
A Venezia quest’anno si svolgono molte lodevoli iniziative, prima fra tutte la mostra fotografica alla Marciana, che ha visto il coinvolgimento diretto della comunità ebraica, del vicesindaco Simionato, e degli assessori Agostini e Ferrazzi, oltre al direttore dell’Archivio di Stato Raffaele Santoro; molti altri eventi vedranno il coinvolgimento di luoghi importanti della città: Ateneo Veneto, teatri Malibran e La Fenice a Venezia, Forte Bazzera e Biblioteca Civica a Mestre, auditorium Monteverdi e Biblioteca di Marghera.
In ognuno di questi luoghi chiediamo che un ricordo, un messaggio, un pensiero venga rivolto anche a tutte le vittime omosessuali del Terzo Reich.
Dal 1934, anno in cui venne creata una apposita sezione della Gestapo con l’obiettivo di creare delle liste di nomi di tutti i potenziali omosessuali del Reich, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, si calcola che furono quasi un milione gli omosessuali perseguitati dal regime: molti vennero sottoposti a castrazione forzata per decisione dei tribunali nazisti, altri deportati o incarcerati, per altri (quelli appartenenti alla “razza ariana”) vi era la costrizione “ad una corretta sessualità finalizzata alla procreazione”.
Tali regole erano in vigore esclusivamente per l’omosessualità maschile; le lesbiche erano punite ‘solo’ dalle leggi austriache (rimaste in vigore anche dopo l’annessione con la Germania) che perseguivano indistintamente qualsiasi tipo di «fornicazione innaturale», per questo motivo vennero spesso perseguitate come “anti-sociali”, contrassegnandole con un triangolo nero (e non rosa come per i gay).
Il Paragrafo 175 del codice penale tedesco, che permise ai nazisti queste persecuzioni, fu abrogato solo nel 1994.