E’ noto che la figura di Papa Pio XII è stata e continua ad essere, purtroppo, controversa in relazione a taluni suoi asseriti comportamenti che sono stati definiti filonazisti: il suo silenzio sarebbe stato complice o colpevole, a tal punto che nel museo dell’olocausto a Gerusalemme la sua immagine compare accanto a quella di Hitler e di altri soggetti diretti e maggiori responsabili del genocidio.
Sono stato sempre attratto dalle questioni insorte e sulla vera identità personale di Papa Pacelli ed ho seguito con interesse la recente fiction di Rai1, che ho ritenuto più che opportuna, oltre che necessaria.
Essa a mio parere contribuirà ad accellerare il processo diretto a chiarire la verità storica e l’effettivo ruolo di Pio XII, nonché ad evitare che si continui incautamente a diffondere leggende, in contrasto con le fonti storiche, le testimonianze e i documenti disponibili.
Nella Prefazionead un libro del RabbinoDavid G. Dalin - sul quale torneremo più avanti – così M. L. Napolitano scrive: <<Il vero problema, a nostro sommesso avviso, è che la quantità sempre maggiore di documenti disponibili sta trasformando il tema del “silenzio di Pio XII” in un altro tema: quello del “silenzio su Pio XII”, osservato, non senza imbarazzo, dai fautori di una “leggenda nera” sistematicamente smentita dalle fonti>>.
Ecco perché la fiction di Rai1 era necessaria: il silenzio continuerebbe ad alimentare leggende e non contribuisce di certo a fare piena luce sulla figura di un uomo e di un Papa, sulla storia della Chiesa e sul nostro stesso passato prossimo.
Avevo letto qualche anno addietro il libro del Rabbino e accademico americano Dalin, di cui ho già accennato, dal titolo “La leggenda nera del Papa di Hitler”, che prende in esame i documenti storici e le testimonianze degli stessi ebrei e degli altri soggetti coinvolti nelle vicende romane del periodo bellico.
Al di là della circostanza, senz’altro rilevante o quanto meno sorprendente, che l’autore del libro è un rabbino, il suo contenuto è in piena sintonia con la fiction di Rai1: Papa Pio XII ha posto in essere molteplici azioni dirette a difendere gli ebrei, accoglierli, aiutarli, sensibilizzando in tal senso il clero e aprendo le porte delle chiese, dei monasteri, degli istituiti pontifici e religiosi.
Solo in via esemplificativa, sul piano delle testimonianze provenienti dalla parte ebrea, viene ricordato come al termine della guerra lo stesso rabbino capo di Israele, Isaac Herzog, ringraziò Papa Pacelli per il suo operato e, ancora, Elio Toaff, un ebreo italiano che ha vissuto tutto l’olocausto ed è diventato in seguito rabbino capo di Roma, così ebbe a pronunciarsi: “Più che in ogni altra occasione abbiamo avuto l’opportunità di sperimentare la grande compassione e la grande generosità di questo Papa durante gli anni della persecuzione e del terrore, quando sembrava non ci fosse per noi alcuna speranza”.
Anche il rabbino André Zaoni, cappellano ebreo presso la forza di spedizione francese in Italia, scrisse il 22 giugno 1944 per esprimere la sua gratitudine al Papa: <<per l’immenso bene e l’incomparabile carità che Vostra Santità ha profuso generosamente agli ebrei d’Italia e specialmente ai bambini, alle donne, agli anziani della comunità di Roma>>.
Anche David de Sola Pool, un’eminente Rabbino di New York che presiedeva la commissione delle cappellanie del National Jewish Welfare Board, scrisse al Papa: <<abbiamo ricevuto rapporti dei nostri cappellani militari in Italia dell’aiuto e della protezione data a così tanti ebrei italiani dal Vaticano e da preti e istituzioni della Chiesa durante l’occupazione nazista del paese. Siamo profondamente commossi da questa straordinaria dimostrazione di amore, tanto più che sappiamo dei rischi corsi da coloro che offrirono rifugio agli ebrei [..] dal profondo del cuore vi inviamo rassicurazioni della nostra imperitura gratitudine>>.
Non, dunque, un antisemita o un simpatizzante–complice del regime hitleriano, ma un uomo che andrebbe collocato a ragione tra i “giusti” nel sacrario dedicato alla memoria della Shoah.
Angelo