufficiente per realizzare questa “ rivoluzione copernicana”. Non esito ad ammettere che ciò sia inconfutabile in questo preciso momento caratterizzato dalla crisi nella sua fase acuta. Mi pare ovvio, però, che ogni possibile soluzione si basi su una progressiva uscita dalla crisi attuale. Quindi, ragionando su uno sperabile miglioramento delle condizioni a contorno, potremmo utilizzare la fase emergenziale, e gli strumenti che essa offre, per avviare la riconversione ed esser pronti quando la situazione economica tornerà alla normalità. L’applicazione del contratto di solidarietà assumerebbe così un carattere strumentale per la rinascita, invece, di essere (come sarebbe) la semplice pietosa anticamera della mobilità ed, infine, dei licenziamenti. Negli anni di contratto di solidarietà, ed in attesa che gli ETR (fine 2013) tornino ad essere in numero sufficiente, si potrebbe dare applicazione - step by step - al processo dimetropolitanizzazione, precedentemente illustrato. Progressivamente aumenterebbe l’offerta secondo la nuova modalità di servizio e, parallelamente una parte del personale in esubero (soprattutto di tipo impiegatizio) dovrebbe essereutilizzata (anche part-time: un giorno a settimana?) ed in maniera transitoria come rinforzo alla normale attività di controlleria, con la finalità di intercettare e recuperare la clientela “non pagante”, ampiamente dilagante negli ultimi mesi. Come si intuisce da questa breve disamina, alla crisi economica-finanziaria si può rispondere con una proposta alternativa, che non si appiattisce sulla semplice strenua opposizione alla strategia di tagli orizzontali del management. Manager che, forti della condizione di crisi generalizzata, stanno solo provando a ribaltare i rapporti di forza con i sindacati. Più che alla ricerca di nuove opportunità di sviluppo ottenibili attraverso una radicale rivisitazione dell’offerta, politici regionali, EAV e sindacati sembrano interessati a mantenere inalterate le aree di rispettiva influenza gestionale. Nessuno, in quegli ambiti almeno, prova ad aprirsi a nuove logiche di pianificazione ed organizzazione. Le resistenze mentali e professionali fanno da supporto ad un sostanziale immobilismo, che si limita a mettere in campo azioni funzionali a paradigmi superati e logori. Insistere su vecchie offerte di servizio, non apprezzare i cambiamenti in atto, non pianificare il futuro ma subirne supinamente l’ineluttabilità, sono il segno evidente di una sciatta mentalità che ci preclude la possibilità di sfruttare le opportunità di sviluppo (che pure ci sono) per il TPL della nostra regione. Io le palle non me le taglio e voi? Ciro Pastore Il Signore degli Agnelli
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