Dalla pasta al libro, un passo veramente breve.
In occasione della mostra «Il Romanzo della Pasta Italiana», che verrà inaugurata venerdì 28 novembre alle ore 18.00, nei locali dell’Associazione Dictinne Bobok di Palermo, il libro dell’autore Nunzio Russo, La voce del maestrale, verrà presentato come filo conduttore di una grande tradizione culturale italiana. In questa intervista, condotta da Maria Grazia D’Agostino, l’autore svela le sue origini imprenditoriali e la sua fine conoscenza di un argomento che non è solo culinario, ma anche profondamente culturale. La pasta, alimento apparentemente fine a se stesso, in realtà ha sottolineato la storia italiana dal dopo guerra a oggi, attestandosi come metro di misura di quelli che sono diventati dei cambiamenti importanti negli usi e nei costumi nostrani.
Nunzio Russo (Palermo 1960), discende da antichi produttori di pasta alimentare siciliana. Secondo la rigida tradizione familiare, appena adolescente si accosta all’attività imprenditoriale paterna. Oggi è un libero professionista, da volontario raccoglie testi antichi e classici trasferendoli su supporto elettronico a vantaggio delle future generazioni e si occupa di comunicazione ed editoria per il sindacato degli agenti immobiliari italiani. Ha due grandi passioni: la Sicilia e l’Africa. Il suo blog è www.nunziorusso.it
- Conosciamo tutti che cosa è la “pasta” ma quale è il suo valore simbolico, oltre che nutrizionale, secondo lei che discende da antichi produttori di pasta alimentare?
È l’allegria del giorno di festa, della domenica e della tavola imbandita, ma non soltanto. Rappresenta l’unità della famiglia e i suoi sacri valori. Tocca ai nutrizionisti spiegare i benefici di quest’antico alimento. Mi limito ad affermare come la pasta è un cibo naturale e ricco di nutrienti, ottenuto dalla macinazione del grano con aggiunta di acqua. È Regina della Dieta Mediterranea, patrimonio culturale immateriale dell’umanità, Unesco 2010.
- La pasta è nata in Sicilia, intorno al 1154, e il suo luogo d’origine è Termini Imerese. Il primato lo rivendica da molto tempo la vicina Trabia. Come stanno le cose?
Al Idrisi, il geografo arabo del Re Ruggero II di Sicilia, scrive di una pasta tirata a fili sottili e chiamata Yttriyya in un tomo del suo “Sollazzo di chi si diverte a girare il mondo” del 1154 circa. Al Idrisi asserisce, in effetti, di Trabia e individua anche la zona che è, in verità – oggi come ieri -, nel territorio di Termini Imerese. All’epoca dei fatti la città non aveva l’attuale espansione, sebbene il territorio fosse molto vasto. Tutto qui. Possiamo quindi sostenere che la pasta è nata a Termini Imerese, ma vicinissimo alla cara – nel mio animo – Trabia.
- Il «romanzo della pasta italiana» è il titolo della mostra e si presenta come una raccolta di immagini e documenti originali che raccontano la storia di questo alimento. Il libro «La Voce del maestrale», recente vincitore del Premio Elmo 2014, presentato nella mostra, è invece un “cartaceo” che racconta la saga di una famiglia di pastai siciliani. Perché un “romanzo su pasta e pastai”?
Il romanzo è anche in edizione ebook e distribuito dalla piattaforma Stealth sui maggiori store del mondo. Nasce dal desiderio di dare voce alla parte migliore di tutti noi, gente del sud. Uomini e donne che con la loro esistenza hanno lasciato un positivo messaggio alle nuove generazioni, di fatto dando il via all’agro industria e al Made in Italy più famoso. Nello stesso tempo i protagonisti vivono secondo personali ideali gli amori e le delusioni, i successi e le sconfitte. Sulle vicende scende come una colonna sonora La Voce del Maestrale, il grido di un popolo che conquista la libertà.
- Quando ha iniziato a interessarsi di tali documenti e come ha lavorato nel mettere tutto all’interno di un quadro logico?
Quando sono nato rappresentavo la quarta generazione di un’antica famiglia siciliana produttrice di pasta alimentare. Fare l’imprenditore era scelta obbligata, nonostante crescendo è maturato interesse per la scrittura e la ricerca. In estate, chiuse le scuole, mi davo da fare e lavoravo. In quel periodo, ho riscontrato tante utili rivelazioni nell’archivio storico del pastificio di famiglia, perché i primi documenti risalgono all’anno della fondazione nel 1875. “Il Romanzo della Pasta Italiana”, la mostra accompagnata da un power point, nasce dai due grandi amori della mia vita, da un lato la scrittura e dall’altro lo screening della storia della pasta. “La Voce del Maestrale”, giunta alla sua quarta edizione, è stata la prima opera di narrativa sull’epopea di questo prodotto unico e dei suoi luoghi d’origine. Qualcosa che il mondo intero invidia all’Italia.
- Nel percorso del suo lavoro documentario c’è stato un episodio particolarmente significativo che ha dato una connotazione particolare al romanzo?
Un progetto che ha toccato i miei sentimenti e durato circa due anni. Ne ha più volte scritto Il Resto del Carlino di Bologna. La mia famiglia, infatti, ha donato i più antichi documenti del Pastificio Russo all’Archivio Digitale Reggiane, tenuto dall’Università di Modena e Reggio Emilia, rendendolo fruibile a studenti e ricercatori. Le Officine Meccaniche Reggiane di Reggio Emilia erano i fornitori degli impianti con cui si produceva la materia prima della nostra pasta. È stata anche donata una macchina industriale, una pulitrice delle semole, costruita dalle Reggiane nel 1940 e tornata a casa dopo circa ottanta anni di produzione trascorsi in Sicilia. Oggi, l’apparecchiatura fa bella mostra di sé all’ingresso del Tecnopolo Reggiano dell’Unimore. Sono grato alla ditta Angelo Cascino & C. di Termini Imerese, per la generosa collaborazione alla riuscita di quest’idea.
a cura di Maria Grazia D’Agostino