Spazio nucleare 2012

Creato il 26 aprile 2012 da Tnepd

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Karl Grossman Enformable 13 Aprile 2012


Lo schianto della scorsa settimana di un drone statunitense sulle isole Seychelles, il secondo incidente di un drone statunitense alle Seychelles in quattro mesi, sottolinea la follia mortale del piano degli scienziati dei laboratori nazionali degli Stati Uniti e della Northrop Grumman Corp. riguardante i droni a propulsione nucleare.

Il drone che “è rimbalzato un paio di volte sulla pista” nel Seychelles International Airport, il 4 aprile, “prima di finire” in mare, secondo una dichiarazione della Civil Aviation Authority delle Seychelles, era a propulsione convenzionale. Dalle isole dell’Oceano Indiano i droni degli Stati Uniti volano sulla Somalia e anche sulle acque al largo dell’Africa orientale, alla ricerca di pirati. Ma l’uso di energia nucleare per i droni degli Stati Uniti è stato “positivamente valutato dagli scienziati del Sandia National Laboratories e della Northrop Grumman Corp.”, ha rivelato Steven Aftergood, del Progetto sulla segretezza del governo della Federazione degli scienziati americani, il mese scorso.

Il loro rapporto ha detto che “i progetti tecnologici e dei sistemi sono stati valutati … ma non sono mai stati applicati in precedenza sui velivoli senza equipaggio” e l’”uso di queste tecnologie” potrebbe fornire “prestazioni del sistema senza paragoni con le tecnologie esistenti.” E’ riconosciuto, tuttavia, che “le attuali condizioni politiche non consentono l’uso dei risultati.” Così “è dubbio che saranno utilizzati in un futuro a breve o a medio termine.”

Basti pensare se i due droni che si sono schiantati alle Seychelles, avessero utilizzato il nucleare, e se all’impatto il combustibile radioattivo che avrebbero potuto contenere, si fosse sparso. Oppure, si pensi se i droni fossero precipitati altrove, in Somalia, per esempio, fornendo materiale nucleare per chi volesse avere una “bomba sporca“. I droni, non troppo per inciso, hanno una serie di frequenti incidenti.

Il drone a propulsione nucleare apparentemente non va avanti da nessuna parte, ora, a causa delle “considerazioni politiche attuali.” Ma altri sistemi che utilizzano la propulsione nucleare, e che anche minacciano una catastrofe nucleare, sono sul tavolo di progettazione e alcuni progrediscono.

Questi includono:

- Un nuovo piano dell’Aviazione degli Stati Uniti che sostiene “il volo con motore nucleare“, dal titolo Energy Horizons, emesso a gennaio, afferma che “l’energia nucleare è stata impiegata su diversi sistemi satellitari” e “questa fonte fornisce una potenza costante … con una molto più alta energia e densità di potenza rispetto alle tecnologie attuali.” E ammette che “l’attuazione di tale tecnologia deve essere valutata con dei possibili esiti catastrofici.” Infatti, il peggior incidente che ha coinvolto un sistema spaziale nucleare degli Stati Uniti si è verificato con la caduta sulla Terra, nel 1964, di un satellite alimentato da un generatore termoelettrico a radioisotopi o RTG, lo SNAP-9A. Non riuscì a raggiungere l’orbita e cadde sulla Terra, la disintegrazione nell’atmosfera causò la dispersione del suo combustibile al Plutonio-238, sotto forma di un’ampia nube di polvere sulla Terra. Il dr. John Gofman, professore di Fisica Medica presso l’University of California, Berkeley, collegò l’incidente dello SNAP-9A ad un aumento globale nel cancro ai polmoni. Il rapporto dell’Aviazione considera l’energia nucleare una fonte di energia che l’aiuterà a raggiungere la “massima quota fondamentale“, fornendo “l’accesso a ogni parte del globo, comprese le aree negate”.

