Giovedì 24 Gennaio aprirà i battenti la 94° edizione del Macef, la fiera internazionale della casa e del design, che accoglie al suo interno una ricca sezione dedicata al bijou e al gioiello contemporaneo. Quattro giorni per scoprire quanto di più interessante offre il settore.
Ho deciso di darvi una piccola anteprima e di parlarvi di quelli che ritengo essere tra i designer e le realtà più interessanti.
Il primo post dello Speciale Macef 2013 è dedicato a Caracol di Eleonora Battaggia (in fiera la troverete al Pad 1 Stand M20 C).
Sono rimasta catturata dalla ricerca fatta su colori e volumi, combinazione che, in ogni gioiello dona un equilibrio di forme nonostante le soluzioni non convenzionali.
Quello proposto dalla designer é un gioiello “pulito” non solamente nel disegno ma anche nel concept: la scelta di utilizzare materiali di recupero da a questi l’opportunità di manifestarsi sotto una nuova luce e di vivere una nuova storia.
Ho voluto chiedere ad Eleonora di raccontarci il suo modo di interpretare il gioiello in questa breve intervista.
EZ: Eleonora, guardando le tue creazioni ci si rende conto che non si tratta semplicemente di gioielli ma di un vero e proprio progetto artistico. Qual è il concept di Caracol, come nasce e perchè la scelta di questo nome?
EB: Caracol nasce dalla necessità di essere coerente con le mie scelte di vita anche nella vita professionale. Nel mio percorso da orafa ho scoperto giorno dopo giorno di come questo settore (come tantissimi altri purtroppo) sia devastante per l’ambiente, a partire dalla fase di reperimento della materia prima sino alla produzione.
Con Caracol ho fatto una scelta diversa; intendo ridurre il più possibile l’impatto delle mie azioni, intendo raccontare quello che per me è importante e voglio comunicare che si può fare in modo diverso.
Ho scelto di dare il nome Caracol a tutto questo, perché Caracol significa chiocciola in spagnolo ed il segno grafico è una spirale: rappresenta la crescita senza fine ma anche il ritorno alle cose essenziali. Inoltre, El Caracol è l’osservatorio Maya di Chitzen Itza in Messico, il che mi affascina come tutto ciò che riguarda questo popolo e la sua terra.
Quello che cerco di produrre sono OrnaMenti nel senso primordiale del termine, non decorazioni fini a se stesse, ma ornamenti che portino significati e che comunichino qualcosa di chi li ha realizzati e di chi li indossa.
EZ: Quello che mi colpisce di più delle tue creazioni è lo studio suoi volumi e sui colori. Come progetti e dai vita ad un tuo gioiello?
EB: I miei pezzi nascono sempre da un’idea e da una progettazione in cui cerco di mettere assieme il racconto con la parte tecnica. Schizzi a matita o a penna, studio dei colori e delle forme, poi ricerca dei materiali adatti, sperimentazioni e prove fino ad arrivare ad un punto in cui sento un’emozione, come un colpo al cuore, che mi dice che sono sulla strada giusta. Quello è il momento più bello da cui parte la realizzazione, la costruzione dell’oggetto fino ad arrivare alla conclusione solo quando mi pare di aver esaurito ogni aspetto.
EZ: Ogni tuo gioiello sembra raccontare una storia. Qual è il rapporto tra la creatività ed il mondo esterno? Come ti ispiri? Cosa ti ispira?
EB: Mi ispiro principalmente alla Natura nel senso di inizio e fine di tutto. Mi interessa la bellezza infinita di ogni forma della Natura stessa. E mi interessa il rapporto Uomo/Natura.
Caracol cerca di raccontare la distorsione tra amore e mancanza di rispetto, tra necessità e indifferenza che l’essere umano riserva ad ogni aspetto dell’ambiente in cui vive.
Utilizzare essenzialmente materiali di riciclo e recupero è un modo per raccontare questo, è rispetto per le risorse che non sono infinite. La creatività non ha bisogno di materiale nuovo di fabbrica per esprimersi, può trovare materia buona ovunque visto che ne sprechiamo in abbondanza.
Vi aspetto per il prossimo post dedicato al Macef 2013.Stay tuned!Erika Zacchello