"Latte, solfato e Alby Starvation" di Martin MillarTitolo originale: Milk, Sulphate and Alby Starvation (1987)Traduzione di Franco GarneroEditore: Baldini Castoldi Dalai editore (2004)pp. 177 - € 12,40Nel 1987, a Brixton, nasce un anti-eroe letterario: un pusher paranoico, cultore del raggae e dei fumetti Marvel, con un criceto come unico compagno. Il fatto che si stia parlando di un giovane adulto inglese nel pieno dell’era delle droghe sintetiche e dello squatting fa già il 20% del lavoro per rendere Alby Starvation un “morto di fame” accattivante. Un personaggio di culto a pieno titolo. Il libro si apre con una considerazione personale, che vale la pena citare: “Cristo santo che cazzo di rottame sono diventato”. Personalmente la inserisco tra i dieci migliori incipit della storia della letteratura. Alby è ricercato da una killer professionista, assoldata dal Monopolio del Latte per ucciderlo, dopo che, scoprendo di essere intollerante al latte come la maggior parte della popolazione inglese, Alby diventa la star per un giorno dei tabloid e mette in pericolo l’industria casearia della regina - che d’altro canto si serve di metodi non proprio ortodossi per sfamare i suoi sudditi. Questo è l’occhio del ciclone, che coinvolge parecchi altri personaggi interessanti: innanzitutto il Cinese, “alquanto misterioso, e non solo perchè è cinese”, alla ricerca di Alby Starvation come June, la killer professionista amante delle piante e della filosofia, che “fa l’assassino perchè molto discreta”. Poi Fran e Julie, che tra un concerto punk e l’altro trovano il tempo di essere amiche di Alby (ma forse è solo una questione di solfato). Fran e Julie contribuiscono alla condizione disperata del direttore del Big Value, in quanto esperte taccheggiatrici. Del resto, non si può mangiare granchè con il sussidio di disoccupazione. Ci sono poi due avversari, conosciuti e temuti in tutte le sale giochi di Brixton: uno è l’autista fedele del Cinese, Cheng; l’altro è il suo “rivale mortale”, Wu. Si sfidano ogni sera e rappresentano due approcci diversi al gioco: occidentale e orientale, gioco sporco e allenamento contro meditazione e pittura zen. E il professor Wing, alla ricerca di un’antica corona, che spera di trovare fingendosi un operaio e scavando nelle strade londinesi. E altri, minori ma autentici personaggi, tra i quali stavo dimenticando, in modo imperdonabile, Happy, il criceto di Alby. La colonna sonora è gracchiante, ha il suono sporco delle piastre di registrazione homemade; oltre ai pezzi dei The Fall e a qualche suono che ci si può immaginare provenga dalla chitarra scordata di Alby e dalla sua maldestra batteria elettronica, si respira aria di Ottanta, di emarginazione, di carta da parati strappata. Uno speed di elementi culto che vi farà sorridere.
Magazine Cultura
Speed Blues. Latte, solfato e Alby Starvation di Martin Millar
Creato il 18 giugno 2011 da Cristinapatregnani @CristinaOChrome
"Latte, solfato e Alby Starvation" di Martin MillarTitolo originale: Milk, Sulphate and Alby Starvation (1987)Traduzione di Franco GarneroEditore: Baldini Castoldi Dalai editore (2004)pp. 177 - € 12,40Nel 1987, a Brixton, nasce un anti-eroe letterario: un pusher paranoico, cultore del raggae e dei fumetti Marvel, con un criceto come unico compagno. Il fatto che si stia parlando di un giovane adulto inglese nel pieno dell’era delle droghe sintetiche e dello squatting fa già il 20% del lavoro per rendere Alby Starvation un “morto di fame” accattivante. Un personaggio di culto a pieno titolo. Il libro si apre con una considerazione personale, che vale la pena citare: “Cristo santo che cazzo di rottame sono diventato”. Personalmente la inserisco tra i dieci migliori incipit della storia della letteratura. Alby è ricercato da una killer professionista, assoldata dal Monopolio del Latte per ucciderlo, dopo che, scoprendo di essere intollerante al latte come la maggior parte della popolazione inglese, Alby diventa la star per un giorno dei tabloid e mette in pericolo l’industria casearia della regina - che d’altro canto si serve di metodi non proprio ortodossi per sfamare i suoi sudditi. Questo è l’occhio del ciclone, che coinvolge parecchi altri personaggi interessanti: innanzitutto il Cinese, “alquanto misterioso, e non solo perchè è cinese”, alla ricerca di Alby Starvation come June, la killer professionista amante delle piante e della filosofia, che “fa l’assassino perchè molto discreta”. Poi Fran e Julie, che tra un concerto punk e l’altro trovano il tempo di essere amiche di Alby (ma forse è solo una questione di solfato). Fran e Julie contribuiscono alla condizione disperata del direttore del Big Value, in quanto esperte taccheggiatrici. Del resto, non si può mangiare granchè con il sussidio di disoccupazione. Ci sono poi due avversari, conosciuti e temuti in tutte le sale giochi di Brixton: uno è l’autista fedele del Cinese, Cheng; l’altro è il suo “rivale mortale”, Wu. Si sfidano ogni sera e rappresentano due approcci diversi al gioco: occidentale e orientale, gioco sporco e allenamento contro meditazione e pittura zen. E il professor Wing, alla ricerca di un’antica corona, che spera di trovare fingendosi un operaio e scavando nelle strade londinesi. E altri, minori ma autentici personaggi, tra i quali stavo dimenticando, in modo imperdonabile, Happy, il criceto di Alby. La colonna sonora è gracchiante, ha il suono sporco delle piastre di registrazione homemade; oltre ai pezzi dei The Fall e a qualche suono che ci si può immaginare provenga dalla chitarra scordata di Alby e dalla sua maldestra batteria elettronica, si respira aria di Ottanta, di emarginazione, di carta da parati strappata. Uno speed di elementi culto che vi farà sorridere.
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