
La Repubblica, 01 agosto 2011
"La maggioranza detesta chi gioca in proprio la sua partita fuori dalle regole della diligenza e del compromesso. Guardatevi attorno, è vero ad ogni latitudine, in ogni schieramento. La classe politica premia chi ha soldi e dunque influenza su chi ne ha, o chi è talmente mediocre da potersi manovrare.Zapatero non è né l'uno né l'altro. [...] ha peccato di presunzione e ha fatto della solitudine la sua compagna, non ha ascoltato i vecchi, si è piegato alle ragioni della grande finanza, ha creduto davvero di poter fare da solo, infine ha pagato. [...] Avrebbe dovuto ascoltarci. Quelli che nel 2004 gli gridavano in piazza "non ci deludere" oggi si accampano nelle stesse piazze, delusi e rabbiosi, insieme ai loro figli. Quelli che gli proponevano scambi ancien regime di Palazzo oggi gioiscono: il vecchio democristiano Duran y Lleida, l'amico di Cossiga, è l'arbitro di questa partita. Un po' come se qui avessimo un Forlani, non un Casini, a decidere le sorti del Paese. I ragazzi che hanno fatto le tende sugli alberi di piazza Catalogna e della Puerta del Sol non se ne fanno una ragione.
La rivolta sta riconsegnando il Paese ai sessantenni, ai settantenni. Un paradosso davvero."
Un'ottima analisi di Concita de Gregorio, che non delude mai.






