Ammettiamolo senza pudori: la saga pseudo erotico intellettuale di E.L.James sulle molteplici sfumature dell’erotismo è divenuto un fenomeno di costume e un argomento di conversazione da salotti buoni.
Ma in realtà cosa rimane di un pugno di mail piccanti, se non l’idea di una occasione perduta? Il bello è che, prima dell’immancabile trasposizione cinematografica statunitense, arriva nelle sale una proposta tutta italiana che rovescia la trilogia americana e puntella, in maniera solida, i cardini veri dell’erotismo. Tratto dall’omonimo romanzo scritto dalla regista, Francesca Muci, e sceneggiato da Gianni Romoli, L’amore imperfetto si candida a diventare un piccolo grande caso della stagione. La storia è semplice e lineare nel tratteggiare il ritratto di una donna, della sua repressione sessuale e della scoperta di un nuovo eros, anche se non canonico, quindi, “imperfetto”.
Elena è una trentacinquenne con un passato sentimentale turbolento, che si trova protagonista dell’attenzione erotico sentimentale di due persone: Adriana, giovane lolita diciottenne, ed Ettore, cinquantenne fascinoso. L’incontro con queste figure agli antipodi conduce Elena ad un rigeneramento del proprio se. Alla sua prima prova registica, la Muci affronta con impeto e coraggio una materia scottante e difficile, ovvero mostrare le sfaccettature intime dell’erotismo senza cadere nella facile escamotage di un quadro voyesristico e nell’ingenuità della sua prima volta. Si può mai catalogare l’erotismo? Si può mai stabilire cosa sia giusto? Queste domande non trovano per fortuna nessuna risposta, ma solo la spinta verso un profondo desiderio di vivere l’emozione e non sovrastarla.
Supportata da una scrittura raffinata e, al tempo stesso, trasgressiva, del sempre bravo Gianni Romoli (lo smascheramento al ristorante è pura cinefilia), la pellicola si eleva grazie alle brillanti performance di un poker di attori all’altezza della situazione. Se Anna Foglietta ha dimostrato ulteriormente di saper padroneggiare con maestria la commedia ed il dramma, candidandosi a divenire non più un attrice emergente ma una certezza, stupisce positivamente la performance della giovane Lorena Cacciatore, perfetta per il ruolo scomodo e tenero di una ragazzina desiderosa dell’attenzione. Giusti e puntuali sono poi gli altri protagonisti: Camilla Filippi, Giulio Berrutti e Bruno Wolckwich. Coraggiosa ed intelligente la scelta dei produttori Gianni Romoli e Tilde Corsi di investire in un opera inusuale e, in parte di genere, come questa dove l’erotismo va a braccetto con il sentimento, senza pudori.
“A cura di Katya Marletta con la collaborazione di Gabriele Marcello“