Southcliffe non è una serie d’intrattenimento. Se volete qualcosa di leggero per passare in allegria una serata, non è proprio la più consigliata tra le visioni. A dirla tutta, non è nemmeno una serie vera e propria. È una mini-serie britannica composta da 4 episodi appena. Gli inglesi d’altra parte ci hanno ormai abituati a prodotti di durata breve, ma di qualità e intensità enormi e questa Southcliffe non fa eccezione. Oltre a essere stati presentati al Toronto Film Festival, a ulteriore segno che il confine tra tv e cinema è ormai sempre più sottile, i quattro episodi della mini-serie sono stati trasmessi da Channel 4 lo scorso agosto.
Non si tratta però di un prodotto estivo, tutt’altro, e un recupero autunnale sembra più appropriato. La serie racconta di un tragico evento che capita nella fittizia cittadina di Southcliffe: un uomo del posto, un ex militare (Sean Harris di The Borgias), impugna il fucile e si mette a sparare per le strade, scatenando il panico. La sparatoria diventa un caso di cronaca nazionale e una stazione televisiva invia sul luogo un giornalista, David Whitehead (Rory Kinnear, già visto nel primissimo episodio di Black Mirror), cresciuto proprio nella piccola località inglese e che proverà a far luce sull’oscura vicenda. Una vicenda che coinvolge tante piccole storie, tanti personaggi, tante vite che vengono spezzate, o comunque coinvolte e investite, da questa tragedia.
Kaya Scodelario in una scena di Southcliffe
C’è Anna (Kaya Scodelario di Skins), una ragazza di belle speranze che va a fare jogging con la musica di Amy Winehouse nelle cuffiette, ci sono i suoi genitori Andrew (Eddie Marsan già in Ray Donovan) e Claire (Shirley Henderson vista in Trainspotting), c’è il giovane militare appena tornato dall’Afghanistan Chris (Joe Dempsie di Game of Thrones e pure lui di Skins), che vorrebbe soltanto godersi il ritorno alla vita normale, e c’è l’adultero Paul (Anatol Yusef), a cui piace cantare brani di musica soul in auto e tradire la moglie. Tutte vite che in qualche modo si intrecciano, si incontrano e si rompono, distrutte da quanto succede nel giro di poche ore nella loro cittadina.
Al di là del coinvolgimento emotivo creato dal fatto in sé, anche grazie alle splendide interpretazioni di un cast in stato di grazia, ciò che colpisce di Southcliffe è il modo in cui presenta gli eventi. Southcliffe sceglie un racconto di tipo non lineare, procede avanti e indietro nel tempo, spiazzando in più di un’occasione e arrivando alla fine a dipingere un quadro triste e desolato finché si vuole, ma non privo di speranza. Non una visione facile, quindi, quanto un pugno allo stomaco che sa colpire in modo duro e che lascia un segno anche al termine. Allo stesso tempo è però anche una bella storia sull’andare avanti perché, persino dopo un evento tanto drammatico, si può ancora riuscire a vivere.
di Marco Goi per Oggialcinema.net