Magazine Maternità
In casa ero sola con Viola e avevamo programmato un post cena a tutto gioco.
Niente da fare. Il dolore troppo forte non riusciva neanche a farmi parlare.
Le ho proposto di spostarci sul mio letto e di giocare lì.
Alla fine le ho parlato sinceramente e le ho detto che il dolore era tale, che dovevamo purtroppo rimandare la nostra seratina mamma/figlia.
Mi aspettavo urla, musi lunghi e litigi a non finire fino a mezzanotte, invece...
Invece Viola si è sdraiata accanto a me, mi ha abbracciata, è stata dolce e accogliente, mi ha sussurrato paroline di conforto, ha rispettato i miei tempi e i miei spazi.
Per un momento ho come percepito un'inversione di ruoli. Ho notato come Viola cercasse di imitarmi e ho provato a registrare comportamenti, parole e gesti. E' stato come vedersi allo specchio.
Ho capito che lei era lì per me perché sentiva che c'era bisogno della sua presenza in quel momento, in quella situazione.
Non ho sentito invadenza, non ho registrato ansia e apprensione. Ho promosso a pieni voti Viola e quindi anche me, perché in quel momento lei stava "copiando" la sua figura d'attacamento. Ho capito che per lei sono disponibile, presente, accogliente ma non invadente, confortante ma non petulante.
Sono completamente d'accordo con Bowlby quando sostiene che il compito della figura d'attaccamento è quello di rappresentare per il bambino una base sicura, essere disponibili, pronti a rispondere quando chiamati in causa, ma intervenendo solo quando è chiaramente necessario.
Non voglio entrare in questioni psicologiche di cui non ho le competenze, ma ritengo che crescere bambini forti e sicuri sia un compito biologico e anche sociale dei genitori.
In un libro che ho recentemente letto (il consiglio di lettura di oggi), si diceva che i bambini poco empatici provengono anche da famiglie in cui i genitori fanno di tutto per proteggere i figli da situazioni sgradevoli e cercano di rendere la famiglia un piccolo paradiso in cui tutti vivono felici e contenti, dove non ci sono conflitti e in cui i NO sono banditi. I bambini invece hanno bisogno di genitori che stabiliscano regole, che siano affettuosi, vitali e a volte anche un po' folli, capaci di reggere alle avversità, di saper stare nei conflitti senza mettere in discussione il rapporto di amore incondizionato che li lega ai figli.
Ringrazio il mio mal di schiena di ieri sera perché mi ha permesso di riflettere su questi argomenti e anche questa volta ho imparato che dalle avversità si può sempre imparare qualcosa.
Consiglio di lettura La famiglia è competente di Jesper Juul
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