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A settembre il mondo del fumetto era in subbuglio per l’assoluta novità della presentazione in concorso alla 68a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia di un film diretto da un fumettista italiano. Si trattava de L’ultimo terrestre di Gipi (o meglio Gianni Pacinotti come recita la locandina).
L’opera prima di Gipi si è poi portata a casa quindici minuti d’applausi, il Premio Arca Cinema Giovani, la segnalazione al Premio Pasinetti come migliore opera prima e il Premio Fondazione Mimmo Rotella, e anche se gli incassi al botteghino sono stati deludenti, dovremo abituarci all’idea che Gipi non ha intenzione di tornare al fumetto.
Incrociando interviste, si nota che sia Gipi sia Giacomo Monti (autore di Nessuno mi farà del male, Canicola Edizioni, cui il film è ispirato) hanno insistito nel sottolineare che le loro sono opere autonome e svincolate l’una dall’altra, ma il credit all’opera di Monti è sempre ben presente quando si discute del film di Gipi e pare, quindi, legittimo accostare film e fumetto e parlarne in uno stesso articolo.
(Articolo originariamente apparso su Comic-Soon 15) Abbiamo parlato di: Nessuno mi farà del male L’ultimo terrestre
di Massimo Pittau. Ho letto con attenzione e con vivissimo interesse l’intervista che è stata fatta al prof. Franco Laner, della Facoltà di Architettura...
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Nessuno mi farà del male è un fumetto straniante. Visivamente coerente con le scelte del gruppo Canicola, il fumetto di Monti è un bianco e nero di piccoli tasselli regolari che si accostano sulla tavola, lasciando vuoti più o meno consistenti a segnare il tempo che passa. Le tavole, a prima vista meticolosamente e ossessivamente costruite, sono in realtà molto variate: l’unità di misura della vignetta si molteplica assecondando la scelta costruttiva dell’autore, dando (guarda caso) in alcuni passaggi la sensazione di vedere lo scorrere dei fotogrammi di un provino cinematografico.
Di cosa parla il fumetto di Giacomo Monti? I primi racconti tratteggiano la vita in una provincia non meglio identificata, fatta di sale da bingo, quartieri residenziali deserti, autogrill, frettolosi incontri con prostitute e transessuali. Ogni storia si concentra su un personaggio diverso e la coerenza viene mantenuta grazie a un’atmosfera generale spaesante e gelida.
Poi arrivano gli alieni. Eppure questo evento potenzialmente dirompente si invischia immediatamente nell’atmosfera di stasi desolante: lo sfruttamento economico degli alieni, i rapiti dagli alieni abbandonati al loro destino solitario, una possibile storia d’amore “interrazziale” fallita immediatamente.
Si è tentati di sovrapporre il mondo ricreato da Monti (votato al sesso, al denaro, a una stanca violenza fine a se stessa e alla religione come consolazione ed esercizio di potere) a quello reale, anche se l’autore rifugge ogni interpretazione semplicistica e invita a farsi più domande, guardandosi bene dal fornire risposte. Perché sono arrivati gli alieni? Di quale cambiamento sono forieri? È davvero possibile un cambiamento?
Le giornate di Luca sono equamente suddivise tra il lavoro alla sala bingo del paese (circondato da colleghi ossessionati dal sesso e intrappolati in vite ordinarie), le visite alla casa di famiglia, qualche incontro con una prostituta che “riceve” in un negozio di mobili (forse tra le scene migliori del film, grazie al fascino inquietante di un non-luogo perfetto e di un’Ermanna Montanari sempre stupefacente), le chiacchierate con il miglior amico transessuale e il controllo compulsivo della vicina di casa carina. Tutto mentre il mondo là fuori si prepara all’arrivo degli alieni e i discorsi dei media ballano tra il gossip e la critica da bar.
Senza voler raccontare nei particolari la trama dal film, che magari qualcuno ancora non ha visto (e che dovrà penare per recuperare perché oramai il film è uscito dalle sale), si può dire che dal fumetto di Monti Gipi riprende l’atmosfera desolata della provincia, in questo caso dichiarando apertamente di aver voluto rappresentare in una storia finzionale la realtà del mondo odierno. A differenza di Monti però Gipi cerca di dare un significato all’arrivo degli alieni: mentre il fidanzato è alla guida di un’attività tutta improntata allo sfruttamento di creduloni, Anna (la vicina di Luca) immagina che gli alieni stiano per arrivare sulla terra per aiutare gli umani a distinguere il bene dal male.
Il film di Gipi ha sicuramente alcuni difetti, che possiamo perdonare a un’opera prima dal budget non elevato. La fotografia, per esempio, è abbastanza claustrofobica e infarcita di mezzi busti televisivi, con rarissime aperture al campo lungo (così tipico, per dire, delle tavole a fumetti di Gipi), ma è soprattutto la sceneggiatura a risultare un po’ forzata. Gipi cerca, infatti, di far tornare tutto (si veda la risoluzione finale tra padre e figlio, per parlare dell’esempio più plateale e fastidioso), guidando apertamente lo spettatore a parteggiare per il protagonista (che tra l’altro evolve dalle stalle alle stelle e di nuovo alle stalle con redenzione finale in modo francamente un po’ troppo repentino).
A voi la scelta.
Giacomo Monti
Canicola, 2011
168 pagine, brossurato, bianco e nero – 17,00€
ISBN: 9788890497070
Fandango, 2011
Regia e sceneggiatura: Gian Alfonso Pacinotti
Attori: Gabriele Spinelli, Anna Bellato, Teco Celio, Stefano Scherini, Roberto Herlitzka, Paolo Mazzarelli, Luca Marinelli, Sara Rosa Losilla, Vincenzo Illiano, Ermanna Montanari
Durata: 100 Min
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