“Sono nata a Milano ma l’anno prossimo mi trasferisco a Napoli! Io qua sto meglio!”
È questo il messaggio inviato dalla giovanissima Beatrice, che mi ha incuriosito al punto da voler fare una chiacchierata con lei: perché una ragazza nata a Milano sceglie di trasferirsi a Napoli? Che storia c’è dietro? Se anche voi siete curiosi continuate a leggere, saprete molto di questa persona che dorme con “Leggende napoletane” di Matilde Serao sotto il cuscino, la quale è, a mio avviso, napoletanissima, sicuramente molto di più rispetto a tanti che a Napoli ci sono nati e ci vivono.
Sin dalle prime battute ci si accorge che Bea, così la chiamano gli amici, è una ragazza dalla sensibilità particolare e accentuata, aperta, che sa andare oltre il pregiudizio e i muri costruiti con la malta dell’ignoranza, in cui il richiamo del sangue è molto più forte dei luoghi comuni, della discriminazione, del fatto che Napoli e il Mezzogiorno sono un’area disagiata rispetto a Milano, la capitale economica d’Italia, elemento che non di rado prevale su ogni cosa:
Mi piace scrivere da morire. Di solito “intervisto” i vari immigrati (si riferisce in questo caso a quelli stranieri, in genere extracomunitari) che conosco per strada a Milano, hanno delle storie interessantissime e sono brave persone, cerco sempre di risolvere qualche loro problema nel mio piccolo. Lo faccio per mio piacere e per coltivare me stessa – non sai come ti senti felice quando loro ti ringraziano per il rispetto che gli porti! Se non li avessi conosciuti probabilmente sarei diversa. Poi scrivo tutto e lo lascio nel cassetto accanto al mio letto.
Nata e cresciuta a Milano, i suoi parenti sono tutti napoletani, ma suo malgrado e per varie ragioni ha passato buona parte dell’infanzia da sola. Questo interesse verso gli immigrati, spiega, le è sorto probabilmente proprio dal suo amore per Napoli:
Da piccola mi spacciavo (e lo faccio ancora) per napoletana, solo che a Milano ricevevo solo disprezzo da i miei compagni di scuola, e allora mi è venuta la mania di difendere gli oppressi dai pregiudizi.
Su cosa era fondato quel disprezzo? Eri anche vittima di sfottò o simili?
No a Milano non esistono gli sfottò! Non c’è una grande cultura dell’ironia. Alla fine non mi disprezzavano particolarmente, solo in qualche episodio si sono esposti nel loro “innocente” razzismo; erano ovviamente atteggiamenti appresi dai genitori. Ad esempio, quando in geografia studiavamo la Campania, sentivo i compagni dietro che dicevano “guarda che schifo i terroni!”, e quando qualcuno veniva interrogato sulle regioni del Sud, ridevano tutti.
Cose che comunque avevano qualche effetto su di te, bambina o ragazzina.
Certo, ero particolarmente sensibile da piccola, ma ho imparato a reagire in fretta! Pensa che il primo giorno di scuola alle medie, quando l’insegnante ci chiese di presentarci alla classe, io mi presentai come napoletana e parlai un quarto d’ora di Napoli. Se ci penso adesso rido, ma ero decisa a non accettare più i loro pregiudizi, anche perché avendo passato tutta l’estate a Napoli avevo un accento inconfondibile. Tutti i miei parenti sono a Napoli, trascorrevo diversi mesi qui e il solo passare dalla freddezza milanese all’affetto del Sud per me era incredibile. Io qui mi sento a casa, anche se ci ho messo un po’ a mimetizzarmi e ad essere disinvolta tra le piccole difficoltà napoletane; so solo che darei la vita pur di aggiustarla almeno un pochino.
Un atteggiamento che è proprio l’opposto di quello di molti altri. Ad esempio, abbiamo scritto una volta di un tizio che si vergognava delle proprie origini pugliesi, mentre spesso alcuni meridionali quando vanno al Nord cercano subito di camuffare l’accento.
