Spagna: il capolavoro dell'imperfezione

Da Francesca_82
 Vi avviso, sta per partire un post ricco di luoghi comuni, ma con un fondo di triste verità.
Venerdì sera esco dal lavoro e vado diretta a vedere un paio di amici miei italiani, due delle decine che conosco qua a Valencia, noi 3 tra le migliaia di compatrioti più o meno dichiarati all'AIRE che occupano felicemente il territorio spagnolo.
Alla fine eravamo quattro: una siciliana, un pugliese, due modenesi, perché -colpo di scena- colui che fu il mio compagno di banco per anni alle superiori, il primo che conobbi appena messo il piede in classe, ecco, adesso vive qua.
-Come va il lavoro?
-Lavoro? What is lavoro?
-Ci si arrangia
- Domani mi vedrai frugare nei cassonetti
-Potrei lavorare anche gratis o pagare per farlo.
-Mi hanno prima offerto 400€ per un seminario, poi 150 e alla fine il rimborso spese: il passaggio in auto.
Ma alla fine noi che ci facciamo qua?
E già. Età media 30anni, lavorando a spizzichi e bocconi,  la metà di noi alla fine è venuta per studiare ed è rimasta per amore, l'altra metà è venuta per amore, si è lasciata ed è rimasta per vivere.
Nessuno comunque pianifica lasciare questo disastrato Paese, oramai il terzo mondo europeo, alla ricerca di un futuro migliore.
Siamo nati e vissuti in Italia. Abbiamo studiato, abbiamo almeno due lauree (non scherzo!). Alcuni di noi hanno vissuto in UK, Irlanda, Perù, Svizzera.
Avevamo dei soldi in banca, che si sono ridotti sempre più.
Avevamo avuto contratti decenti, reali, degni.
Ma rimaniamo qua.
Io e Felipe non ci consideriamo dei cervelli in fuga, siamo giunti alla conclusione che se avessimo voluto eccellere nelle nostre specialità saremmo andati al Nord.
Volevamo vivere: io ho scelto la Spagna per continuare i miei studi ma senza rinunciare alla vita. Ho quindi lasciato gli studi presa dalla vita.
Felipe era venuto a farsi un giro per caso, si è innamorato, fa di tutto comunque per non fare il mantenuto, ritrovandosi periodicamente a lavorare proprio a Modena.
Salvatore e Rita vivacchiano, sono single, giovani e hanno nelle vene l'arte di arrangiarsi, magnificamente appresa sul posto.
Se c'è qualcosa che abbiamo imparato qua in Spagna è riuscire davvero a vivere il no pasa nada, finché c'è birra c'è speranza alla LETTERA.
Io ammiro gli spagnoli perché la crisi profonda in cui è caduto il Paese ha diviso letteralmente in due la società: esiste la società economica e politica in completa antitesi con quella reale: della gente che lavora senza contratti, che non entra in nessuna statistica ufficiale del Governo, una società che esiste e si muove nonostante il Governo e le minchiate che dice ogni giorno quest'ultimo.
E' una realtà completamente scollata da quella dei dati ufficiali.
Che riesce a inventarsi dei lavori dal niente, pur di campare.
Si vive, dignitosamente.
E senza soldi. Solo in Paesi veramente rimasti in mutande nascono movimenti indipendenti e anti-sistema basati sulla solidarietà e grande inventiva come le monete sociali, scambi di beni e servizi alla facciazza del Sistema. Accolti con diffidenza, sono diventati una realtà normale per avere gli stessi servizi senza dover passare dalla banca.
Si lotta.
Infatti solo qua poteva nascere il 15M e Podemos, che scusate ma BeppeGrillo je fa na pippa.
Podemos è il terzo partito politico spuntato dal niente alle Elezioni Europee costituito da una banda di matti sognatori (una casalinga, un dottorando, un medico della mutua, un operaio metalmeccanico, due disoccupati...) che a suon di volantinaggio ha sbancato alle Elezioni europee nei seggi spagnoli e lo farà presto anche alle municipali.
Ieri eri la Señorita Puri, cassiera del Mercadona e domani ti lanciano al Parlamento Europeo.
Gli spagnoli è da un pezzo davvero che hanno smesso di cercare da lavorare in senso stretto, l'unica cosa da fare è inventarselo il lavoro. E poi manifestare SEMPRE.
