Magazine Racconti
Sono giorni che non dormi.Chiudi gli occhi solo un attimo.Ma al risveglio niente è come prima.
L'incubo inizia sempre nello stesso modo. È stata una lunga nottata, il pianto del neonato intermittente, la stanchezza che ti attanaglia gli occhi. Non puoi dormire, semplicemente non puoi. Ma finalmente, alle prime luci dell'alba, il bambino si è addormentato. E tu sei crollata dalla stanchezza. Solo pochi minuti, appena riaperti gli occhi sei subito corsa verso la culla per vedere le sue manine paffute protendersi verso di te. Ma il piccolo è immobile. Lo tocchi, e non respira più… Per molte donne questo è solo un brutto sogno da cui risvegliarsi in un bagno di sudore. Ma per Helen Yardley, Ray Hines e Sarah Jaggard l'incubo è continuato anche una volta sveglie. Il loro bambino è morto, senza una ragione apparente. Tutte loro sono state accusate di infanticidio e ci sono voluti lunghi processi e molti anni di prigione, prima che fossero scagionate. «Morte in culla» è il verdetto finale. Fliss Benson è una giovane produttrice televisiva, a cui viene affidato l'incarico di girare un documentario sulla loro vicenda. Vittime di un errore giudiziario o pericolose assassine che sono riuscite a farla franca? A Fliss non interessa. Questo è l'ultimo progetto a cui vorrebbe lavorare, perché la morte dei piccoli innocenti riapre in lei una ferita mai sanata che riguarda il suo passato. Un trauma segreto che non ha mai rivelato a nessuno. La mattina in cui sta per rinunciare all'incarico riceve un biglietto con sedici cifre. Un biglietto oscuro e ricattatorio. A indagare sulla minaccia è la poliziotta Charlie Zailer, la quale scopre che gli stessi numeri sono stati inviati anche alle tre donne accusate di infanticidio. E quando vengono trovate assassinate una dopo l'altra, Fliss capisce che per salvarsi la vita deve trovare la verità, e molto, molto in fretta…
«La regina della suspense è tornata. Non vi sentirete più al sicuro, nemmeno in casa vostra.»«Independent»
«Questo è molto più di un semplice thriller. Ti scava nell'animo.»«Sunday Times»
«Una scrittura che rimane addosso.»«Daily Mirror» Sophie Hannah è la regina indiscussa del romanzo psicologico anglosassone. Nessuno è come lei nell'incredibile capacità di distillare l'essenza delle paure che ognuno di noi nasconde nel profondo dell'animo. La culla buia ha subito scalato le classifiche del Regno Unito e il successo è in continua crescita, tanto che tutta la critica si trova concorde nell'affermare: «Tensione, il tuo nome è Sophie Hannah». Sophie Hannah vive nello Yorkshire con il marito e i due figli. È poetessa e autrice di racconti che le hanno valso premi prestigiosi, tra cui il Daphne Du Maurier Festival Short Story Competition. I suoi romanzi, editi in sedici paesi, sono saliti al vertice delle classifiche a poche settimane dall'uscita. Per Garzanti ha già pubblicato con successo Non è mia figlia, Non ti credo, Non è lui e Non è un gioco. Il suo sito web è www.sophiehannah.com
Altri libri di Sophie Hannah:
Non è mia figliaNon ti credoNon è mia figliaNon è luiNon ti credoNon è un giocoNon è luiNon è un gioco
*Le mie recensioni*Lo ammetto: non vedevo l’ora di leggere questo romanzo. Tanto per cominciare, il nome di Sophie Hannah, regina del giallo psicologico di provenienza anglosassone, è garanzia assoluta di tensione, pathos e imprevedibili colpi di scena; se poi, com’è il caso del suo ultimo romanzo La culla buia, al suo nome si associa una trama che già a leggerla di sfuggita dà i brividi, beh, allora il brivido – e, perché no, il divertimento – è assicurato. In questo romanzo la Hannah si occupa di una tematica attuale e controversa, decisamente inquietante per gli oscuri risvolti psicologici che comporta.Cosa succede nella testa di una madre che vede morire i propri figli, poco più che neonati, e che si vede accusata del peggiore dei crimini, quello di averli uccisi con agghiacciante e lucida premeditazione? È questo l’interrogativo che fin dai primi capitoli ossessiona tutti i protagonisti di questa storia. La vicenda, infatti, ruota attorno a un gruppo di donne – Helen Yardley, Ray Hines e Sarah Jaggard – accusate di aver ucciso i propri figli ancora in culla. La difesa tuttavia sostiene si tratti di SIDS, la sindrome della morte in culla, una patologia ancora oscura per cui molti neonati vengono ritrovati morti senza alcun motivo apparente, senza evidenti segni di violenza sul corpo né sintomi che facciano pensare a una malattia pregressa.Come fare a capire chi è colpevole e chi invece è davvero innocente? C’è però chi sembra aver deciso che tutte queste donne, indistintamente, siano innocenti. In primo luogo Laurie Nattrass, ricco produttore televisivo intenzionato a girare un documentario su come la vita di queste donne sia stata distrutta da un tragico errore giudiziario; protagonista assoluta, prima tra le tre donne a essere condannata e poi scarcerata in appello per mancanza di prove, è la giovane Helen Yardley, decisa a far di tutto perché le donne nella sua stessa situazione ottengano finalmente giustizia. Ma Helen Yardley è davvero innocente? E come mai tutti gli uomini coinvolti nel suo caso, dal marito Paul all’ispettore Proust, fino all’ambiguo Nattrass, sono ciecamente convinti che la donna dica tutta la verità, anche quando numerosi dettagli indurrebbero a pensare il contrario? Quando poi la Yardley viene ritrovata assassinata nella sua abitazione, i dubbi degli inquirenti si moltiplicano, tanto più che anche Sarah Jaggard, uscita di prigione psicologicamente distrutta, viene aggredita e quasi uccisa durante quello che sembra un maldestro tentativo di rapina. Chi aveva interesse a uccidere la paladina delle “madri-assassine”?... (continua a leggere su La bottega di Hamlin)
***C’è una ragione se Sophie Hannah viene considerata da più parti la regina del thriller psicologico di matrice anglosassone, e questo romanzo, “La culla buia”, edito da Garzanti, non fa che confermare la validità di quest’affermazione.Caratterizzato da una trama piuttosto complessa, ricco di personaggi e di colpi di scena, l’ultimo romanzo della Hannah affronta una tematica complessa e controversa di cui si sente spesso parlare nella cronaca. Si tratta delle madri accusate dell’omicidio dei propri figli piccoli, spesso poco più che neonati. Al centro delle vicende narrate, infatti, c’è un gruppo di giovani donne – Helen Yardley, Ray Hines e Sarah Jaggard – accusate del crimine peggiore imputabile a una madre; vengono tutte assolte in appello, ma il dubbio sussiste: hanno davvero ucciso i loro figli, oppure, come sembra credere l’opinione pubblica, i neonati sarebbero morti per via della SIDS, la sindrome della morte in culla, così chiamata perché causerebbe la morte di molti neonati apparentemente sani, senza malattie pregresse né segni di violenza? Si tratta di una patologia che paradossalmente sta a indicare una morte senza motivo, che la scienza e la medicina non sono in grado di spiegarsi... (continua a leggere su SoloLibri)
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