Sì, a Milano è pieno di pugliesi così come di persone provenienti dalle regioni del Sud, ma molto spesso non vogliono ammetterlo. I napoletani però hanno un’identità culturale più forte e fortunatamente non in tanti rinnegano le origini.
Il Vesuvio di sera – foto: National Geographic
Perché secondo te succede questo?
Perché qualcuno, 153 anni fa, ci ha prima saccheggiati e poi ci ha messi in ginocchio. Adesso non voglio fare la nostalgica borbonica perché è inutile, ma hanno fatto in modo, e continuano, che cominciassimo a vergognarci. Prima ci lasciano privi di tutela e ci trattano come servi della gleba, poi ci dicono che questa terra è buona solo per zappatori e camorristi, e hanno fatto in modo che noi stessi ci convincessimo che loro hanno ragione.
Tutto ciò, ossia la storia tenuta nascosta, qui al Sud si conosce poco, però si conosce e si sta diffondendo; a Milano e al Nord in generale, invece, quanto è conosciuta? Come reagisce la gente quando gli si racconta e prova tutto?
Non se ne sa praticamente nulla! Se i miei genitori non mi avessero spiegato certe cose, io ne sarei completamente all’oscuro. Ho fatto un esperimento: ho portato una mia amica milanese in giro per Napoli e le ho raccontato un po’ di cose, adesso vorrebbe trasferirsi qui!
Ti è mai capitato, invece, di subire del razzismo a Napoli o al Sud?
Per fortuna parlo un italiano privo di inflessioni dialettali milanesi, però sì, mi è capitato. Quando ero più piccola, una volta il padre di una mia amica mi chiese dove fossi nata e la sua reazione fu farmi il verso e mettersi a cantare “avete solo la nebbia”, oppure quando litigavo con qualcuno la discussione finiva con “milanese di merda”.
Torniamo a Napoli: perché la ami?
Prima di tutto, ho viaggiato tantissimo ma non ho ancora incontrato un posto altrettanto bello. Quando cammini per la città respiri proprio il contrasto tra l’antico splendore e la lenta decandeza, anche se la cosa più bella di Napoli è che, anche se non restasse un solo palazzo integro, sarebbe bellissima comunque perché è fondata su una terra spettacolare! Basta un buco tra due mura e un pugno di terra, che vedi crescere piante ovunque! Altro che giardino all’inglese, senti proprio Napoli che ti respira sotto i piedi da quanta vita c’è. Il patrimonio artistico non te lo nomino neanche, e poi vogliamo parlare del codice di leggi non scritte che governano Napoli? Anche il modo di comunicare con le persone, tralasciando lo stereotipo del napoletano che gesticola, ha una sua misura… c’è una delicatezza nel dire le cose, che al Nord non si è mai vista. Purtroppo però tanti, anche tra i napoletani, non si accorgono di questa bellezza e la oltraggiano, credono ai libri di storia e ai telegiornali, così finiscono per disamorarsi di Napoli…e Napoli senza amore non può resistere.
La città dell’amore, come scrisse Matilde Serao.
Esatto! Dormo con “leggende napoletane” sotto al cuscino… almeno prima che mi si allagasse la casa! Si è salvata una sola cosa, la parete del bagno che ho dipinto; erano cadute le mattonelle e l’avevo aggiustata così:
A questo punto devi parlarmi del Vesuvio che ti sei tatuata.
(Ride) L’ho fatto per caso. Una notte ho sognato Rocco Hunt (non mi piace nemmeno più di tanto, infatti è strano) che mi faceva un disegno, poi il foglio si trasformava in un paesaggio e io mi trovavo sul cratere del Vesuvio; il giorno dopo ho accompagnato una mia amica a farsi il piercing e c’era un tatuatore napoletano, gli ho disegnato il Vesuvio e me lo ha fatto.
Qual è il tuo ultimo pensiero prima di chiudere?
Tutti mi dicono che sono pazza a volermi trasferire, ma a me non interessa poiché so che sarò felice. Credo che non mi abituerò mai del tutto a stare qui e non smetterò mai di meravigliarmi, ma meravigliarsi è fondamentale nella vita e solo a Napoli ciò è sempre possibile, perché è la città dove ogni cosa è possibile.