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La commedia meticcia secondo Fatih Akin, una carriera fatta di tanti riconoscimenti importanti ma pochi euri di incasso: cinema turco ambientato nel profondo nord europeo, quella plumbea Amburgo già vista in altri film importanti nei decenni passati. Due fratelli di origine greca ,uno con una splendida idea in testa cioè il suo ristorante scalcinato in cui tenta pretestuosamente di fondere la soul music con la cucina( parola grossa per descrivere quello che cucina usando solo la friggitrice), l'altro delinquentello che ha una semilibertà a tempo limitato ammesso che dimostri di avere un lavoro.
Dicevamo del tentativo pretestuoso di fondere la cucina della bettola e la soul music, la musica dell'anima.
Come si può fondere una cucina che ha 40 piatti in menù che hanno tutti lo stesso sapore (come gli dice il cuoco) e una musica come quella soul? Ci vuole un cuoco vero e creativo che casualmente viene trovato: dopo un periodo di sorpresa da parte dei clienti applica le sue nozioni di nouvelle cusine al ristorante, creando piatti belli e sorprendenti, fino alla trovata della torta con l'aiutino afrodisiaco.
Akin non sembra rinunciare alle sue origini ma mostra il suo radicamento nel nord Europa, in un' Amburgo dalla colorazione desaturata che lo ha accolto con malcelata indifferenza.
Inquadra squallide periferie colorandole con musica e pillole di saggezza spicciola, osa aggirarsi dalle parti della battuta greve senza per questo essere sgraziato( si rasenta il collasso dal ridere alla scena dell'"alzabandiera" durante la prima seduta di fisioterapia) , avvince lo spettatore con una molteplicità di suggestioni che non si limitano solo alle numerose risate che strappa il film.
Akin ci accoglie come ospiti nel suo ristorante, ci sediamo al tavolo che ci ha riservato, ci guardiamo intorno e vediamo che il tempo si è fermato, agli anni '70 e '80.
Quasi ci si aspetta di ascoltare in discoteca i vocalizzi di Nina Hagen o vedere da qualche parte il suo volto da bambola.
Soul kitchen è un film che stimola pancia e cervello,è uno di quei film definiti d'autore che però non ne ha la spocchia (o anche la consapevolezza), è un film di personaggi ai confini della macchietta ma che non la oltrepassano mai, decide anche di avere degli snodi narrativi prevedibili ma che non disturbano affatto.
Il pezzo di Istanbul trasferito ad Amburgo rimane orgogliosamente ancorato alla propria identità e alle proprie origini ma si integra perfettamente con chi li ha ospitati.
Favolosa la musica che si ascolta durante Soul Kitchen (non solo soul ma anche tanto rock con le sue belle, pesanti chitarre distorte) così come sono incredibilmente belli i titoli di coda.
Un vero peccato perderseli.....
( VOTO : 7,5 / 10 )
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