La serie della FX arriva al suo settimo ed ultimo capitolo;
ripercorriamo insieme il lungo viaggio dei SAMCRO.
E’ un dedalo di emozioni senza fine la serie sviluppata da Kurt Sutter. Sons Of Anarchy dal 2008 ad oggi ha ampliato, episodio dopo episodio, il suo bacino di telespettatori diventando a tutti gli effetti una tra le produzioni televisive più intriganti dell’universo seriale. Ora dal 9 Settembre negli Stati Uniti, e presto anche qui in Italia, debutta ancora sulla FX, la settima ed ultima stagione di Sons Of Anarchy; scrivere dunque la parola fine sulle spericolate scorribande dei SAMCRO, non è certo una cosa da poco, ma la scelta di chiudere sul più bello lo show televisivo, arriva dopo una decisione ponderata e molto sofferta. Kurt Sutter, come un abile romanziere, in sei stagioni ha tessuto non solo un racconto di una bellezza spiazzante e pieno denso di colpi di scena, ma è riuscito ad approfondire la psicologia dei suoi personaggi rendendoli profondi, intriganti, cattivi e allo stesso tempo molto seducenti. Una serie dunque unica nel suo genere che ora regala ai suoi fan più fedeli un finale che difficilmente verrà dimenticato.
I babbani, ovvero per tutti coloro che fino ad oggi non si sono mai addentrati nell’universo dei SAMCRO, devono capire che si trovano di fronte ad una serie tv monumentale, cruda e violenta, adatta al vero cultore dell’arte seriale. E’ uno show che va gustato e digerito con cautela per poter apprezzare ogni sfumatura anche quella più impercettibile. Ambientata nell’immaginaria cittadina di Charming, in California, la vicenda ruota attorno alla vita spericolata dei SAMCRO, club di motociclisti capitanati da Clay Morrow (Ron Perlman); dediti a scorribande vendicative, traffico di droga ed armi, il giovane Jax (un brillante Charlie Hunnan che saggiamente ha rifiutato di essere il protagonista di 50 sfumature di Grigio), dopo aver scoperto un libro scritto dal defunto padre, pensa che Clay abbia snaturato l’essenza stessa del club. Il giovane diviso dalla fedeltà ai SAMCRO ed dal sentimento che prova per una sua ex fiamma (osteggiato dalla madre Gemma), inizierà una tortuosa crescita emotiva che inesorabilmente porterà con sé una miriade di problemi. Trionfatrice di ascolti, baciata dalla critica, tanto è vero che molti hanno notato la somiglianza con l’Amleto shakespeariano, il tortuoso viaggio dei SONS, arriva al conclusione dopo un lungo periodo di incertezze, colpi bassi, vendette trasversali, ricatti e folli uccisioni.
Il suo appeal è dunque innegabile, ma ciò che ha reso la serie un piccolo gioiello della tv moderna, è stata quella narrazione intensa e decisa che, con calma e parsimonia, ha costruito un mosaico di eventi: dal pilot trasmesso nel settembre del 2008 all’ultimo episodio dello scorso anno, Sons Of Anarchy è stato un crescendo. Siamo ben lontani dal quel momento in cui Jax, scopre un libro scritto dal suo defunto padre, un manoscritto che fa scattare una molla in lui: “Il club ha intrapreso la via giusta oppure stiamo osando troppo?”. Il giovane dunque comincia a dubitare delle scelte del club, mentre intorno a lui prendono vita tortuosi eventi che distolgono l’attenzione dal reale problema. La prima stagione è molto introduttiva, sfaccettata ma la vera azione deve ancora arrivare; il secondo ciclo di episodi infatti, mette i SAMCRO di fronte ad vera scelta. Al loro interno cominciano degli screzi, causati soprattutto dall’arrivo in città di Ethan Zobelle, un ricco imprenditore a capo di un’associazione ultra-nazionalista denominata LOAN. Gemma verrà stuprata dal vice di Zobelle, mentre crescono e tensioni anche con l’organizzazione terroristica irlandese, l’IRA, per via dei traffici di armi e alla fine della stagione un membro di essi rapisce Abel, il figlio di Jax. La seconda stagione a volte è stata troppo estremizzata, ma lo show comincia finalmente ad ingranare; gli episodi si legano gli uni agli altri, non mancano i colpi di scena e soprattutto cominciano a capire che Kurt Sutter ha portato in tv una serie unica ed irripetibile.
