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Spaghetti Story, la recensione: “Uno spaccato di storie di oggi”

Creato il 17 dicembre 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

17 dicembre 2013 • Recensioni Film, Vetrina Cinema •

Il giudizio di Claudia Catalli

Summary:

SPAGHETTI STORY
Uno spaccato di storie di oggi: cinema fatto in casa, genuino, prezioso.

Andrà cercato, ma ne sarà valsa la pena. Distribuito in sole 27 sale dal 19 dicembre, il film che segna il debutto nel lungometraggio del romano Ciro De Caro è una sorpresa cinematografica che ha il sapore del piatto di spaghetti che contiene, non a caso, nel titolo: genuino, sincero, fatto in casa. Tradotto in ”cinemese” significa: niente fronzoli, personaggi e situazioni reali, dialoghi privi di retorica, nessuna pretesa tranne quella di fotografare spaccati di quotidianità.

Un cinema giovane, nello stile e nel linguaggio, ma mai giovanilistico, che torna a raccontare la generazione dei trentenni di oggi attraverso la chiave della verosimiglianza, affrontando a pieno viso temi di drammatica attualità come il precariato (anche e soprattutto emotivo) senza rinunciare a un sano tocco di ironia. Così, tra una battuta e l’altra, sullo schermo sfila una galleria di personaggi che ci appartiene e a cui, pertanto, ci si affeziona presto: Valerio è un attore che tenta e ritenta, ma per pressappochismo altrui e per un sistema che non funziona è costretto ad arrangiarsi con lavoretti di fortuna. Scheggia un pusher dal cuore tenero, che a fare il precario proprio non ci sta. Giovanna e Serena due ragazze che tentano di credere in qualcosa e in qualcuno, mentre tutto attorno a loro sembra sfaldarsi e perdere di significato.

Spaghetti Story - Immagine Promozionale

Spaghetti Story – Immagine Promozionale

Attraverso una sceneggiatura solida e mai scontata, che sceglie il linguaggio comune, il dialetto romano e la spontaneità per raccontare concrete esperienze di vita e non metafore vuote, De Caro porta sullo schermo storie di oggi, di un tempo di crisi economica che diventa crisi di valori, di speranze, di progetti. Storie di coppie sospese, di conti che non tornano a fine mese, di speranze e sogni infranti, tutte calate profondamente, come pochi film italiani sanno fare (pochi di quelli che riescono ad arrivare in sala, s’intende), in ciò che viviamo. Si parla di immigrazione clandestina come dei programmi di cucina in tv, dello spettro della meritocrazia come del costo di un paio di scarpe da comprare. E questo tipo di ”tangibilità” del discorso cinematografico catapulta lo spettatore in un contesto che conosce e riconosce, finendo per farlo simpatizzare con un cast di giovani quanto validi attori, a partire dai protagonisti Valerio Di Benedetto e Cristian Di Sante.

Premiato al Festival di San Marino, applaudito all’estero da Mosca fino a Hong Kong, Spaghetti Story è un piccolo grande film – se proprio avete bisogno di definizioni, una commedia agrodolce – che vi resterà impresso, e che dimostra, ancora una volta, il senso e la forza del cinema indipendente: la libertà di raccontare come siamo davvero, senza l’imbarazzo di dover compiacere produttori e pubblico ad ogni costo.

Di Claudia Catalli per Oggialcinema.net

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