Cari amici di Diario,
in occasione dell'uscita dell'ultimo dvd della serie di Harry Potter - Harry Potter e i Doni della Morte parte II - noi di Diario abbiamo pensato di dedicare uno speciale a questo personaggio così amato e al mondo che J.K.Rowling ha creato attorno a lui. Poiché non si tratta solo di libri fantasy, come alcuni potrebbero frettolosamente liquidarla, ma di una serie di storie che hanno rivoluzionato il mondo di intendere il fantasy e la scrittura.
A fare da madrina a questo speciale, abbiamo chiamato una scrittrice che ha legato la sua storia professionale e umana a Harry Potter e che, grazie alle sue fan Fiction, ha ottenuto una notorietà incredibile, consacrata poi dalla sua, di saga: parlo di Virginia De Winter e del suo Black Friars. Conosciuta su EPF come Savannah, è una delle regine di questo "mondo a parte", che prende le mosse dal canon per creare e sviluppare un mondo "a latere" che ben si concilia con Potterverse.
Quando con lo sguardo mi soffermo sui libri di Harry Potter, mi dico che cederei volentieri giorni di memoria per avere l’emozione di rileggerli da capo; se penso ai film la prima immagine che mi viene in mente è quella di un bambino felice che salta in mezzo a una pioggia di lettere che scendono su di lui danzando: il suo sorriso, la sua gioia, la rabbia degli adulti che, intorno, lo guardano impotenti, senza speranza di capire.
Hogwarts, insieme a Harry, è stata quella meta da raggiungere, un posto nostro in cui tornare, un mondo in cui riconoscersi; quel qualcosa che abbiamo sempre saputo dovesse esistere oltre i muri ingannevoli di questa realtà, se soltanto avessimo avuto abbastanza magia per coglierne i segni. La scuola in cui vivere ed educare il nostro talento, in un luogo in cui altri avrebbero visto solo rovine, il vicolo dei negozi di incantesimi e serragli stregati dietro un comune muro di mattoni che avesse il potere di chiudere, dietro di noi, il rumore del traffico di tutti i giorni. Il mistero e la sicurezza, poi la paura e il coraggio, che ti accompagnano fino al momento di essere al fianco di Harry, per l’ultima volta, per difendere la casa che fino a quel momento lo aveva protetto. Seguirlo mentre abbandona dietro di sé tutto ciò che è facile e poi lasciarsi tenere per mano fino all’ultimo istante. Si spegne l’ultima luce sull’epilogo, ma, per fortuna, c’è quella fila di libri sullo scaffale, che aspetta soltanto un tocco per spalancare tutta la sua magia ancora una volta.
Personalmente, condivido ogni parola scritta da Miss V. Harry Potter è entrato nella mia vita in un momento particolarmente difficile e con la sua forza, il suo coraggio ma ha aiutato a superare quella crisi che mi stava abbattendo. So che lo stesso è accaduto per molti Potteriani convinti.
La saga è composta da sette volumi, più due libri strettamente legati al Potterverse: le Fiabe di Beda il Bardo e Animali Fantastici, tutti editi da Salani che, da poco ha messo in commercio una nuova edizione riveduta e corretta in formato economico. Ecco i titoli: 1. Harry Potter e la Pietra Filosofale (11 anni - 1° anno di Hogwarts) 2. Harry Potter e la camera dei Segreti (12 anni - 2° anno di Hogwarts) 3. Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban (13 anni - 3° anno di Hogwarts) 4. Harry Potter e il calice di Fuoco (14 anni - 4° anno di Hogwarts) 5. Harry Potter e l'Ordine della Fenice (15 anni -5° anno di Hogwarts) 6. Harry Potter e il Principe Mezzosangue (16 anni - 6° anno di Hogwarts) 7. Harry Potter e i Doni della Morte (17 anni - in fuga per la ricerca degli Horcrux e battaglia finale di Hogwarts)
Ma qual è la vera grandezza della saga di J.K.Rowling?
Harry Potter è divenuta una figura iconografica del nostro tempo. Lontano dalla tenerezza zuccherosa e sbrilluccicante di Twilight - cui spesso è accostato da certa critica - Harry vive sospeso a metà tra il nostro mondo e quello della magia. Un vivere che lo porta a fare scelte difficili e complicate, sin dalle prime pagine. Sin dalla scelta della Casa dell'Accademia di Magia e Stregoneria di Hogwarts in cui sarà inserito, Gryffindor, in opposizione a quella dei Slytherin, di cui il ragazzino ha numerose caratteristiche, come la determinazione e il disprezzo per le regole.