Nonostante i vari problemi con la legge, il gruppo parte illegalmente con un volo cargo per l’Ulster per riprendersi Abel. Con questo incipit, la terza stagione arriva subito nel vivo. Mentre escogitano un piano per salvare il figlio di Jax, i SAMCRO scoprono che i vertici del loro chapter di Belfast fanno il doppiogioco con Jimmy O’Phelan, uno dei capi della Real IRA. Nel frattempo il sacerdote che ha nascosto Abel chiede a Jackson di uccidere proprio O’Phelan per riavere indietro sano e salvo suo figlio. Al rientro a Charming, Jax, finge di stringere un patto segreto con l’agente speciale Stahl per proteggere il club e sua madre in cambio dell’arresto di O’Phelan, ma un colpo di scena cambia le carte in tavola. La terza stagione non solo consolida il suo successo tra il pubblico, ma è la trama stessa a fare un balzo di qualità. Il plot si fa denso, tormentato e conosciamo per la prima volta il lato oscuro di Jax. Charlie Hunnan infatti in questa stagione non esplode solo per la bellezza (ed i glaciali occhi azzurri), ma riesce a regalare al suo personaggio il giusto spessore che lo fa entrare nel cuore del pubblico.
Il successo della stagione 3 spiana la strada al successivo ciclo di episodi, il quarto, che supera in grazia, bellezza e profondità il precedente. La FX infatti ai 13 episodi ordinati ne aggiunge un altro, portando la stagione a 14 episodi, regalando al pubblico un season finale da urlo. I membri del gruppo di motociclisti capitanati da Clay, usciti di prigione, cercano di recuperare gli affari illeciti che gestivano prima, ma s’imbatteranno in due nemici non facili da combattere: uno è il nuovo sceriffo Eli Roosevelt (Rockmond Dunbar, “Prison Break”), uomo integerrimo che non accetta nessun compromesso. L’altro è Lincoln Potter (Ray McKinnon, il reverendo Smith in “Deadwood”), sostituto procuratore deciso a riportare in galera i membri del Club. Riappropriasi della loro stessa supremazia, mette dunque a dura prova i sentimenti e le reazioni dei SAMCRO. La serie quindi raggiunge l’apice narrativo e stlistico, e ciò che viene dopo, non fa altro che ampliare sempre più il suo appeal verso il pubblico.
Nella quinta stagione, il Club, si mette contro il più pericoloso gangster di Charming, Damon Pope, dopo che Tig uccide non intenzionalmente sua figlia. Una volta uscito di prigione, Jax fa la conoscenza di Nero Padilla, nuovo amante di Gemma, e gestore di un’azienda di escort. Padilla e Jax diventano soci per aprire un nuovo locale dove gestire al meglio gli incontri con le escort, facendo così guadagnare dei soldi legalmente al club. Ma nel finale attende un’amara sorpresa per Clay. Ed arriviamo così alla stagione 6 dopo una quinta che ha mantenuto alto l’interesse fino all’ultimo minuto, facendo esplodere sentimenti, emozioni e confermando la grande bravura di un cast di attori e premiando la scrittura sporca e sopraffina di Sutter.
Il sesto ciclo di episodi, che è ancora inedito in Italia, non lascia scampo; la trama è elettrizzante, ogni episodio è impreziosito da colpi scena incredibili, e si arriva alla consapevolezza che Sons Of Anarchy ha superato se stesso. È una stagione fatta di vendette, patti scellerati, insurrezioni (sembra proprio che in quel di Charmig sia scoppiando una guerra tra malviventi), tanto è vero che il bello arriva proprio ad un passo dall’ultimo episodio, quando anche Tara passa definitivamente al lato oscuro della forza; indagata per l’omicidio di Pamela Toric, contemporaneamente crea un caso contro Gemma e Jax al fine di permettere ai suoi due figli (Abel e Thomas) di lasciare Charming e il Club.
Si mantiene intanto la più stretta segretezza sulla stagione finale di Sons Of Anarchy. Il creatore che più volte è stato intervistato su tutti i più grandi ed autorevoli giornali americani, ha rivelato che l’ultima corsa del club sarà un colpo al cuore: un finale epico. Sappiamo con certezza che Lea Michele, la star di Glee, parteciperà ad un arco narrativo di svariati episodi, e lo stesso creatore rivela che non solo sta pensando ad un libro tratto dalla serie, ma se la FX lo permetterà, di dar vita ad un prequel della serie, ambientato quando il club stava facendo i primi passi nel mondo della malavita. A parte questo, dire addio ad una serie monumentale come questa, sarà molto difficile: come sarà l’universo seriale senza Sons of Anarchy? Si deve ammettere infatti che sono poche le serie tv che, con il tempo, hanno consolidato la propria bellezza ed il proprio spessore.
Di Carlo Lanna per Oggialcinema.net