Secondo un recente studio, in media, le neomamme riescono anche a dormire sette ore per notte. Un numero di ore che, di per sé, rientra nelle raccomandazioni per gli adulti e che quindi potrebbe essere adeguato. Ma perché allora le neomamme spesso risentono di disturbi legati alla mancanza di sonno, tra cui affaticamento sia mentale che fisico, depressione, ansia…? La risposta pare sia nella qualità del sonno e non nelle ore.
I ricercatori della West Virginia University di Morgantown (Usa) hanno dedotto che se nei primi quattro mesi di vita del bambino la mamma riesce anche a dormire sette ore per notte, non è detto che questo sonno sia effettivamente ristoratore, anzi. Per arrivare a queste conclusioni, gli scienziati hanno coinvolto un gruppo di 74 neomamme che sono state seguite tra la seconda e la tredicesima settimana di vita dei loro bambini, o tra la nona e la sedicesima settimana.
I ricercatori hanno scoperto che in realtà la qualità del sonno era molto precaria. Le mamme, infatti, soffrono di disturbi legati allo stato di allerta che contraddistingue gran parte del periodo post-parto. Questo stato rende il sonno frammentario e perturbato, spiegano i ricercatori, perché la mamma tra un risveglio e l’altro perde in medie due ore a notte.
Commentando i risultati dello studio, sulle pagine del American Journal of Obstetrics & Gynecology, gli scienziati spiegano che è il sonno molto frammentato la prima causa della stanchezza della mamma durante il giorno e non il totale dello ore. Lo schema è simile a quello che accade a chi soffre, per esempio, di apnee notturne: anche se dorme molte ore per notte, queste perturbazioni del sonno non permettono di rinfrancare il corpo adeguatamente, con la conseguenza di non sentirsi riposati.
Il sonno si verifica in cicli ripetuti della durata di 90 minuti fino a due ore. A seconda di quanto spesso la neomamma si sveglia, si può ottenere nessuno o pochi cicli completi di sonno. “Per queste mamme abbiamo bisogno di pensare quali tipi di strategie possono contribuire a consolidare il sonno. Una di queste, per le madri che allattano, potrebbe essere quella di trovare il tempo per estrarre il latte e conservarlo in bottiglie in modo che non debbano sempre alzarsi quando si sveglia il bambino. In questo modo, il latte può essere somministrato anche dal papà“, aggiunge la professoressa.
Dunque mamme… visto che non c’è poche possibilità di poter “sfuggire al nostro compito” cerchiamo di recuperare qualche ora di sonno anche di giorno, quando il piccolo fa il pisolino senza pensare alla casa, ai piatti da lavare, i panni da stirare o la cena da preparare
Fonte: lastampa.it
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