Tecla scrive questo pezzo. Non solo per noi. Ma ce lo gira. E volentieri pubblichiamo. Concerto dei Depeche Mode. Nizza.
Ieri sera un angelo imbronciato mi ha suggerito di stare attenta. E allora prendo un volo a pochi euro.
Prima del concerto ci faremo un panino e una birra, come ai vecchi tempi. Mi guardo intorno e vedo tante ragazzine, età media 25 anni, che mangiano e ridono tra di loro. Le trovo splendide, e ricordo per un secondo come si stava bene senza nessun pensiero. Poi, entrando, troverò però gli occhi di chi come me ha vissuto tutte le pene di Dave e lo struggimento delle parole amare di canzoni non facili da interpretare, sempre sull’orlo del baratro. Come una medaglia a due facce. Una bianca e una nera. Come il mio essere zen ma ribollire sotto sotto. Solo se si toccano le corde giuste. Inusitate ultimamente, la verità. Ero una ragazza. Sono una donna. Coll’hashtag.
Ora non vacillo in nessun punto. Sto.
Le ragazze che ancora non hanno avuto un percorso e neppure il conforto di una profezia, esitano.
Io no. Io sto. Loro andranno contro le regole sacrificando la propria eccezione. Con uno slancio proprio dei profeti, fino a divenire le sante dello scandalo. Non hanno nessun potere, né rango.
Io no. Governo il tempo.
Queste donne di una bellezza modesta da pedina e non da reginetta.
La verità.
Vedrò anche tanti come me. Che non sono mai diventati adulti, forse perché lo sono sempre stati. Perché lo stare con i piedi per terra non li ha mai aiutati a volare, come avrebbero voluto. Come avrebbero potuto. Perché solo la follia fa costruire cose grandi. Nessun rimpianto. Cantare a squarciagola e piangere mentre si ascolta #somebody pensando al fidanzatino di allora (sfuggente) e a quello attuale (inesistente, non sta neppure nel cloud del mio cervello) e notare che ci sono tanti tipi agée come noi, intorno.
Sembra una fiera di paese fatta di persone di ogni età: ci sono le teenagers, ma anche padri e madri che tentano di istillare un po’ di devozione ai propri figli.
E poi ci siamo noi.
Che non siamo Thelma e Louise. E mi accorgo di essere proprio diversa, e di non potere e non volere essere niente altro.
E sarà bello. Il concerto, sì. Ma anche scoprire che non avere più vent’anni non ha prezzo davvero, e non solo nella pubblicità.
Che poi, a vent’anni, non sapevo quanto mi sarebbe piaciuto, dopo il concerto, asciugarmi il sudore e ripartire con orizzonti nuovi. Saper stare sola e non cercare niente. Proprio niente. E capire, una volta di più, che è proprio qui che volevo stare.
Tecla