Sì, lo so, il titolo che ho scelto per questo esperimento culinario fa venire in mente una pellicola anni ’70 della premiata ditta Franco e Ciccio e non una pirotecnica sfida di cucina, ma questo è quello che mi era venuto in mente nell’infilare il grembiule… Vogliate scusarmi.
Bando alle ciance, comunque, siamo qui per lavorare. Lord Whirlpool, che ci crediate o meno, ha scelto i suoi fedeli BAF proprio per questo.
Dunque, qualche parola la devo spendere per l’impasto.
Ho cercato di tarare le dosi per due teglie tipo “Crisp”, quella prontamente suggerita dal display del mio Jet Chef. Più o meno, posso dirlo, le ho azzeccate. Vabbé, ho dovuto solo aggiungere un po’ di farina alla fine perché l’impasto risultava un po’ troppo molliccio, ma non facciamo i pignoli a tutti i costi, dai…
Eccole qui, comunque, se mai vi servissero: 300 ml d’acqua, 400 g abbondanti di farina, un po’ di lievito (a occhio, più o meno mezza bustina), un po’ di sale, un paio di cucchiaini d’olio d’oliva. Stop. Anzi, no: l’ingrediente segreto. Una bella cucchiaiata di Coca-Cola. Non so, effettivamente, se serve a qualcosa, ma siccome l’amico di un mio ex compagno di scuola che conosce di vista un pizzaiolo di Posillipo dice che è di fondamentale importanza, io la aggiungo sempre.
Una volta impastato il tutto – rigorosamente a mano, sia chiaro – e divisa la boccia in due (alla fine, a furia di aggiungi farina e sistema l’acqua mi è uscita più pasta del previsto…), ho provveduto a condire con quello che avevo in casa, cioè con passata di pomodoro, mozzarella, qualche oliva, due o tre straccetti di prosciutto cotto, un filo d’olio e un po’ di origano. Volevo aggiungere anche due o tre anellini di cipolla, ma poi ho lasciato perdere.
L’avventura, a questo punto, finisce qui. Delusi? Io no.
Qualche tic sulle rotelline per richiamare la funzione “Assisted chef” e per scegliere il piatto “pizza casalinga”. Al resto ha pensato il marchingegno di Lord Whirlpool. Forse sono stato solo fortunato, questo non lo so, ma la pizza – già al primo colpo – è uscita come piace a me. Né poco cotta, né troppo sbruciacchiata, insomma.Aggiungo un particolare di grande importanza: mentre mi spararavo giù per il gozzo le fettine della prima creazione a microonde, il forno ha cotto la seconda (che mi sono mangiato in due metà nei giorni seguenti, se proprio volete sapere tutto). La pizza tirata fuori dal frigo, a una cert’ora, ha sempre il suo fascino… Ma questo lo sapete anche voi, vero?
A questo piatto squisitamente mediterraneo, come vuole oramai la prassi, ho scelto di abbinare un Mazzotta del 2009. Un napoletano verace e di grande carattere.
Ugo Mazzotta – La stagione dei suicidi
Todaro – Pagg.250 – Euro 16,00
Il suicidio di una sconosciuta e il disegno di un “matto” su una panca del commissariato danno il via alla nuova indagine del buon Prisco, questa volta inquieto. Dubbi e difficoltà a raffica, come al solito, ma il poliziotto nato dalla penna di Ugo Mazzotta (ma lo sapete che si trova persino nelle domande del Trivial Pursuit?) riuscirà anche stavolta a scoprire le ragioni della morte della donna senza nome, ma anche il perché di altri fatti, accaduti in ambienti diversi, ma collegati al primo evento nero del romanzo. Bello, senza ombra di dubbio. Anzi, a proposito di ombra, datemi retta: portatevelo in spiaggia, sotto gli spicchi variopinti del vostro ombrellone. Mi ringrazierete del consiglio, giuro.