La Rowling non ha creato "solo" una saga: ha creato un mondo dotato di proprie regole, coerenza, forza e background. E' un castello che non crolla togliendo un mattone, perché ha un impianto solido, in cui i personaggi con le loro debolezze e la loro "magica umanità" riescono a sopravvivere in tempi durissimi. A mio avviso, solo un altro autore è stato in grado di creare un mondo altrettanto solido e coerente: Tolkien. E tutti sappiamo l'influenza che Tolkien e la sua Trilogia dell'Anello ha avuto nel mondo della letteratura moderna. Ancora non siamo in grado di renderci conto di quanto forte è stato l'impatto di Harry Potter nel mondo del fantastico: siamo troppo vicini, sia per tempo che per emozioni. Ma tra alcuni anni, ci si renderà conto che J.K. Rowling ha scardinato le regole per creare nuovi canoni di interpretazione della realtà all'interno di un testo letterario e fantastico. Harry Potter può esser ormai dichiarato a giusto titolo un classico della letteratura per ragazzi, ma non solo. Perché la bellezza, la forza espressiva e le tematiche che sottendono alle storie sono molto più impegnative e complesse di quanto possa apparire a uno sguardo superficiale.
Harry Potter inizia con uno stile ingenuo, quasi infantile: il primo volume, La pietra Filosofale, è semplice, ma già si percepiscono in nuce i germi della sua epicità. Harry viene presentato come un ragazzino che ha già affrontato delle brutture nella sua esistenza, dalla perdita dei genitori al clima di rifiuto della famiglia della zia Petunia, sorella gelosa delle capacità magiche di Lily Potter. Il ragazzino sa già cosa significa non aver nessuno su cui contare e la prima cosa che scopre, giungendo a Hogwarts, è il calore dell'amicizia.
Dalla sua parte due outsider del mondo dei maghi: Ron Weasley, membro della stramba famiglia Weasley, e Hermione Granger, l'intelligente strega, figlia di due umani privi di poteri magici. Sceglierà di condividere con loro le sue scoperte e la vita nell'avita accademia per maghi e streghe, Hogwarts. L'unico luogo in cui Harry si sentirà davvero a casa. Harry è speciale, ma non avrebbe mai voluto esserlo. E' sopravvissuto alla maledizione senza perdono che ha ucciso i suoi genitori, sopratutto sua madre. Lily Potter ha fatto da scudo al figlioletto per salvargli la vita, dandogli così una protezione antica e potente: l'amore. Questi sono i fili che, in controluce, saranno sempre presenti in tutti e sette i romanzi: la potenza dell'amore e dell'amicizia, la forza di scegliere non ciò che è facile ma ciò che è giusto, il coraggio di non rassegnarsi al proprio destino. Tali valori rappresentano la vera grandezza di Harry Potter. Al di là delle critiche (spesso pretestuose e provenienti da persone che non hanno mai letto i libri) mosse a questa saga, i libri della Rowling sono profondamente intrisi di valori positivi e legati al cristianesimo. Amicizia, amore, spirito di sacrificio, altruismo, coraggio sono descritti in giustapposizione con disvalori quali la superbia, l'avidità, la smania di potere, il razzismo e la crudeltà gratuita. I maghi di Harry Potter sono dotati di capacità fuori dal comune, hanno una formazione culturale ben diversa da quella umana e vivono in un mondo che si sovrappone a quello umano, ma le loro emozioni non sono differenti dalle nostre. Questa è un'altra delle grandi doti della Rowling: aver creato personaggi coerenti, credibili e umani, con sentimenti che ciascuno di noi ha provato, in cui è facile identificarsi. Le loro emozioni sono condivisibili: pensiamo alla reazione furiosa di Ron nel Calice di Fuoco - episodio nodale della saga - o alla rabbia gelosa di Hermione nel Principe Mezzosangue o, ancora, alla paura di Harry, alla sua solitudine intima e profonda che alla fine diviene una sorta di scelta necessaria per impedire che altre persone a lui care possano morire per difenderlo.
