Cinque artisti alle dipendenze del Museo Riso. A Palermo la cultura artistica contemporanea che ha avuto la suo eco internazionale
di Rita Aspetti
Palermo, Corso Vittorio Emanuele, civico 365. Basta semplicemente alzare lo sguardo e, guardando dalla piazza antistante – piazza Bologni – si scorge la facciata di Palazzo Riso, edificio semplice, dall’architettura ricostruita, che viene edificato negli ultimi anni del Settecento con la partecipazione dell’architetto Giuseppe Venazio Marvuglia, e che prende il nome dal Barone Riso che lo ha acquistato nel XIX secolo. Da qualche anno è il Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia. Oltrepassando la soglia d’ingresso, a sinistra si trova il bookshop, a destra il luogo di ristoro. Andando oltre si incontra la biglietteria e, percorrendo lo scalone (non di marmo, ma interamente ricostruito ex-novo) si accede al primo piano del Palazzo dove è possibile osservare un’imponente scultura ambientale di persiane e vetrate dismesse, che, collocate in un contesto “altro” hanno perso la loro funzione d’uso; disposte una accanto all’altra, le persiane formano una sorta di labirinto chiuso, osservabile dal suo esterno. Flavio Favelli l’autore. Esotismi il titolo. 2011 l’anno di realizzazione. Città di Termini Imerese. Dalla stanza accanto proviene l’acustico di un’altra opera. Un video. Le immagini proiettate sono quelle del backstage (è il momento della ricerca delle comparse e degli attori) che raccontano e ricordano i minatori della provincia di Enna. Protagonisti sono i diversi e molteplici volti colorati, vivaci, spontanei, semplici della Sicilia che lavora. Sul serio. Volti imbarazzati che, sorridono e si vergognano davanti una videocamera. Marinella Senatore l’autrice. Nui Simu il titolo. 2010 l’anno di realizzazione. Già alla 54ª Biennale di Venezia. Nello stesso ambiente, separati da un grande pannello centrale, è possibile osservare un’installazione in legno: un ponte, con due lampade e una macchina della nebbia. Sinestesia. (Perché) percorrendo la struttura si è avvolti dalla nebbia profumata e illuminati dalla luce prodotta dalle lampade, dal suono del video che proviene dall’ambiente vicino. Diviene quasi spontaneo alzare le mani e cercare di accarezzare il pulviscolo profumato misto alla luce color arancio. Stessa autrice dell’opera precedente. 16° il titolo. 2007 l’anno di realizzazione. Nelle stanza adiacente, la dimensione sonora incontra quella visiva. Soggetto: l’imminente smobilitazione della FIAT (tema attualissimo e scottante!); i mezzi: un video muto, ove le immagini della fabbrica abbandonata e dei suoi dintorni desolati si alternano a quelle intense, in bianco e nero, dei corpi di atleti che lottano, e un’installazione ove un carrello con altoparlanti, un microfono, una batteria di automobile, degli amplificatori e dei riflettori propagano i rumori di corpi sotto sforzo; rumori che divengono la “colonna sonora” del video. Zafos Xagoraris l’autore. Indicatore il titolo dell’opera. 2010 l’anno di realizzazione. Città di Termini Imerese. Risalendo le scale, al secondo ed ultimo piano, sparsi sul pavimento sono i resti delle barche dei migranti di Lampedusa: legni, salvagenti, reti. Dei “cimiteri” che segnano il volto dell’isola. Davanti ad essi lo spettatore contempla, riflette, sente. Hans Schabus l’autore. Deriva il titolo. 2011 l’anno di realizzazione. Città di Capo D’Orlando. Nella stanza adiacente una grande struttura formata da strati di luci, le luminarie, giace sul pavimento. Grande griglia multicolore somigliante ad una città in veduta aerea. Massimo Bartolini l’autore. La strada di sotto, 2011. Città di Ficarra. Il percorso prima descritto ha una storia che inizia con ETICO-F e si conclude con “Sotto quale cielo?”. ETICO-F, cinque movimenti sul paesaggio, è stato un progetto di Riso, che ha scelto Capo d’Orlando, Enna, Ficarra e Termini Imerese, come location per ospitare cinque artisti di fama internazionale – Massimo Bartolini, Flavio Favelli, Hans Schabus, Marinella Senatore, Zafos Xagoraris – invitati a realizzare un lavoro on-site specific secondo un approccio di ricerca centrato sull’ascolto del territorio e la lettura del paesaggio. Nasce così un progetto, curato da Daniela Bigi, che ha preso vita nel mese di luglio del 2010. L’intento è quello di mettere in relazione aree differenti per collocazione geografica, storia e sviluppo, attraverso la sensibilità e le meccaniche progettuali della ricerca artistica contemporanea, proseguendo, nello stesso tempo, lungo un cammino di riscoperta e rivalutazione del patrimonio storico-artistico siciliano attraverso il dialogo con il pensiero e le forme della contemporaneità. Gli artisti, risiedendo ciascuno in una località, sono entrati in contatto con la gente così come con gli addetti ai lavori e, indagando l’identità del territorio, hanno lavorato con le maestranze locali e con gli uffici tecnici dei comuni ospitanti, all’interno di edifici storici di pregio intesi come piattaforme lontane nel tempo, talvolta addirittura ferme in un passato storico, dalle quali guardare alla Sicilia di oggi. Un percorso che intreccia il bagaglio di valori che deriva da una storia complessa con la fisionomia di un presente che pone interrogativi sul futuro. “Sotto quale cielo?” é il titolo dell’esposizione curata sempre da Daniela Bigi, fase conclusiva del progetto delle residenze d’artista di Riso. Appena conclusa – 8 gennaio 2012 – la mostra ha riunito le opere prodotte nell’estate 2010, in quei luoghi della Sicilia, e altre opere create appositamente per il Museo, sempre dedicate al paesaggio siciliano reale, artificiale e riprodotto. Brani di realtà, set artificiali, ricerche musicali, racconti umani, proposizioni metaforiche rappresentano le componenti di un articolato percorso di approfondimento che, nato sotto il cielo di Sicilia, si estende a tutti i cieli sotto i quali collochiamo la nostra azione nel presente, individualmente o collettivamente. Tanti cieli quanti gli artisti che cooperano con il territorio in cui si ritrovano ospiti durante le residenze d’artista, in Sicilia così come in ogni altra parte del mondo. Da qualche giorno, improvvisamente, il Museo di Riso pare abbia chiuso i battenti; cliccando sul sito si legge: «Scusateci, abbiamo provveduto all’oscuramento del sito internet a causa di un attacco hacker». Ma quali hacker?