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SOUDAIN LE VIDE – ENTER THE VOID (2009) di Gaspar Noé

Creato il 21 novembre 2010 da Close2me

enter the voidDopo 11 anni dal primo, stupefacente lungometraggio Seul contre tous. Dopo 7 sabbatici anni dall’operazione di distruzione mediatica dell’icona Monica Bellucci, letteralmente stuprata di fronte ad un pubblico impreparato, per opera del decadente e nichilista Irreversible.
“Oscar e sua sorella Linda vivono a Tokyo. Oscar vive di piccoli espendienti e di spaccio, mentre Linda fa lo spogliarelli in un locale notturno. Una sera, durante una retata della polizia, Oscar viene colpito da un proiettile e, mentre è in agonia, il suo spirito, fedele alla promessa fatta alla sorella, si rifiuta di lasciare il corpo e di abbandonarla. Lo spirito inizia allora a vagare per la città”
Un film – ma è fuorviante definirlo tale – concepito dalla folle (ma lucida) immaginazione del regista fin da prima del mediometraggio Carne (1991), quando la visione del capolavoro Una donna nel lago (1947) di Robert Montgomery lo convinse ad elaborare una sceneggiatura imperniata esclusivamente sulla soggettiva del protagonista, che appare in un unico e brevissimo momento riflesso nello specchio della propria abitazione.
Scelta non originalissima, se si guarda ad esempi piuttosto recenti come la sequenza d’apertura di Strange Days (1995) o il videoclip censuratissimo della band Prodigy, Smack my bitch up. Ma la soluzione tecnica è, prevedibilmente, per Noé solo un mezzo per trasmetter ben altro. Un espediente circense per mettere in scena tutti gli elementi precipui di una poetica personalissima, dalla chiara identità postmoderna e metropolitana, rappresentazione di un vuoto morale, etico ed ideologico assoluto: spazi bui illuminati da una moltiplicazione incontrollata di insegne luminose, edulcorate da una percezione distorta dall’incessante abuso di allucinogeni di ogni tipo.
Anche il sesso diviene meccanico reiterarsi di movimenti, privato com’è di valenze erotiche e sensualità. In questo riconoscibile nulla contemporaneo, localizzato non casualmente a Tokyo, seguiamo la vita e soprattutto la morte del giovane Oscar, che ritroverà il suo stesso io esistenziale proprio con l’abbandono del fardello corporeo. Un’esperienza di metempsicosi pura, tratteggiata (qui l’effettiva anomalia di un autore deliberatamente ateo) con un senso spirituale profondo, complesso, originale e soprattutto toccante dal punto di vista umano.
Frutto di una coproduzione tra Francia, Germani ed Italia e presentato a Cannes per la 62a edizione del Festival, ha prevedibilmente deluso la critica ufficiale, che attendeva scalpitante provocazioni di grana grossa ed al contrario ha assistito a ben 150′ di alta sperimentazione tecnica e concettuale.


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