Quanto detto fino ad ora non vale unicamente per i personaggi o le situazioni. Anche gli scenari hanno una loro forte credibilità. J.K.Rowling ha attinto profondamente al suo bagaglio esperienziale e culturale per creare il Potterverse. Si potrebbe dire che i volumi hanno un'anima squisitamente British, che però ha saputo conquistare il mondo intero con il suo fascino. Un paio di esempi: esclusivamente all'interno di Eton viene giocato un gioco con palla e mazze, in un grande spazio aperto alle spalle degli edifici del College a cui possono giocare solo gli studenti (non vi ricorda un po' il Quiddich?); talvolta le università e i college inglesi di antica fondazione hanno scale di legno che avevano la caratteristica di poter essere spostate per impedire agli studenti di fuggire dalle lezioni o durante la notte (come accade nell'Università di Durham) e le aule usate sono dotate di scranni di legno; le divise sono tutt'oggi obbligatorie sia nelle università che nei college di tradizione e sono previste le figure dei capiscuola; la sala comune, in cui si svolgono quotidianamente pranzi, cene e riunione degli studenti e degli insegnanti è un must in ogni istituzione scolastica con un paio di secoli di tradizione. E poi ancora, Diagon Alley, con il suo selciato sconnesso e i vicoli misteriosi che si aprono sui lati, ricorda molto, ma molto da vicino il Royal mile di Edimburgo con i suoi close.
A conferma di ciò, basti pensare che la sala comune di Hogwarts ripresa nei film è la sala comune del Christchurch college di Oxford, così come lo è la torre campanaria, mentre le riprese interne dei corridoi e del porticato con il giardino sono state girate nella Cattedrale di Gloucester, sede di un antico convento di monaci amanuensi dismesso durante il regno di Enrico VIII. E la biblioteca, dulcis in fundo, esiste davvero: è la Bodleian library, sempre di Oxford.
La storia di Harry è data dallo scontro e dalla progressiva presa di coscienza del suo ruolo nel mondo dei maghi: progressivamente i toni fiabeschi vengono sostituiti da un ritmo narrativo serrato e da uno stile vivido e ricco, incalzante e pieno di forza. L'atmosfera ovattata dei primi volumi diviene sempre più rarefatta, fino a sparire del tutto per lasciare posto a una sensazione opprimente e drammatica di redde rationem che raggiunge il culmine nell'ultimo volume, pieno di oscurità, morti e angoscia.
Da semplice ragazzino, egli diviene il simbolo di una ribellione verso un regime di terrore e paura imposto con la violenza e la tortura, negato dalle autorità costituite. In questo lungo cammino interiore e umano - la storia si dipana dagli undici ai diciotto anni di Harry - il protagonista si confronterà con Voldemort, il mago oscuro che ha ucciso i suoi genitori e che lui ha indirettamente sconfitto, rivolgendogli contro la maledizione mortale che questi gli aveva lanciato. Unico segno di quella notte terribile, una cicatrice a forma di saetta sulla fronte. Harry non vuole scontrarsi con lui, ma non può farne a meno. Ciò che all'inizio sembra una sorta di destino ineluttabile, diviene una scelta: agire in prima persona per qualcosa in cui si crede, qualcosa di giusto, per cui val la pena lottare, così come hanno fatto gli appartenenti all'ordine della Fenice prima, e i membri dell'esercito di Silente, dopo. Harry è un personaggio profondamente positivo e, sebbene sia spesso roso da dubbi e incertezze, egli riesce a trovare la forza di superare i propri limiti e affrontare i propri timori. Come si dice in un brano de Il Prigioniero di Azkaban, egli ha paura della paura, perché sa che è ciò che davvero può fermarlo. Ma sa andare oltre, perché c'è qualcosa di più forte della morte e della paura: l'affetto, l'amicizia, l'amore.
In questo cammino spirituale, troviamo la guida di alcune figure, prima fra tutte, Albus Dumbledore, Albus Silente in italiano. Personalmente, ritengo questa figura l'esempio massimo della bravura della Rowling, poiché ha creato un personaggio che è grande e potente come i maghi della tradizione fantasy anglosassone e, nel contempo, è profondamente fragile e debole, così come dimostra il finale de I Doni della morte. Dumbledore è un uomo che rappresenta la saggezza, ma non la infonde in Harry: lascia che siano lui e i suoi amici a scoprirla e a viverla, facendola propria attraverso esperienze dolorose, fino al viaggio estenuante che li porta alla ricerca degli Horcrux.
