Giovedì 8 settembre 2011 il ministro del lavoro che odia i lavoratori, Sacconi, parlando ad un Convegno del Centro Studi di Confindustria, ha spiegato che vuole dare impulso alle liberalizzazioni “a partire dai servizi pubblici locali” ed ha dichiarato testualmente: “Altro che sorella acqua, mi auguro che troveremo il modo di rimettere in discussione il referendum”.
E’ chiaro. Dalle parole del ministro si evince la manifesta volontà del governo di sovvertire l’esito del referendum sull’acqua pubblica.
Per denunciare “il colpo di mano” del governo, nei giorni scorsi, sono scesi in piazza Cgil e Forum Acqua Pubblica.
Paolo Carsetto, portavoce nazionale del Forum, lo ribadisce: “ Si sta minando pesantemente la democrazia di questo paese, contraddicendo, attraverso l’articolo 4 quanto deciso dalla volontà popolare. Quell’articolo non è altro che il copia e incolla di quanto contenuto nel decreto Ronchi, già bocciato dalla schiacciante vittoria del referendum ed è inutile che ci vengano a dire che il referendum era solo relativo all’acqua , si parlava di servizi pubblici locali in senso lato, che adesso si vogliono nuovamente privatizzare”.
E’ successo che l’articolo 4 della manovra del 13 agosto (Liberalizzazioni, privatizzazioni ed altre misure per favorire lo sviluppo) ha un titolo beffardo e in qualche modo rassicurante: “Adeguamento della disciplina dei servizi pubblici locali al referendum popolare e alla normativa dell’Unione europea”. Peccato che nel testo si faccia esattamente il contrario. L’articolo infatti al primo comma impone a tutti “gli enti locali” di “liberalizzare tutte le attività economiche” definite “servizi pubblici locali”.
Il ministro Tremonti, davanti al montare delle proteste, ha cercato di spiegare che il referendum sull’acqua è perfettamente rispettato, citando il comma 34 dell’articolo 4. E’ vero il comma 34 specifica che “sono escluse dall’applicazione del presente articolo il servizio idrico integrato” ma le eccezioni previste lasciano ampi dubbi sui terreni di applicazione. Ed in più, con una particolarità che fa nascere più di un sospetto, non sono ben specificate nel decreto le condizioni previste per le multiutility che gestiscono vari servizi e non solo l’acqua.
Tuttavia a rendere chiara l’intenzione del governo è stata sufficiente la precisazione del ministro Sacconi nel convegno di Confindustria. Non occorre andare tanto lontano per sapere come il governo la pensa in proposito e per immaginare che cosa potrebbe succedere. Della volontà popolare e del referendum questo governo ne fa carta straccia.
Intanto i giuristi estensori dei quesiti referendari per l’acqua bene comune hanno lanciato un appello ( http://www.siacquapubblica.it), perché la “lettura della manovra di Ferragosto produce una sensazione di profonda preoccupazione in chi ha a cuore la democrazia ed i beni comuni”.
(Fonte: l’Unità)