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Sono tornati i terun del Tirolo. I leghisti all’opposizione dopo un curs seral de tedesc

Creato il 15 dicembre 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Sono tornati i terun del Tirolo. I leghisti all’opposizione dopo un curs seral de tedescUn passo in avanti lo hanno fatto, segno che il periodo di strapotere qualcosa ha insegnato anche a loro. Il salto di qualità, soprattutto comunicativo, è innegabile: passare dalla forca ai cartelli semplici deve aver rappresentato per i leghisti uno sforzo di intelligenza sovrumano, un dover attivare sinapsi serenamente tenute a riposo per tre lunghi anni. Anche se a pancia piena, si sa, agitarsi troppo può essere pericoloso se non dannoso per la salute. Son tornati i baluba del Nord, i terun del Tirolo, dopo aver frequentato un curs seral de tedesc. E sono più brutti e inguardabili di prima, stretti nelle loro giacche e nei loro doppiopetti da allevatori di bestiame, da camionisti sempre in fregola mignottifera, da trangugiatori di bistecche d’orso alla piastra. Essere andati all’opposizione ai leghisti ha ridato il gusto della pugna. Al Senato, dal capogruppo Bricolo agli ex ministri della repubblica, Cita Calderoli e l’insonne di Varese Bob Castelli, è andata in scena la summa della politica del Carroccio, quella fatta di volgarità e di insipienza trasferite paro paro sui cartelli, perché dette a voce sarebbero incomprensibili. Diciamolo, ne sentivamo la mancanza. Ci mancava il folklore dei vichinghi adoratori di Odino e dei paraculi delle quote latte, ci mancavano le loro sguaiatezze e le fauci spalancate ad addentar mortadella. Abbiamo provato un senso di smarrimento nel non vedere più stappare in Senato e alla Camera dei Deputati le bottiglie di prosecco dopo la caduta dei governi nemici. I leghisti non sanno fare gli uomini di stato, si sentono compressi in una parte che non gli appartiene e a dover recitare un copione nel quale, al massimo, sono previsti un po’ di rutti, qualche pernacchia, uno “stronzo” detto con parsimonia, e il medio alzato possibilmente solo dopo i pasti principali, a stomaco pieno, come per gli antibiotici. E in questi tre lunghi anni da incubo, i leghisti hanno afferrato tutto l’afferrabile e dato la dimostrazione che non è Roma a essere ladrona ma quelli che la frequentano per quattro giorni a settimana e nei luoghi giusti. Ma a parte i dané nelle loro tasche, che cosa hanno portato in Padania i rappresentati del popolo leghista oltre alle multe della UE per le quote latte, le sedi distaccate dei ministeri a Monza, le leggi razziste e un falsissimo federalismo fiscale? Una mazza di nulla. I nostri amici che votavano per il Sole Padano (che poi sono sempre la casalinga di Abbiategrasso e il pensionato delle FF.SS. di Busto Arsizio), si sono ritrovati con un pugno di mosche in mano, disgraziati erano prima e disgraziati restano dopo il passaggio di Attila Bossi e la fine apparente dell’EB, Era Berlusconiana. Hanno contribuito a imporre tasse e balzelli anche loro, a distruggere la scuola e la cultura, fatto aumentare la benzina, le sigarette, l’Iva, i ticket farmaceutici e ospedalieri, le tariffe autostradali e la paga degli onorevoli e dei senatori. Hanno fatto un uso smodato delle auto blu e dei privilegi della casta, eretto la scuola “Miglio” (quella griffata sole padano) a Adro e costretto alle risate mezzo mondo con il rito delle acque delle sorgenti del Po, tanto che i discendenti dei Celti si sono chiesti a più riprese chi cazzo fossero quegli imitatori da strapazzo, e senza arte né parte, della loro cultura. Sono entrati nei consigli di amministrazione delle banche, delle partecipate, delle bocciofile e delle sagre dei würstel, dei krauti e della pajata dopo averne divorato intere porzioni offerte in segno di pace dal quel fascistazzo travestito da sindaco di Gianni Alemanno. Del passaggio dei leghisti sulla terra, e in particolare sul bel suolo italiano, la storia non ricorderà nulla se non la cripticità delle risposte di un diversamente abile aduso a ragionar per pernacchie credendosi Eduardo. E ha voglia Matteo Salvini a dire che i leghisti non sono più i “grezzi” di una volta, basta vedere quello che hanno combinato ieri in Senato per rendersi conto che non basta un corso serale a iniettare cultura, anche perché, da che mondo è mondo, la cultura non è medicina assumibile né per via orale né per endovena, tutt’al più per via anale come la Tachipirina. Una “cosa”, però, la storia la racconterà dei leghisti e della loro occupazione indebita del potere, si chiama “Trota” e non si sa per quale cazzo di motivo debba prendere dodicimila euro al mese che escono direttamente dalle tasche dei contribuenti. Non si capisce esattamente a quale categoria della natura ascriverlo né per quale recondito motivo stia transitando dalle parti del consiglio regionale lombardo lautamente stipendiato. Pensateci bene, i leghisti sembrano extraterrestri arrivati sulla terra a dorso di mulo. Qualcuno gli ha spiegato che sono stati da qualche parte per un po’ di tempo. Sono tornati. (indovinello cinematografico a media difficoltà, come le lasagne).

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