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Speciale Cinquanta Sfumature di Fenice - IL PIACERE SECONDO FENICE

Creato il 08 novembre 2012 da Lafenice

Speciale Cinquanta Sfumature di Fenice - IL PIACERE SECONDO FENICE

Settimana prossima vi proporrò la recensione di una nuova sfumatura, "Per il tuo Piacere". Nel frattempo vi va di leggere la versione Feniciana di questo racconto? Almeno di una sua parte..

Speciale Cinquanta Sfumature di Fenice - IL PIACERE SECONDO FENICE

[...]<<Tu mi vuoi, vuoi quello che accadrà tra di noi.. tu mi desideri >> " ma veramente volevo farmi una doccia. Sai com'è ho un lavoro, una vita, un capo stronzo a cui non va mai bene nulla e che mi fa sgobbare come una schiava. Detto fra noi, l'aroma della mia soffice e velluta pelle, non ricorda propriamente quello delle rose..." pensai, mentre la schiena vibrava con violenza al pensiero dell'altissimo livello di ribrezzo che il mio capo riusciva sempre a suscitare in me.

<< No >>. Il diniego fu automatico ma insincero e lui lo capì: dopotutto, avevo soltanto bisogno di farmi una doccia. Sul dopo avremmo ancora potuto organizzarci.

Cercai di voltarmi verso di lui, avevo bisogno di spiegargli che la macchia nera che vedeva nella zona delle mie ascelle non era una particolare fantasia della mia camicetta Gucci ma l'alone primitivo del mio sudore, quando il palmo della sua mano sulla schiena mi fermò.

<< No. Stai dove sei. >> No ma dico io, per chi mi hai preso, per il tuo cane? Ma senti sto burino tatuato, non ho avuto abbastanza ordini per tutto il santo giorno, ma scherzi? Ebbene, per quale strana ragione, anche davanti al dannato uscio della mia altrettanto dannata casa deve arrivare il fenomeno di turno a dirmi cosa devo e non devo fare?

Sentii che abbassava la mano fino alla parte finale della mia schiena, appena sopra il sedere. Toccò con la punta delle dita l'incavo che avevo laggiù, nel retro della zona in cui non batte il sole, ed il mio stomaco brontolò. Con furore, di fame. Non avevo bisogno soltanto di una doccia, ma anche di cibo. Pregai in silenzio affinché non avesse percepito quello strano rumore.

<< Piegatevi in avanti e appoggiate le mani alla porta, Miss Jenkins >>. Ma guarda un po' cosa mi tocca fare. Santa Mariangela da Domodossola, fai che duri poco. Ho da fare. Ma aspetta un minuto: il vicino conosce il mio cognome?

Speciale Cinquanta Sfumature di Fenice - IL PIACERE SECONDO FENICE

<< Come sai il mio cognome?>> Mi fece piegare ulteriormente in avanti, come se la mia schiena non ne avesse ancora sopportate abbastanza: strinse le dita attorno ai miei polsi, sollevò le mie mani e le posò sulla fresca superficie metallica della porta. " Dio, te ne prego, se ci sei e non hai nulla da fare, fai che non avverta il forte odore di morte emanato dalla mia ascella - soprattutto quella sinistra! ".

<< ero curioso, così l'ho scoperto. Sorpresa? >> Beh direi che hai la tua solita fortuna Callie, proprio un ottimo lavoro. Anche il pervertito ficcanaso dovevi scovare? Ma che fai, te li cerchi con il lanternino? Sono proprio fiera di te, scelta a dir poco splendida. Un applauso, complimenti.

Riuscì appena ad annuire, che mi ritrovai senza più la gonna a proteggere i miei fianchi. Il vicino, in un raptus di desiderio animalesco ed incontenibile, inserì, con fare a dir poco chirurgico, un ginocchio tra i miei e mi aprì le gambe. " Callie, abbiamo un problema" pensai " che succede se arriva la nonna a portarti la torta di mele che come ogni venerdì ti prepara con tanto amore e ti trova, deretano al vento, posizionata ad angolo retto davanti la porta di casa con il vicino alle spalle? ". Dovevo impedirgli di denudarmi davanti all'ingresso di casa mia, sotto la luce abbagliante del faro anti ladro che mio padre, pieno di premure, mi aveva installato soltanto la settimana prima, davanti alla telecamera a circuito chiuso, posta proprio alle mie spalle, che trasmette in diretta alla centrale di polizia della contea di Springfield...

<< No, fermati!! >> gridai, pensando allo spettacolo porno che stavo gratuitamente offrendo alla contea intera.

La sua morbida risata mi scivolò addosso come seta. << Credevo che ti piacesse. Credevo che ti piacesse essere guardata. E ti piace anche guardare me >>. Ecco, beccata, super figura da idiota - e non soltanto - appena fatta. Ma come mi è potuto saltare in testa di stendermi sulla sdraio in giardino, in costume da bagno alle dieci di sera, strapparmi di dosso le mutande in preda al fuoco della fame, rimanere quindi con la gina al vento, circondata dal vociare di grilli impiccioni e dalle morbide ed intriganti tenebre di quella calda notte di mezza estate?


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