
In particolare ricordo ancora oggi il primo acquisto: novembre 1990, la banana dei Velvet Underground in copertina, l'edicola di via Castelbarco di fronte a quello che allora si chiamava "City Square" e che da lì a poco mi avrebbe visto spettatore del mio primo concerto "serio": i Violent Femmes.
Da allora iniziai a conoscere molto di più su cantanti e gruppi che non avevo mai sentito nominare, generi musicali sconosciuti, strumenti strani, storie incredibili:
mi si aprì un mondo che non pensavo potesse esistere. L'accoppiata Mucchio/noleggio cd mi diede "lavoro" per anni, e fu così che scoprii Tom Waits, Julian Cope, Nick Cave, i Clash, i Depeche Mode, i Pixies, le Throwing Muses, i Primus, Siouxsie and the Banshees, insomma moltissima della musica magnifica che da allora scandisce le mie giornate. E insieme a quella scoprii altro: cultura, libri, film. La politica quella no, ancora sulle pagine del Mucchio ce n'era poca, soprattutto se paragonata a quello che venne dopo.

Ma il Mucchio era soprattutto Max Stèfani, indubbiamente: fondatore e anima della rivista fin dal primo numero anni e anni prima, sosteneva la baracca con la sua verve polemica e la sua indubbia personalità.
Le cose cambiarono con gli anni: prima il Mucchio settimanale, "esperimento" durato parecchi anni, poi il ritorno alla mensilità con un notevole cambio di direzione, soprattutto per la parte extra-musicale che si ampliò notevolmente trattando spesso temi scottanti e "differenti" (ricordo con piacere un'intervista ad Antonino Caponnetto, ad esempio). Senza contare gli approfondimenti del Mucchio Extra, davvero ben fatti e necessari in tempi come i nostri in cui le notizie sono sempre più rapide e superficiali, e i vari speciali a tema. E quanti concerti visti gratis quando ero studente e il settimanale arrivava puntuale il lunedì, un giorno prima dell'uscita in edicola, con i suoi concorsi stile "il primo che chiama vince"!
Fu durante il servizio civile sulla riviera del Brenta, nel '97, che mi abbonai per la prima volta: il primo anno fu in comproprietà con l'amico Checco. Da allora la mia copia è sempre arrivata in casella, mai perso un numero, neppure oggi che vivo a Barcellona e che il Mucchio rappresenta persino di più: un amico lontano, una certezza che mi aspetta a casa al mio rientro.

Perdere il Mucchio vorrebbe dire perdere una voce libera, un'autorità in materia musicale e non solo, un cervello capace di pensare fuori dal coro, e di questi temi non è poco. Io personalmente perderei un pezzo della mia vita lungo 21 anni, una bella fetta di quello che sono diventato, e un appoggio per il futuro dato che non stiamo certo parlando di una rivista agonizzante ma al contrario viva e vispa come ai tempi migliori.
Dato che non voglio che chiuda ho rinnovato il mio abbonamento con la formula "sostenitore". Se avete a cuore il destino di questo giornale e dell'informazione libera in un paese disastrato come il nostro, andate su www.ilmucchio.it e abbonatevi anche voi. Non ve ne pentirete, ne sono sicuro.