- “Un innovativo sistema di navigazione spaziale a propulsione nucleare russa, sarà pronta entro il 2017, e spingerà una nave in grado di compiere lunghe missioni interplanetarie entro il 2025“, aveva riferito, la scorsa settimana, l’agenzia russa RIA Novosti. L’articolo del 3 aprile, intitolato “Plutonio su Plutone: novità sul volo spaziale nucleare russo“, diceva, “Il motore nucleare della potenza di megawatt, funzionerà per un massimo di tre anni e produrrà 100-150 kilowatt di energia, a potenza normale.” E “sviluppato presso Skolkovo, polo tecnologico avanzato della Russia, dove il direttore del programma nucleare Dennis Kovalevich ha confermato la svolta.” Ha detto, “gli scienziati si aspettano di iniziare a sviluppare il nuovo motore tramite test operativi, già nel 2014.” In precedenza, RIA Novosti aveva riferito che il direttore di Roscosmos, l’agenzia spaziale russa, riteneva che lo “sviluppo di sistemi a energia nucleare, della potenza di megawatt, per veicoli spaziali con equipaggio umano, è determinante se la Russia vuole mantenere un vantaggio competitivo nella corsa allo spazio, compresa anche l’esplorazione della Luna e di Marte.” Si dice che anche l’azienda spaziale russa Energija, sia “pronta a progettare una centrale nucleare spaziale, con una vita utile di 10 a 15 anni, da collocare inizialmente sulla Luna o su Marte.” Il peggior incidente che coinvolse un sistema spaziale nucleare sovietico o russo, fu la caduta nel 1978 del satellite Cosmos 954, alimentato da un reattore nucleare. Disperse nell’atmosfera detriti radioattivi per oltre 77.000 miglia quadrate, sui Territori del Nordovest del Canada.

- Gli Stati Uniti stanno avviando di nuovo la produzione di Plutonio-238 per uso spaziale. Negli ultimi anni, gli Stati Uniti avevano smesso di produrre Plutonio-238. E’ 270 volte più radioattivo rispetto al più comunemente conosciuto plutonio-239, utilizzato come combustibile per le bombe atomiche, e quindi la sua realizzazione ha prodotto un significativo inquinamento radioattivo. Invece, hanno ottenuto Plutonio-238 dalla Russia. Gli RTG alimentati da Plutonio-238 sono stati utilizzati dagli Stati Uniti come fonte di energia elettrica per i satelliti, come Horizons Energy notava. Ma questo fino all’incidente dello SNAP-9A, che ha causato una svolta verso la produzione di elettricità con pannelli solari fotovoltaici. Ora tutti i satelliti sono alimentati da pannelli solari, così come la Stazione Spaziale Internazionale. Ma gli RTG che usano il Plutonio-238 sono rimasti una fonte di energia elettrica a bordo di sonde spaziali come la Cassini, che la NASA ha lanciato verso Saturno nel 1999. Il Dipartimento dell’Energia prevede di produrre Plutonio-238, sia all’Oak Ridge National Laboratory che nell’Idaho National Laboratory. “Nei prossimi due anni, l’Oak Ridge National Laboratory avvierà un progetto pilota da 20 milioni di dollari per dimostrare la capacità del laboratorio nel produrre e processare Plutonio-238 per l’utilizzo nel programma spaziale“, ha riferito il Knoxville Sentinel News, il mese scorso.

-Gli Stati Uniti stanno inoltre sviluppando missili a propulsione nucleare. Il direttore della NASA Charles Bolden, un ex astronauta e maggiore generale dell’US Marine Corps, è un sostenitore del progetto di una società di Houston, Ad Astra, di cui un altro ex astronauta, Franklin Chang-Diaz, è presidente e chief executive officer. “Ha lanciato Ad Astra, dopo che si era ritirato dalla NASA nel 2005, ma l’azienda continua una stretta collaborazione con l’agenzia spaziale degli Stati Uniti“, osservava la governativa Voice of America, nel suo articolo sul progetto dello scorso anno. Il Variable Specific Impulse Magnetoplasma Rocket o VASMIR può essere alimentato da energia solare, ma l’articolo riferisce, “Chang-Diaz dice che sostituendo i pannelli solari con un reattore nucleare, si fornirà la potenza necessaria a VASMIR per un viaggio molto più veloce.” E lo cita riferire che “potremmo compiere una missione su Marte in circa 39 giorni, solo in andata.” E, anche se “tale missione è ancora lontana tanti anni, Chang-Diaz dice che il suo razzo potrebbe essere utilizzato molto prima per le missioni della Stazione Spaziale Internazionale o per il recupero o il posizionamento di satelliti in orbita attorno alla Terra.”

Chi sfida ciò che sta accadendo è il Global Network Against Weapons & Nuclear Power in Space.
Bruce Gagnon, coordinatore del gruppo, commenta:

Chi può negare che l’industria nucleare non stia facendo gli straordinari per diffondere il suo prodotto mortale su ogni possibile applicazione militare? La recente rivelazione che il Pentagono stia fortemente considerando di usare motori nucleari sui droni è pericolosamente ‘più del solito’”. “Droni a propulsione nucleare che volano in giro o a bordo di razzi che spesso falliscono il lancio, sono follia pura“, afferma Gagnon. “Le persone devono respingerlo nettamente“.

