S&P 500: allarghiamo lo sguardo

Da Finanza E Dintorni @finanzadintorni

Partiamo subito col grafico dello S&P 500:

S&P 500 – Grafico nr. 1

L’indice americano ha chiuso la seduta a 1.359 punti, registrando un +0,48%.

Il bilancio settimanale è invece pari ad un -1,45%.

Ultime sedute:

S&P 500 – Situzione trend – Grafico nr. 2

Innanzitutto da questo grafico è possibile notare come i trend (specialmente quelli di medio e di lungo che a noi più interessano) sono saldamente impostati al ribasso e quindi in grado di sopportare rimbalzi anche di una certa consistenza, senza invertire al rialzo.

Inoltre, fermo restando che la media mobile a 200 giorni è una media assai lunga e per questo motivo è bene concederle un certo margine di perforazione prima di considerarla rotta, va comunque segnalato che in questa settimana lo S&P 500 è sceso al di sotto della stessa.

Ora, giusto per non perdere il filo, riporto molto sinteticamente le indicazioni più rilevanti degli ultimi mesi:

Era il 15 luglio di quest’anno quando, tra le conclusioni dell’ultimo Check up dedicato allo S&P 500 (al tempo quotava 1.356 punti), si scriveva:

“L’analisi tecnica ci indica la prosecuzione del rialzo in corso, ma non sussistono i motivi per considerare l’attuale salita come un qualcosa di affidabile, di duraturo.

Al contrario, esistono validi motivi per credere che, esaurito il rialzo in essere, si possa assistere ad un calo molto deciso.

Quando l’analisi tecnica ci fornirà qualche segnale d’allarme, sarà bene essere rapidi nel tirare i remi in barca.”.

Ma quando tirare i remi in barca allora?

Circa tre mesi dopo, il 13 ottobre, quando l’indice americano prezzava 1.428 punti con una articolo dal titolo eloquente ‘S&P 500: evidenti segnali di debolezza’, dopo aver evidenziato la comparsa di una preoccupante Bearish Enugulfing su base settimanale, si aggiungeva:

“Più volte in questo blog ho sostenuto come un mercato al rialzo sia composto da una serie di minimi e di massimi rialzisti; se consideriamo gli ultimi due massimi (evidenziati nel grafico) non sono crescenti.

Già questo è un campanello di allarme, al quale dobbiamo aggiungere il fatto che pure la sequenza dei minimi crescenti s’è interrotta e, l’eventuale rottura (al momento probabile) di area 1.430 classificherebbe il movimento in corso come correzione…”.

Area 1.430 venne perforata dieci giorni dopo ed il ribasso ha quindi proseguito fino a toccare un minimo ieri a 1.343 punti.

A questo punto è lecito chiedersi l’obiettivo del calo.

Un target l’avevo indicato la scorsa settimana:

“…fatto salvo l’intervento delle mani forti (improbabile, perchè se volevano/riuscivano avrebbero evitato la discesa sotto i 1.402 punti), ritengo che la correzione porterà lo S&P 500 almeno fino ad area 1.321.”.

Tale soglia corrisponde al ritracciamento del 38,2% di Fibonacci della gamba rialzista avviatasi l’ottobre del 2011:

S&P 500 – Grafico nr. 3

La soglia del 38,2% è l’area in cui il più delle volte lo storno si esaurisce o perlomeno interrompe momentaneamente la propria corsa; proprio questo fatto statistico ci obbliga a darle grande considerazione.

Tuttavia, spesso un calo è interrotto da un supporto statico, e come possiamo notare dal grafico ve n’è uno proprio in linea col ritracciamento del 50% di Fibonacci (area 1.274).

In buona sostanza, entrambi questi livelli sono da tenere in debita considerazione.

C’è dell’altro: la gamba rialzista finora esaminata, altro non è che un movimento al rialzo all’interno di un canale rialzista ben più importante:

S&P 500 – Grafico nr. 4

Trattasi del rialzo avviatosi dal minimo di marzo 2009 a 666 punti, un rialzo che ha consentito all’indice americano di portarsi al recente massimo di 1.474 punti, che equivale ad un +121%; in buona sostanza, lo S&P 500 in questi 3 anni e mezzo si è più che raddoppiato.

Sono numeri impressionantemente positivi ma che allo stesso tempo, nel momento in cui si sta scendendo preoccupano perchè ci si chiede se è la precedente gamba rialzista a doversi ritenere in fase correttiva o questa.

Nel secondo caso gli obiettivi di Fibonacci risulterebbero i seguenti:

S&P 500 – Grafico nr. 5

Come si può notare i numeri sono ben più desolanti.

Se si considera che l’obiettivo di uno storno solitamente corrisponde al ritracciamento del 38,2% del rialzo preesistente, e se fosse questa la gamba rialzista ad esser oggetto di correzione, si dovrebbe scivolare in area 1.166 punti.

Ipotesi plausibile? Direi che non lo è meno di altre, vista l’entità del rialzo dal marzo 2009 in poi e la situazione non rosea dell’economia americana.

Fermo restando che è sempre bene allargar lo sguardo ad un orizzonte temporale più lungo, è altrettanto bene considerare certi livelli come semplici ipotesi da tenere sul tavolo di lavoro.

A mia conoscenza, non esiste una regola che ci consenta di capire se tale fase sia correttiva della gamba rialzista avviatasi ad ottobre 2011 (grafico nr. 3) o di quella iniziata nel marzo 2009 (grafico nr. 5), per cui sarà bene procedere per gradi senza dar nulla per scontato.

Tuttavia, una regola potremo porcela da soli: solo nell’eventualità in cui lo S&P 500 dovesse scendere al di sotto del ritracciamento del 50% del rialzo avviatosi il marzo 2009 (quindi area 1.274 punti) prenderemo in seria considerazione la possibilità che la presente fase correttiva si riferisca al rialzo iniziato nel marzo 2009.

Ora, però, è doveroso considerare i ritracciamenti del movimento più breve, e  così facendo non posso che ricordare che siamo ormai prossimi ad area 1.321 (ritracciamenti 38,2% – vedi grafico nr. 3) ed in situazione di forte ipervenduto.

Un ultima considerazione tecnica: un movimento ribassista si valuta soprattutto in funzione dei massimi decrescenti, motivo per cui, il momento in cui si rimbalzerà potrà fornirci indicazioni molto importanti.

Potrà per esempio farci capire se il rialzo sarà ripartito, o se saremo ancora in piena fase correttiva.

Infine, da segnalare un appuntamento: martedì si riunirà l’Eurogruppo per discutere il rilascio della tranche di 31,2 miliardi a favore della Grecia.

Le ultime voci sembrano escludere risultati negativi, tuttavia, in Agosto Juncker, presidente dell’Eurogruppo,  interpellato in merito all’ipotesi dell’uscita della Grecia dall’Area Euro, affermò che se tale scenario dovesse verificarsi sarà “non prima dell’autunno e nemmeno dopo”.

Siamo in autunno e malgrado il recente ottimismo, non farà male tenere le antenne dritte.

Riccardo Fracasso


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