J.K. Rowling si inserisce a pieno titolo nel patrimonio culturale anglosassone ed europeo, poiché è riuscita a creare un universo che si lega perfettamente alla nostra realtà. Elfi, creature magiche e incantesimi possono convivere con il nostro mondo, sembra dirci. Solo che noi babbani non siamo in grado di vederli. Ma Harry Potter è sopratutto un romanzo di formazione, e credo che questa sia la definizione più calzante, piuttosto che quella di "romanzi fantasy". I protagonisti iniziano il loro cammino da bambini, insieme. Sono tre ragazzini svegli, ma, tutto sommato, solo dei ragazzi che ancora si confrontano su aspetti limitati della propria vita: il quiddich, le scaramucce tra appartenenti alle diverse case, i compiti.
C'è un momento ben preciso in cui Harry, Ron ed Hermione comprenderanno che la loro vita sta per cambiare per sempre. Si presagisce qualcosa ne Il Prigioniero di Azkaban, nel momento in cui i tre ragazzi affrontano per la prima volta la violenza che ha sconvolto il mondo dei maghi, ma raggiunge il suo apice nel finale del Il Calice di Fuoco. Quello è il momento della svolta, il momento della perdita dell'innocenza: Voldemort - Colui-che-non-deve-essere-nominato - torna in vita con un corpo fisico. Il Male esiste ed è reale, non è più un'entità metafisica: è una minaccia concreta. E i protagonisti comprenderanno che il male è parte della propria vita, ma che può essere combattuto e affrontato. Anche la presenza dell'Horcrux all'interno di Harry rappresenta un'allegoria: il male è dentro di noi, ma ciascuno può rifiutarlo, può scegliere di essere diverso.
La concezione del male in HP diviene forte proprio da Il Calice di Fuoco in poi: il male è un morbo strisciante, che offusca lo sguardo delle persone. Il male è l'avidità, è il razzismo - pensiamo alla mania di Voldemort e dei Mangiamorte per eliminare i mezzosangue - è la sete di potere. Il male, nel caso di Voldemort è un'ossessione di immortalità impossibile da ottenere. E se da una parte, i ragazzi cominciano a sperimentare le prime emozioni e i batticuori, dall'altra, Harry comprende quanto sia dura per lui dover vivere guardandosi alle spalle, sempre più solo e osteggiato. In questo volume, a mio avviso, cresce anche lo stile e la scrittura dell'Autrice. La Rowling, da Il Calice di Fuoco in poi, diviene davvero grande e la sua prosa fluida e insieme densa, capace di conquista e avvince sino alla corsa finale de I Doni della Morte.
Alla fine si capisce che lo scontro tra Harry e Voldemort non è un duello personale, ma tra due modi di concepire la vita e la magia: fino all'ultimo Voldemort non comprenderà che la magia antica che protegge Harry, l'amore, è l'unica che può garantire la vera forza. I due schieramenti che si raggruppano attorno a Harry e al Signore Oscuro sono portatori di una scala di valori che appare diversificata. Anche in questo la Rowling è stata maestra: nessuna cesura netta, ma molte zone d'ombra. C'è l'ammirazione di Ollivander, il costruttore di bacchette, per le magie di Voldemort, sebbene egli non ne sia un seguace; c'è la tracotanza di Lucius Malfoy, che si trasforma rapidamente in un pavido servilismo; c'è la pochezza di Draco, che da Serpeverde maligna diviene solo un piccolo servo nelle mani di Voldemort, troppo spaventato per agire autonomamente, e troppo vigliacco per ribellarsi; c'è la follia di Bellatrix e il coraggio disperato di Narcissa, una madre prima di tutto; poi ancora, la presa di coscienza tardiva di Percy Weasley, troppo accecato dell'interesse personale per comprendere ciò che stava accadendo; l'untuoso professor Lumacorno, incapace di prendere posizione contro il male. E infine c'è Piton, altro personaggio-capolavoro: la nemesi di Harry, il suo nemico e insieme la sua ombra fedele. La prova più forte che l'amore può vincere davvero la morte.
Questi personaggi secondari rappresentano una delle chiavi di lettura più interessanti del Potterverse poiché dimostrano con sorprendente chiarezza come non ci si trovi dinanzi a una manichea divisione tra bianco e nero, ma che gli esseri viventi, maghi e babbani, sono capaci di azioni coraggiose e spregevoli. Perché sono le azioni, e non le profezie o il destino a rendere le persone meritevoli di stima. E' questa la vera grandezza della Rowling, ciò che la consegnerà alla storia della letteratura del XX secolo: la sua capacità di leggere attraverso l'animo umano con una storia in cui fantasia e realtà camminano insieme.