Quello che sta accadendo ha cause profonde. Un concetto fondamentale di Sandia e Northrop Grumman per i droni a propulsione nucleare era, come il quotidiano britannico The Guardian ha riferito la settimana scorsa, i voli a lunghissima autonomia. “Gli scienziati statunitensi hanno elaborato piani per una nuova generazione di droni a propulsione nucleare, in grado di volare sulle regioni remote del mondo per mesi e mesi, senza rifornimento di carburante“, ha segnalato. La stessa logica, ha osservato Gagnon, fu alla base dello sviluppo negli Stati Uniti, negli anni ’40 e ’50, di bombardieri a propulsione nucleare.

La strategia era che questi bombardieri a propulsione nucleare rimanessero in aria per lunghi periodi di tempo. Non ci sarebbe stato quindi alcun bisogno di mobilitare gli equipaggi e fare decollare i bombardieri per sganciare armi nucleari in Unione Sovietica, se erano già in volo, in attesa del comando. L’Energia Nucleare per la Propulsione di Aeromobili o progetto NEPA, fu iniziato nel 1946 e ha comportato la conversione di due bombardieri B-36 per la propulsione nucleare. La prima operazione di un motore aeronautico nucleare si verificò nel 1956. I laboratori nazionali degli Stati Uniti, una serie di strutture che iniziarono il programma d’urto per costruire le armi atomiche, il  Manhattan Project, erano parte integrante del programma. L’Oak Ridge National Laboratory, che venne avviato quando si sciolse la Commissione per l’Energia Atomica degli USA, svolse gran parte del lavoro di ricerca. Gran parte del test venne svolto in quello che ora è l’Idaho National Laboratory, dove oggi due motori per aerei nucleari sono esposti al pubblico ed è anche rimasto un hangar gigantesco, costruito per gli aerei nucleari. La General Electric fu il principale contraente.

Il piano dei bombardieri a propulsione nucleare venne finalmente affondato a causa del problema causato dalla pesante schermatura in piombo per proteggere l’equipaggio dalle radiazioni e, come l’allora Segretario alla Difesa Robert McNamara disse al Congresso nel 1961, un aereo atomico “espellerebbe nell’atmosfera una parte delle sostanze radioattive prodotte dalla fissione, creando un importante problema di pubbliche relazioni, se non un pericolo fisico reale.”

Un programma successivo che collegò l’energia nucleare e le armi fu il programma Star Wars del presidente Ronald Reagan. Venne “predicato”, osserva Gagnon, “il nucleare nello spazio“. Reattori e anche un “Super RTG” vennero costruiti dalla General Electric, per fornire l’energia a piattaforme orbitanti da combattimento dotate di laser, cannoni iperveloci e armi a fascio di particelle.

Nel mio libro, The Wrong Stuff: The Space Program’s Nuclear Threat to Our Planet e nel documentario TV, Nukes in Space: The Nuclearization and Weaponization of the Heavens, ho notato la dichiarazione del 1988 del tenente generale James Abramson, primo capo della Strategic Defense Initiative, che “senza reattori in orbita [vi] sarà necessità di un lungo, lungo cavo elettrico che scenda sulla superficie della Terra” per alimentarli. Aveva affermato: “Il mancato sviluppo dell’energia nucleare nello spazio potrebbe paralizzare gli sforzi per implementare sensori anti-missili e armi in orbita.”

Per quanto riguarda i razzi a propulsione nucleare, gli Stati Uniti hanno una lunga storia di tentativi di realizzazione a partire dagli anni ’50. C’era un programma chiamato Nuclear Engine for  Rocket Vehicle Application o NERVA, seguiti dai progetti Plutone, Rover e Poodle (barboncino). E negli anni ’80, il razzo a propulsione nucleare Timberwind venne sviluppato per inviare carichi pesanti per Star Wars e anche per dei viaggi su Marte. Più di recente, il programma Prometeo per costruire razzi a propulsione nucleare, venne iniziato dalla NASA nel 2003. Nel corso degli anni ci sono state grandi preoccupazioni sulla possibile esplosione di un missile nucleare al lancio o un suo schianto sulla Terra.

