I Soundgarden sono una tra le band più importanti della scena di Seattle. Nascono a metà anni ’80 con uno stile sonoro di totale rottura con le mode del momento. Le loro prime incisioni ispirano moltissimi artisti locali, tra i quali Kurt Cobain.
Li distingue la chitarra di Kim Thayl, che reinventa l’assolo nel momento più infelice della sua storia; c’è Matt Cameron, che ha una vera e propria mania per i tempi dispari; e c’è Chris Cornell che è un buon autore di canzoni (anche se non eccelso); la sua voce è bellissima, ma troppo simile a quella dei Led Zeppelin e la sua scrittura sembra via via tradire l’iniziale radice indie per virare su soluzioni molto vicine al metal.
Forse sono queste le ragioni per le quali, dopo l’uscita di Nevermind i Soundgarden non sfondano come le band cugine.
Nel 1994 arriva il gigantesco SuperUnknown a fare giustizia. Atmosfere rafferme e sonorità dilatate si alternano a groove potentissimi, che ti strappano letteralmente il fiato quando provi a pogarli. I tempi dispari ci sono ancora, ma diluiti dentro maree montanti di arpeggi che si rovesciano su bassi corpossissimi. La voce di Cornell raggiunge altezze imperiali e disegna paesaggi sconosciuti, esattamente come il titolo del disco. La rabbia assume forme completamente diverse da quelle gridate dai Pearl Jam o dai Nirvana, ripagando i Soungarden di quanto da loro fatto quando erano supersconosciuti: con i primi dischi, scrivendo lo straordinario disco dei Temple of the Dog e sostenendo i primi passi dei Pearl Jam.