Scoperto leggiucchiando Serialmente, questo telefilm aveva attirato la mia attenzione solo perché ne era protagonista Andy Whitfield, conosciuto grazie al film Gabriel. La furia degli angeli — su cui non scriverò nulla, a parte: =_=
Uno dei due soli punti a favore del film, insieme all’atmosfera.
Nemmeno lui, però, era riuscito a fare pendere la bilancia per l’ “okay, diamo un’occhiata”, così Spartacus. Blood and sand è caduto nel dimenticatoio per due anni, e nel frattempo mi sono dispiaciuta per la morte del suo protagonista.
Poi, non ricordo nemmeno più come o perché, mi è ricapitata sott’occhio e ho deciso di seguirla. Cosa che ho fatto negli ultimi due giorni, riducendomi gli occhi come uova sode.
Il primo episodio ho cercato di guardarlo in streaming. Mai più! Ho perso talmente tanto la pazienza, davanti al caricamento lentissimo e ai continui freeze, che per un soffio non ho abbandonato la serie, anche se quel poco che ero riuscita a vedere mi aveva fatto una buona impressione.
Estetica alla 300 e schizzi di sangue alla Hokuto no Ken: poteva non piacermi?
Spartacus. Blood and sand è una serie violenta, cruda ed esplicita – anche se questi aspetti, in particolare i primi due, vengono patinati dagli effetti speciali e dal rallenty. Una buona parte dei duelli è più coreografico che altro.
Dal punto di vista dell’originalità non offre niente di nuovo: mostra aspetti della vita quali amore, fedeltà, amicizia, lealtà e libertà abbattuti uno a uno da vizio, corruzione, intrigo e grettezza, incarnati da antagonisti che però non sono delle macchiette “Kattive perché sì”.
È una serie da guardare: l’ho trovata spettacolare, e non solo nelle immagini.
Ci sono ammazzatine varie, tanto sangue, tanto sesso, qualche eccesso di retorica (il fuoco alle spalle di Spartacus mi ha ricordato quello negli occhi di Mimì Ayuara, accidenti!), ma ci sono anche dei buoni subplot. Non mi sono annoiata, anzi: episodio dopo episodio, alla faccia della Maestrina dalla Penna Rossa che rompeva le scatole a tutto spiano, ho cominciato a divertirmi. Alla fine, posso dirmi soddisfatta. Per me, Spartacus. Blood and sand è una bella serie.
Ogni personaggio (o quasi) è ben costruito.
Per esempio, Crisso non è solo IL rivale, il fanatico dell’arena, quello che pensa unicamente a una morte gloriosa. I suoi ripetuti “tutti i gladiatori sono fratelli” non sono solo le spacconate di un cialtrone esaltato, anche se è questa l’impressione che danno. Crisso ha una sua evoluzione che mi è piaciuta. All’inizio mi faceva sbuffare. Alla fine stavo lì ad agitare i pon pon anche per lui.
Per certi versi, lui e Spartacus sono speculari: Crisso, dietro l’arroganza e la corazza del campione di Capua, a modo suo include anche altri nella sua vita; Spartacus, invece, proietta all’esterno il suo vuoto interiore, respinge tutti — tranne Varro — e si concentra su stesso man mano che gli vengono tolti gli affetti. L’affrancamento dell’uno dalle proprie schiavitù procede di pari passo con quello dell’altro, seguendo percorsi diversi, anche se entrambi sono mossi dallo stesso sentimento.
To’, guarda un po’ chi si rivede! Azog il Profanatore!
Varro non è solo l’amico fraterno che fa da spalla. Anche lui ha una sua storia. In effetti, è vero per quasi tutti i personaggi. Quel che sarà dell’amicizia tra lui e Spartacus è telefonatissimo e l’episodio risolutivo, da questo punto di vista, pecca di “visto, già visto, stravisto”. Però me ne è importato poco. Negli episodi precedenti ho visto il nascere e lo svilupparsi di questo rapporto solido, che mi ha fatto prendere Varro in simpatia e ha assolto bene alla funzione di smussare un poco l’immagine di Spartacus “eroe solitario contro il resto del mondo”.
Batiato, il lanista, è ambizioso, doppio e triplogiochista, falso, spietato, ma ciò che prova per la moglie Lucretia è un misto di complicità e affetto che va oltre la convenienza dell’unione tra casati.
Menzione speciale per il gladiatore Barca, la “belva di Cartagine” — che pare abbia ucciso il padre nell’arena, ma poi è tenero con le bestiole — e l’attendente Pietro.
Ci sono molte donne, in Spartacus. Blood and sand.
Sura, la moglie di Spartacus, è l’amore vero. Il rischio che la cosa risultasse melensa è stato schivato — imho — nonostante mi sia venuto spontaneo liquidare con un vabbe’ qualche scena tra i due.
Lucretia, indubbiamente molto legata a Batiato, è una matrona spietata quanto il marito. E, nello stesso tempo, è una donna in bilico, che non riesce ad avere figli e ha bisogno della gratificazione di sentirsi desiderata da Crisso. Devo dire che, nel primo episodio in cui compare (il secondo), Lucy Lawless non mi aveva convinta; poi, mano a mano, è diventata uno dei miei personaggi preferiti.
Naevia è la donna che ristabilisce le priorità del campione di Capua.
Mira potrebbe essere una rinascita, per Spartacus.
L’unica a essere veramente “povera di spirito” è Ilithyia che, di contro, non è affatto “povera di corpo”…
Quanto a Spartacus, a prima vista può dare l’impressione di essere il tipico eroe tutto d’un pezzo, che ha fatto della vendetta la sua sola ragione di vita. In realtà è un personaggio complesso, talmente solido e ben costruito da apparire del tutto umano. Ed è stato ottimamente interpretato. L’unica cosa che forse si potrebbe considerare una forzatura fuori personaggio, ma che non riesco a guardare in questo modo, è l’ingenuità che dimostra mentre affina il suo piano di fuga per lasciare la casa di Batiato, una volta ritrovata Sura: questo Spartacus così approssimativo stona un poco, sembra davvero di assistere ai piani arraffazzonati di Shaun per raggiungere il Winchester e mettersi in salvo dagli zombi con amici, fidanzata e parenti.
Spartacus passa dalla ribellione all’abbrutimento, dall’annullamento di se stesso a una nuova presa di coscienza, e lo fa perlopiù menando botte da orbi e massacrando. Il sesso, che ha parecchia parte nella serie, per quel che riguarda il protagonista diventa qualcosa di accessorio — una volta che viene separato dalla moglie. E si basa quasi sempre sulla corrispondenza amore/morte.
Ma a parte tutto… che splendore, era Andy Whitfield!
Okay, la post produzione lo ha reso un filino più cool, ma il ragazzo ci ha messo il 99% del suo, diciamolo.
In conclusione, una serie da godersi non solo per i combattimenti, il sangue, gli intrighi e i maschioni nudi, ma anche per le storie dei vari personaggi che ruotano intorno Spartacus.
I dvd di questa prima stagione entrano nella mia wish list, tuttavia non mi precipiterò ad acquistarli adesso.
E ora mi preparo a guardare Spartacus. Vengeance senza Andy Whitfield, che è stato uno splendido protagonista sotto ogni aspetto.