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“Sono solo una bambina” di Emiliana Erriquez: la strage di innocenti di Beslan ed il suo vuoto incolmabile

Creato il 30 marzo 2015 da Alessiamocci

“Vorrei strangolarlo dalla rabbia. È inutile che continui a illuderci, nessuno uscirà vivo da qui. Lo guardo tra le lacrime, vorrei che bastasse il mio odio a disintegrarlo, ucciderlo, fargli male. Deve soffrire, come sto soffrendo io, come ha sofferto il mio piccolo quando lo hanno ucciso”.

Potete trovarlo su Amazon, dal febbraio 2015, lo struggente racconto dal titolo “Sono solo una bambina”. L’autrice, Emiliana Erriquez, è nata a Foggia nel 1977 e nel 2006 ha vinto il Premio Giuseppe Sciacca, nella sezione saggistica, con uno scritto su Oriana Fallaci. Dopo la pubblicazione nel 2007 di un primo romanzo, “Lasciami stare”, è giunta a parlarci di una storia che non lascia indifferenti.

Alina ha quasi dodici anni, ovvero, li compirà fra quattro giorni. È il primo di settembre, ed è il primo giorno di scuola. L’estate è terminata, e Alina si appresta a tornare sui banchi, assaporando il momento in cui rivedrà i suoi compagni e l’amica del cuore Svetlana.

Per l’occasione, la mamma le regala un vestito bianco, e le fa una bella coda di cavallo. Con le sue scarpe rosa, la piccola, vanitosa come sempre accade a quell’età, sarà la più bella. Anche perché, quella che ci si appresta a vivere è una giornata di festa, in cui avrà luogo una parata, con la banda e la musica.

Ci troviamo a Beslan, in Russia, in quella che per Alina sembra “la giornata perfetta”. Già assapora la festa che la mamma sta preparando per il suo compleanno, la torta, gli invitati, e i regali che le faranno la domenica successiva. È felice.

Insieme alla mamma, si reca quindi a scuola, ma qui, in un attimo, si scatena l’inferno. Uomini incappucciati e donne vestite di nero, irrompono nella piazza, armi in pugno, costringendo tutti, adulti e bambini, indistintamente, ad entrare nella scuola e a rifugiarsi in palestra.

Questo libro parla infatti, attraverso l’agghiacciante racconto della piccola Alina, di quella che è passata alla storia come “la strage di Beslan”, ovvero il massacro avvenuto nei primi giorni di settembre del 2004 in una scuola di Beslan, nell’Ossezia del Nord, una repubblica autonoma nella regione del Caucaso, nella federazione russa. Un gruppo di 32 ribelli, fondamentalisti islamici e separatisti ceceni, ha occupato l’edificio sequestrando circa 1200 persone fra adulti e bambini. Tre giorni dopo, le forze speciali russe hanno fatto irruzione ed è stato l’inizio di una carneficina. Sono morte centinaia di persone, fra cui 186 bambini e oltre 700 persone sono rimaste ferite.

È una narrazione cruda, diretta, che non conosce filtri. Alina passa, nel giro di poche ore, da essere una quasi dodicenne coccolata dalla madre, che indossa ancora “scarpine” rosa, ad una “donna” in grado di fare ragionamenti lucidi e strazianti; capace di prendersi a sua volta cura di un bimbo piccolo, Igor, nel tentativo di consolarsi a vicenda.

I terroristi uccidono a sangue freddo, per qualunque pretesto. La loro disumanità si riversa sui bambini che piangono troppo, oppure su quegli adulti che cercano di proteggerli. Nessuno riceve sconti: chi non passa inosservato, trova la morte.

Quello che Alina vive è un evento più grande di lei, che non può trovare apparente ragione, nella mente di una bambina. Né mai ne troverà in assoluto. Una tragedia che nel 2004 ha catalizzato l’attenzione mondiale sulla piccola cittadina di Beslan, provocando sgomento ed orrore.

“Sono solo una bambina” è una storia commovente, che non ha bisogno di tante descrizioni. Bastano i pensieri della piccola Alina, che sta vivendo in diretta la tragedia, a catapultarci in quel clima di terrore. In quello scenario apocalittico di sangue e di morte, dove l’uomo si è trasformato in “bestia” e non ha avuto pietà neppure per i bambini.

Una riflessione giunge spontanea: la vita può cambiare da un momento all’altro.

Un attimo sei felice per l’imminente festa del tuo dodicesimo compleanno, e l’attimo dopo, qualcuno decide per te che non se ne faccia più niente.

Il mondo è impazzito, in balìa di esseri crudeli che hanno perso di vista qualsiasi principio di umanità. Triste spiegare questo ai nostri figli. Ancor più abominevole è che una bambina di dodici anni lo debba vivere da sola, sulla propria pelle. E che a questa dolorosa conclusione ci arrivi da sé.

Written by Cristina Biolcati


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