Però c'è il sole. SEMPRE.
A Valencia c'è anche il mare.
Alla sera, succeda quel che succeda, si esce. Si sta bene.
Non esiste il pessimismo.
Non sappiamo niente di Banca Mondiale e FMI e la Merkel ci considera già la sua provincia povera (è vero!) ma ce ne freghiamo dei numeri ufficiali.
E noi quattro, che altrove avremmo comunque ancora speranze, consapevoli che il futuro che abbiamo qua è difficile, non potremmo comunque rinunciare alla Spagna.
Rinunciare al caos.
Rinunciare agli amici, tantissimi amici, che ti fai OVUNQUE ti muovi. Magari non sono i tuoi migliori amici, ed esistono eccezioni che anche io ho vissuto, ma non  ti ignorano. E' molto facile entrare in "qualche giro" e nonostante l'invasione italica, siamo sempre ben accettati.
C'è fratellanza, diciamo. Credo che vada di moda avere l'italiano come amico (per gli spagnoli credo sia inevitabile da qualche anno a questa parte)
Rinunciare ai baci, sempre, contatto fisico in generale? Ni hablar!
Rinunciare pure alla simpatica negazione degli spagnoli nelle più basiche attività burocratico-legali. Perché tanto no pasa nada!
All'inciviltà delle cacche di cane per strada, macchine parcheggiate ovunque, quasi dentro alle case.
Alla fine non potremmo nemmeno rinunciare a sti politici, perché altrimenti come ridere di loro in riviste  satiriche come Revista Mongolia o El Jueves  o programmi come El Intermedio? 
Non potremmo vivere in un Paese di quelli civilizzati sul serio, tipo che hanno una classe politica irreprensibile, umana, onesta.
Dove il lavoro è sacro e non esiste la disoccupazione.
La famiglia è tutelata da mille diritti inalienabili.
L'istruzione come punta di diamante.
Non c'è una carta per terra.
Si fermano ai semafori invece di accellerare per schivarti di un pelo.
perché....
Ci sarebbe uno scotto da pagare, per esempio: il FREDDO. La mancanza di sole.
La poca sociabilità della gente.
Salvatore è scappato dall'Irlanda. Come Davide del resto. Ed entrambi avevano vissuto in Crande Cermania.
Puoi avere tutti i diritti civili di sta terra garantiti, ma se ti mancano le basi della socializzazione e del bel vivere, ma che ci stai a fare al mondo?
Adesso che sono madre ogni tanto penso che dovrei andare a vivere in Norvegia, pagare migliaia di soldi di tasse ma avere tutti i benefici possibili immaginabili: invece rimango qua, ma sono sempre più convinta di  non volere un altro figlio anche solo per non dover inventare truffe al Sistema Sanitario pur di avere un minimo di trattamento umano. Sì, e non sono l'unica.
Ogni tanto vado in Ambulatorio solo per accertarmi per esempio di essere ancora nelle loro liste come cittadina di serie A e di non essere invece stata falciata via, come fanno ogni tanto (e mi era già successo l'anno scorso di essere stata espulsa dal Sistema Sanitario Nazionale) per ripulire dai "parassiti", cioè tutti i non spagnoli non lavoratori, pur appartenendo a categorie protette come donne incinte, anziani, bambini.
Credo che per espatriare bisogna guardare a tutti i pro e i contro.
Magari i miei pro sono estremamente futili e infantili (vabbé, che poi la famiglia di Raul è qua e questo è il grande bonus in fondo) ma ognuno ovviamente decide per sé quello che cerca. Per me il fattore climatico e sociale ha una sua importanza, ho vissuto abbastanza anni nella nebbia padana per sapere che non posso sopportarla più.
I Paesi nordici, non avendo il modo materiale di perdere tempo ciondolando al sole, di bar in bar stanno meglio di quelli del SudEuropa. Sono lavoratori per passatempo. Credo sia una verità inconfutabile.
L'appossimazione dei meridionali invece è il frutto di anni e anni di troppo sole in testa e resistenza a passare più di due ore  e mezza di fila chiusi tra quattro pareti. La vita fuori ha un'attrazione irresistibile. Non c'è dubbio.
avete qualche teoria in merito?

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