L’Unione Sovietica, la Russia, ha condotto un programma spaziale nucleare parallelo, per satelliti a propulsione nucleare, lo sviluppo di un bombardiere nucleare e di missili a propulsione nucleare.

Ora, nel frattempo, l’energia nucleare sopra le nostre teste, viene indicato come necessaria.
La NASA ha continuato a usare gli RTG alimentati da Plutonio-238 su sonde spaziali, affermando che non c’era altra scelta. Ma l’anno scorso ha lanciato la sonda spaziale Juno che ora viaggia verso Giove – che per alimentare tutti i suoi sistemi di bordo, utilizza solo pannelli solari fotovoltaici.  Arriverà nel 2016 e farà 32 orbite attorno a Giove ed eseguirà una serie di missioni scientifiche. La NASA ha dichiarato la settimana scorsa, sul suo sito web, che Juno:il 4 aprile sarà approssimativamente a 209 milioni di chilometri dalla Terra … La sonda Juno è in ottima salute.” Questo nonostante la NASA sostenga da decenni che solo l’energia nucleare sia in grado di fornire energia elettrica a bordo, nello spazio profondo.

Allo stesso modo, l’Agenzia spaziale europea ha varato nel 2004 una sonda spaziale chiamata Rosetta, che utilizza l’energia solare piuttosto che l’energia nucleare, per avere energia elettrica a bordo. Dovrà incontrare nel 2014 la cometa 67P/Churjumov-Gerasimenko e inviarvi un lander per analizzarne la superficie. A quel punto sarà a 500 milioni di miglia dal Sole, una piccola pallina nel cielo a quella distanza, ma Rosetta raccoglierà ancora l’energia solare .

Come  propulsione spaziale, una fonte di energia molto promettente sono le particelle ionizzate nello spazio, che possono essere utilizzate nell’ambiente senza attrito chiamato vela solare.

Nel maggio 2010, l’Exploration Agency del Giappone ha lanciato un veicolo spaziale sperimentale, Ikaros, che sette mesi più tardi ha raggiunto Venere, spinto solo dalla sua vela solare. La Planetary Society sta preparando una missione simile, utilizzando un veicolo spaziale di nome LightSail-1 (Vela di luce) alimentato da vele solari e pianifica due voli più ambiziosi per LightSail-2 e LightSail-3.

Queste missioni non minacciano la vita sulla Terra, come invece fa l’uso della propulsione nucleare. E le minacce della propulsione nucleare possono essere enormi. Ad esempio, si consideri la proiezione nella Final Environmental Impact Statement for the Cassini Mission della NASA, sugli impatti possibili se ci fosse un “rientro accidentale” di Cassini nell’atmosfera terrestre, durante una delle sue due “flyby”, slanci attorno alla Terra, ma a poche centinaia di miglia di quota, per aumentare la sua velocità in modo da poter raggiungere Saturno. Se cadesse sulla Terra, si dissolverebbe nell’atmosfera ed i suoi 72,3 chilogrammi di Plutonio-238 verrebbero dispersi, “5 miliardi … della popolazione mondiale … potrebbero ricevere il 99 per cento o più della esposizione alle radiazioni“, prevedeva la NASA.

Inoltre, anche la produzione di combustibile nucleare sulla Terra per l’uso nello spazio o nell’atmosfera, per droni, costituisce un pericolo. Le strutture che sono state utilizzate in precedenza dagli Stati Uniti per la produzione di Plutonio-238, i Los Alamos National Laboratory e i Mound Laboratory, sono divenuti ricettacoli della contaminazione dei lavoratori e dell’inquinamento radioattivo.

James Powell, direttore esecutivo dell’organizzazione Keep Yellowstone Nuclear Free, che si è opposto al riavvio della produzione di Plutonio-238 nel vicino Idaho National Laboratory, commenta:  “A parte il pericolo incombente di ordigni nucleari sulla Terra, dobbiamo anche renderci conto che il materiale nucleare deve essere prodotto nei nostri cortili con reattori nucleari degli anni ’60 e poi trasportato avanti e indietro da [Oak Ridge National Laboratory in] Tennessee all’Idaho. Ogni singola parte di questo processo ci interessa”.

Karl Grossman, professore di giornalismo presso la State University di New York / College di Old Westbury, è l’autore di The Wrong Stuff: The Space Program’s Nuclear Threat To Our Planet (Common Courage Press), e scrittore e narratore del documentario TV, Nukes In Space: The Nuclearization and Weaponization of the Heavens (EnviroVideo).

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora


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