La società giapponese, soprattutto dopo la tragica esperienza del Secondo Conflitto Mondiale, è profondamente cambiata, si è occidentalizzata, ha scalato tutte le classifiche dell’eccellenza ma, nello stesso tempo, ha visto nascere al suo interno disagi e conflitti sociali e ha visto progressivamente declinare la sua millenaria tradizione.
Ma non dobbiamo mai dimenticare che parliamo di un paese indipendente da quasi 2.700 anni, pur con grandi turbolenze, un paese che non è stato mai invaso prima del 1945 e per lunghissimo tempo è vissuto in un ostinato isolazionismo, coltivando valori e disciplina che sono entrati nel DNA del suo popolo e si manifestano, come è avvenuto in occasione del recente terremoto, nei momenti di crisi.
Ovviamente non è possibile affrontare questi temi in maniera esaustiva in un breve articolo…voglio dire solo alcune cose che mi sembrano importanti, così, alla rinfusa, senza alcuna sistematicità.
La crisi si è fatta sentire anche lì e ci sono frange di povertà e di disagio giovanile che rifiuta la tradizione e il conformismo e che si manifesta in forme assai virulente. Un disagio che è testimoniato anche da una delle più alte percentuali di suicidi del mondo, determinati dall’esasperata competitività nel mondo degli studi e del lavoro.
Per quanto riguarda la religione la situazione è assai complessa, anzi incomprensibile per noi. Per farmi capire: si dice che il Giapponese nasca shintoista, si sposi da cristiano (le donne giapponesi adorano la nostra moda e vanno in deliquio per gli abiti da sposa con lo strascico) e muoia buddista. L’antica religione di stato continua a presiedere alle maniacali e interminabili cerimonie ufficiali.
Se noi abbiamo la Mafia i Giapponesi non hanno nulla da invidiarci, anzi. La loro si chiama Yakuza ed è potentissima, un’istituzione che, in un passato recente, è stata addirittura collaterale allo stato.
Poi c’è il problema della decadenza della famiglia, una famiglia tradizionale che ha un nome, un’estensione e connotati del tutto particolari e si chiama “Ie”, ormai non riconosciuta legalmente a partire dalla fine degli anni quaranta.
Fra i più nostalgici cantori della tradizione dobbiamo ricordare Yasujiro Ozu, che è stato il più grande regista cinematografico giapponese ed oggi è universalmente riconosciuto come uno dei maestri dell’arte cinematografica.
La diffusione delle sue opere fu a lungo osteggiata dalle autorità del suo paese, troppo tradizionalista, troppo legato, sia sul piano estetico sia sul piano culturale, a un universo nipponico giudicato difficilmente comprensibile a noi Occidentali.
Lo si voleva proteggere, non lo si voleva esporre…e non si voleva esporre l’Arte giapponese al giudizio di una critica e di un pubblico “profani” che non gli avrebbero reso giustizia e ne avrebbero potuto macchiare l’ONORE.
Come siamo diversi. Il cinema è uno dei più efficaci veicoli di diffusione della nostra cultura. Quanto ha contribuito il cinema alla conoscenza dell’American way of life o della società italiana del dopoguerra. Il Neorealismo…anche se Andreotti (molto giapponese) storceva il naso, è diventato una nostra bandiera.
Fu un grande intellettuale francese, Robert Brasillach, il primo a parlarne in Occidente e a diffondere la conoscenza delle sue opere al di là dei confini nipponici. Da noi è arrivato più tardi, è sconosciuto al grande pubblico, che preferisce il “western” alla Kurosawa, ed amato da una ristretta cerchia di cinefili.
Oggi i Giapponesi riconoscono che Ozu Yasujiro (prima il cognome poi il nome, come usano loro) ha portato e continua a portare grande ONORE alla loro nazione.
E in un film di un non giapponese “L’ultimo Samurai” di Edward Zwick, che dimostra una sorprendente conoscenza dei valori ancestrali di quel popolo, per il quale l’Onore e il Coraggio sono virtù imprescindibili, troviamo la ragione per cui i Giapponesi hanno sempre trattato con crudeltà i prigionieri di guerra, non per le stesse folli ragioni dei nazisti, ma perché nella loro cultura chi si arrende perde l’Onore e manifesta viltà.
C’è un episodio, nella vita di Dacia Maraini, che ne parla tra l’altro in Bagheria, che esemplifica questa mentalità.
La sua famiglia si trovava in Giappone al momento dell’Armistizio. Gli Italiani si trasformavano, di punto in bianco, da alleati in nemici. Fu così che furono internati. Suo padre, Fosco Maraini, il grande etnologo, era lì in missione scientifica.
Il trattamento era durissimo, ai limiti della sopravvivenza, e Fosco, profondo conoscitore della cultura giapponese, in presenza dei carcerieri, si tagliò una falange della mano sinistra. Un gesto che faceva parte di un codice col quale riacquistava l’Onore. Lo massacrarono di botte ma gli assegnarono una capra, col cui latte la sua famiglia riuscì a scampare alla morte per fame.
Vi è poi in quel popolo un senso di appartenenza alla comunità, un senso civico che si manifesta, per fare un esempio, in un rapporto di fedeltà aziendale che in Italia verrebbe considerato pazzesco e penalizza l’interesse del singolo lavoratore rispetto a quelli dell’azienda. Una cosa che si può capire solo facendo appello, pur in una società fra le più moderne ed evolute tecnologicamente, a quella tradizione, ma anche a quella vena sotterranea di paura che scorre nel profondo dell’anima di un popolo da sempre abituato a convivere col mostro che ruggisce annidato nelle viscere della sua terra e che è stato l’unico a provare sulla propria pelle gli effetti della guerra atomica.
E poi c’è una cosa che mi affascina nella sua cultura: un erotismo raffinatissimo di cui troviamo espressioni non solo nel cinema, ma nella letteratura, nella pittura, persino in una pornografia che ha caratteri originalissimi.
Federico Bernardini
Illustrazioni: Mappa del Giappone, fonte http://it.123rf.com/photo_9244769_antica-mappa-del-globo-del-giappone-sud-e-la-corea-del-nord-e-parti-da-russia-e-cina.html
Amaterasu, uno dei kami centrali della fede shintoista - fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Amaterasu_cave_crop.jpg
Ozu (al centro) sul set di Viaggio a Tokyo - fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Tokyomonogatari.jpg
“L’Ultimo Samurai” – fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Lastsamurai.png
Dacia Maraini bambina – fonte http://www.italica.rai.it/scheda.php?scheda=maraini2_incipit&cat=libri
Shibari – Nipple Clamps – fonte http://pinterest.com/pin/54676582947570472/